da Antonio Cortese (giornalista)
Scartabellando la libreria trovo casualmente un vecchio editoriale del 2008 di Italo Bocchino titolato “Fare le riforme, pensare all’Italia”.
L’articolo inizia una rivista limitata dei “Conservatori contemporanei” che pubblicavano sul bisogno del lavoro della discussa già da allora Assemblea Costituente di cui solamente Giuseppe Conte oggi ne porta una testimonianza necessaria.
Nel frattempo in settimana il senato ha pensato bene di formare un gruppo per la pace, ma l’anomalia sta nel pensare fuori tralasciando le esigenze di casa. Anche questo governo tra una notizia fake e statistiche alternate infatti, oscilla come il pendolino di Maurizio Mosca su un campo largo che il leader penta-stellato ha fatto esplodere come una bolla di sapone.
La bolla ipocrita del vecchio Pd è stata sbugiardata dall’ex premier ora che si sta togliendo anche i panni del grillismo a sfumature cattocomuniste.
Mentre si libera di tali chimere utopiche , l’avvocato continua a combattere in piena coerenza negandosi ad alleanze consociativiste a sinistra, pur sapendo di rischiare quote di elettori, ma meglio cinque stelle al lumicino di altrettante stelle che brucino in fretta. Lui che ha portato il fotovoltaico agli uomini del superbonus, euro a palate da Bruxelles, lavoro per milioni di manovalanze.
Durante l’attuale staticità ipnotizzante dei media su conflitti che non ci dovrebbero riguardare, l’elettorato é coinvolto lievemente dal referendum amministrativo a proposito di autonomie in contraddizione con la coesione sociale, fosse pure a livello dirigenziale in seno ai vertici in quotidiana singolar tenzone del botta e risposta televisivo, che ha portato immaturamente un paese al permanente bisticcio infantile frenando i lavori di Montecitorio continuamente. I dibattiti serali da salotto oramai sono andati in metastasi.
La soluzione sarebbe un accordo cavalleresco tra Giorgia e Giuseppe come per un concreto balcone shakespeariano, la cui serenata abbia melodie a canone inverso da un centrosinistra con le idee di destra ad una destra chiacchiere e distintivo.
La costituente agognata da Quagliariello, Fini, Casini, Brunetta, Sangiuliano, Foti e gli altri della cosiddetta “Destra de panza” come si definivano essi stessi una quindicina di anni fa, nelle attuali dimenticate intenzioni programmatiche, Giuseppe Conte la conserva ripiegata nel taschino, o nella pochette in bella mostra, ma se i giornalisti delle controparti lo incalzano su temi effimeri e fasulli ci si ritrova in un campo di grossi cavoli, altroché.
Il problema é come arricchire, adattare e modificare il testo, ma i politici dotti nell’emiciclo ci sono, basta che qualcuno li svegli dalle passate sbornie lassiste. Quel qualcuno é Giuseppi, lo riconosciamo? Lo sanno pure gli americani, siamo seri.