Aldo Bianchini
SALERNO – Di tempo ce n’è voluto ma, finalmente, il dibattito sulla effettiva futura destinazione dell’edificio storico che per molti decenni ha ospitato il Tribunale e la Corte di Appello di Salerno è finalmente decollato con gli interventi dell’ammiraglio Gaetano Perillo (ilquotidianodisalerno.it del 23.09.24 e ancora su ilquotidianodisalerno.it e leCronache.it del 30.09.24 in risposta all’articolo di Falci), Alfonso Malangone (leCronache.it del 24.09.24), Alessio Colombis (leCronache.it del 26.09.24) e Giovanni Falci (ilquotidianodisalerno.it e leCronache.it del 27.09.24); il dibattito, ricordo a tutti, era cominciato alcuni anni fa, esattamente il 27 dicembre 2019, quando durante la conferenza stampa di fine anno presso il Comune di Salerno intervenne l’on. Piero De Luca per lanciare la sua proposta di destinazione del palazzo di giustizia.
In quella occasione il parlamentare salernitano disse semplicemente: “Per il 2020 bisogna riportare una parte dell’Università in città, nella sede del vecchio tribunale; ne ho già parlato con il Rettore”. Purtroppo non è accaduto niente.
Ma io presi al balzo l’occasione per dire la mia dalle pagine di questo stesso giornale: “”Qualcuno dirà che non c’è niente di nuovo sul fronte del campus; invece non è cosi. La città di Salerno si è sentita negli anni come depredata di una sua naturale creatura: l’Università o almeno il Rettorato e i suoi principali uffici amministrativi al principio erano tutti sistemati nella city; poi per mascherare il clamoroso furto si chiamò “Università di Salerno-Fisciano”; ormai da tempo è nota soltanto come “Università di Fisciano”. Scippata a Salerno per portarla nella Valle dell’Irno e mediare, così, la mostruosa forzatura di Ciriaco De Mita che la voleva per forza in una zona più vicina ad Avellino che a Salerno. Ma la gente comune, che è poi l’elettore medio, rimprovera alla politica salernitana di non essere stata capace di trattenere l’università in città e poi di non essere stata in grado di collegarla alla city con un servizio pubblico su ferro e, soprattutto, di aver mandato al massacro fisico un plotone di giovanissimi studenti che nei decenni hanno lasciato le loro vite su quella maledetta bretella autostradale Salerno-Fisciano che soltanto da qualche tempo ha assunto le sembianze di una strada a scorrimento veloce degna di questo nome””.
Per me una città come Salerno ha per davvero la gande occasione di avere buona parte della sua università nel centro della città (per poterla finalmente chiamare università di Salerno) e la maestosità dell’edificio ospitante potrebbe inoltre ridarle la giusta dimensione, anche urbanistica, che le spetta nel contesto delle grandi università del Pese; basta guardare la Federico II di Napoli per capirne di più.
Non capisco, quindi, questa sorta di ottusa ostilità contro il ritorno in città di un parte dell’Università nata negli anni ‘70 intorno allo Stadio Vestuti e nel Palazzo Ladalardo, siti che diedero la possibilità di farla nascere e crescere.
Il palazzo del Tribunale fu edificato intorno al 1934, tra i due corsi di Salerno -corso Garibaldi e corso Vittorio Emanuele- su progetto urbanistico degli architetti Ernesto Donzelli e Nicola Cavaccini che ripresero l’idea progettuale lancia nel 1931 dell’arch. ing. Guido Quercia capo dell’ufficio tecnico del Genio Civile. L’edificio risente, nella propria architettura in stile fascista, di quella “romanità” e della conseguente ideologia imperiale che prevedeva scenografie esterne ed interne di grande impatto visivo, molto presenti anche negli austeri arredi dell’epoca), un palazzo che trasmette ancora oggi l’immagine di una giustizia che non c’è più, potrebbe davvero rilanciare l’immagine dell’università e porla tra i grandi atenei del nostro Paese.
E’ vero, quindi, che potrebbe fare da passerella-schow a politici, rettori, docenti e studenti; ma qualcosa bisogna pur rischiare per ridare all’edificio il suo meritato lustro.
Il palazzo è un tutt’uno e, secondo me, non può essere parcellizzato tra destinazioni varie e confuse tra loro; tutto il palazzo dovrebbe essere destinato all’Università; in caso contrario sarebbe meglio venderlo a privati, mai e poi mai alla Regione senza uno specifico piano preventivo di utilizzo.
Rispetto il pensiero e le opinioni di tutti quelli intervenuti (tutti nati con me sul piano giornalistico) in questi giorni nel dibattito (Perillo, Malangone, Colombis e Falci) se dovessi scegliere la proposta più giusta in alternativa alla mia, sceglierei sicuramente quella dell’avv. Giovanni Falci (che è anche architetto, ma molti non lo sanno) che mi è apparsa assolutamente lontana da qualsivoglia ideologia politica, intelligente anche se controcorrente; ed anche perché, saggiamente, Falci dice che l’università nel palazzo “non favorirebbe le passarelle di politici e dinasty ormai collocati nelle Università più disparate” e ironicamente aggiunge: “Come erano belle le Università di una volta 😂. Un poco come diceva Sciascia “Oh i bei cretini di una volta! Genuini, integrali. Come il pane di casa. Come l’olio e il vino dei contadini”.😂😂😂””-