Aldo Bianchini
VALLO di DIANO – Quanto tempo è passato da quando Amedeo Cancellaro (imprenditore padulese) riscoprì, tra mille difficoltà burocratiche e politiche, la famosa “pietra di Padula”; quanta acqua anche maleodorante è passata sotto i ponti da quegli anni in cui Amedeo con le sue sole forze dovette combattere contro i pregiudizi di amministrazioni locali, provinciali e regionali che vedevano nei suoi tentativi di riaprire una cava di pietra dismessa soltanto uno specioso interesse personale/aziendale e non la vera opera che mirava all’effettivo rilancio della pietra padulese per il suo riconoscimento anche in campo scientifico e artistico locale e nazionale.
Fortunatamente, per tutti i padulesi e per tutto il Vallo di Diano, quell’enorme fatica di Amedeo non è andata dispersa; ed oggi anche grazie al figlio Giovanni (scultore della pietra) quel lavoro ha trovato la giusta sedimentazione nelle riuscite performance di tanti scultori che ciclicamente espongono a Padula le loro opere provenienti da tutt’Italia.
Certosarte e l’Anteprima della Biennale Internazionale d’Arte Città di Padula (dedicata ad Umberto Boccioni) di questi ultimi mesi ne sono la prova provata; e solo oggi si può affermare che l’antico pensiero di Amedeo si è affermato in tutto il suo splendore.
Il percorso è stato lungo, frastagliato, per certi versi anche ostacolato, ed è arrivato alla conclusione scientifica riconosciuta grazie soprattutto alla maestria, incontestabilmente riconosciuta, del prof. Dino Vincenzo Patroni (già docente di Plastica Ornamentale dell’Accademia di Belle Arti di Napoli) che con l’esposizione delle sue opere non solo ha arricchito le varie mostre ma ha condotto per mano, negli anni la rinascita della pietra di Padula, sia lo stesso Giovanni Cancellaro che tutti gli altri espositori; e lo ha fatto con grande maestria ma anche con l dovuta umiltà e professionalità. Sempre presente ma mai assillante, con leggerezza quasi filosofica ha spiegato da sempre a tutti il significato e il senso di quella che sicuramente diventerà una esposizione universale.
Nella giornata conclusiva dell’anteprima della biennale, domenica 22 settembre 24, ho avuto anche il piacere e l’onore di chiedere al prof. Dino Vincenzo Patroni di spiegare l’arte che trova una giusta sublimazione nelle sue opere:
- D. Maestro Patroni, qual è il significato di queste sue opere di scultura esposte per questo evento?
- R. Sono uno scultore che lavora sia ad opere iconiche per la committenza, sia ad opere aniconiche per me stesso, per la mia ricerca, per la mia poetica. Tutto questo senza avere pregiudizi di alcun genere ma restando sempre artista del mio tempo. Ho eseguito bozzetti per opere monumentali come questa fusa in bronzo a cera persa intitolata “Omaggio a Cristoforo Colombo e alla marineria italiana” che realizzai nel 1993 per un concorso di idee a Salerno per un monumento da collocarsi in città; ma poi non ci fu un seguito.
Quindi, a me è rimasta la mia idea immortalata in questo bronzetto di mia proprietà e che ritengo ancora essere questa una mia opera ben riuscita.
Poi, abbiamo inaugurata, insieme allo storico dell’arte Prof. Francesco Abbate, testimonial dell’evento, alla presenza di importanti personalità politiche e dei soci fondatori di CERTOSARTE, gli scultori Giovanni Cancellaro e Pierluigi Portale e anche Gianluca Vegliante, amministratore dei Monaci Digitali di Padula, questa Anteprima di Biennale Internazionale d’Arte Città di Padula e per la quale ho presentato altri due miei lavori: “Ave” e “Elogio alla purezza”. Il primo è un bronzo del 1995 presentato tra le opere che furono selezionate dal famoso critico francese Pierre Restany, presidente della giuria del Premio Internazionale di Scultura “Terzo Millennio” svoltosi nei 19 comuni della Franciacorta in provincia di Brescia. Essa è dedicata all’Annunciazione della Vergine Maria, (apprezzata da Pierre Restany perché da Egli ritenuta opera davvero da Terzo Millennio). Il secondo, “Elogio alla purezza”, in cui ho voluto, oniricamente, immortalare la rettitudine, l’onestà, l’integrità e la probità di cui questa società oggi necessita più che mai e per l’appunto in un marmo bianco statuario.