L’Europa delle contraddizioni.

 

da Salvatore Memoli (avvocato – giornalista – scrittore)

 

L’Europa vista da lontano non sembra una grande organizzazione politica, di quelle che, nei tempi nuovi, lasciano pensare a grandi potenze, realtà industriali e commerciali che possono invadere il mondo. L’Europa non da l’idea di un colosso politico che ha le carte in regola per dare segnali univoci a chi gli sta intorno e a chi vorrebbe contattarla. La guerra in Ucraina contro la Russia ha fatto emergere una comunità europea impreparata ad avere una direzione politica unica, capace di dettare alla scena mondiale una volontà incisiva di caratterizzare le sorti del conflitto. Al massimo l’Europa assume un tono di replicante alle decisioni americane, senza avere la capacità di correggere in meglio le stesse decisioni che testimoniano un interventismo di dubbia rilevanza, con scarse finalità di apportare alla causa Ucraina un appoggio ideale che non sia limitato alla consegna di armi.
Sulla scena internazionale si muovono protagonisti vecchi e nuovi che ragionano in modo nuovo, strategico, di guerra e di confini del mondo. I nuovi colossi rispondono al nome della Cina, dell’ India, del Brasile e della stessa Russia. I fatti ci riportano alle economie di questi paesi, alle visioni politiche che mettono queste realtà politiche ed economiche in relazione tra loro, alle loro tecnologie di avanguardia ed alle loro risorse primarie che permettono di costruire un nuovo mondo fatto di nuova tecnologia e di una dinamica crescente del progresso mondiale. La Cina e l’India hanno quasi la metà della popolazione mondiale e producono tecnologie che distribuiscono ai mercati mondiali. Si aggiunge il Brasile in una visione di super potenze che sono in grado di ragionare insieme e di isolare il Vecchio Continente, al quale non resta che ripiegare le sue scelte politiche su quelle degli Stati Uniti, sempre più stretto in una visione interventista militare con cui non esporta novità di modelli sostenibili, ma armi e conflitti che deprimono l’umanità.
In tutte queste visioni delle super potenze, l’Europa non appare come identità politica sovranazionale, capace d’imporsi con successo. L’Europa è sempre più sommatoria di diversità di economie e di visioni politiche. Figlia di un colonialismo politico che lascia ancora tracce di un’eredità discutibile per tanti popoli che l’hanno subita, la politica dell’Europa come comunità politica risente dell’ individualismo degli stati  che si nutrono di competizioni, di diversità di visioni e di scarsità di mezzi da investire. In Europa tutto si limita a mostrare il volto unitario di un interventismo filo americano, con armi e benedizioni di conflitti, in realtà le grandi Nazioni hanno sempre avuto ruoli politici individuali, con cui gli Stati hanno deciso i loro ruoli di politica estera e bilancia commerciale  con affari sottoscritti con chi  oggi si vorrebbe combattere.
L’Italia di Berlusconi e di Salvini non ha fatto mai mistero di una simpatia politica per Putin, aprendo mercati alle grandi imprenditorie.  Allo stesso modo la Merkel ha negoziato la costruzione di un secondo gasdotto costruito nei mari del Nord, per evitare l’attraversamento dell’Ucraina che aveva spesso approfittato di questo redditizio attraversamento di un bene primario che la stessa Germania retrocedeva all’Europa! A fermare la Merkel il nuovo governo politico sostenuto dai verdi, non inclini a tale utilizzazione.
Sullo sfondo resta una Francia responsabile dei disastri nel Nord Africa che ha destabilizzato, con la complicità degli Stati Uniti tutto il Maghreb, regalando all’Europa instabilità sociale e non pochi problemi della grande presenza di stranieri clandestini.
Il resto dei Paesi Europei vive rincorrendo adesioni convenienti, talora perseguite con sovranismi sterili e perniciosi.
È davvero un grande limite non avere un’Europa in grado di ragionare unitariamente e con mentalità moderna. La lacuna si distribuisce a raggiera alla guerra Ucraina/Russia, alla mancanza di posizioni chiare contro un sionismo pericoloso, alle sorti dei Paesi del Nord Africa alla ricerca di modelli politici condivisibili  che includono mercati da utilizzare per scambi commerciali.
La mancanza di una chiara visione politica della Vecchia Europa ha qualcosa da vedere con la proliferazione di tanti partiti e rappresentanze politiche che crescono in mancanza di una chiara scelta di modello elettorale?
L’ aver sostenuto la scelta di tutela delle minoranze ha inciso sui modelli elettorali che fanno crescere a  dismisura i partiti politici. Le tutele delle minoranze sociali sono altro dai modelli elettorali che oggi fanno sedere in Europa circa quaranta gruppi politici.
L’Europa dei grandi ideali è scaduta nel condizionamento di pressioni politiche molto prossime a visioni individualistiche. Una potenza sovranazionale è altra cosa !

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