Aldo Bianchini
VALLO di DIANO – A cose fatte e con un clima più sereno è doveroso porsi la domanda: “ma il direttore dell’ospedale di Polla poteva andare in ambulanza ?”; la risposta a breve.
Prima ritengo giusto, nell’ambito di un dibattito che necessariamente deve aprire le porte a tutti, riportare a stralcio il pensiero sulla vicenda di Polla del dr. Mario Salucci (dirigente medico dell’ospedale di Pagani) che spesso interloquisce con questo giornale; il dirigente medico pone alcuni interrogativi a largo raggio sull’attività sanitaria pubblica che, sotto gli occhi di tutti vive un crisi profonda e che non riesce a riequilibrare il rapporto chiaramente difficile tra medici – infermieri – pazienti e parenti di questi ultimi:
- Ma siamo sicuri che accompagnare una paziente in ambulanza sia un gesto eroico? Niente contro chi si è visto costretto a fare questo ma significa pure che lo stato organizzativo e il personale è fuori controllo;
- Per quel che attiene la protesta sindacale vorrei precisare. Il personale ospedaliero pubblico è ridotto al minimo. Gli stipendi specialmente quelli degli infermieri sono ormai ridicoli come tutto il comparto pubblico. Non calcolare come lavoro e ridurre in cartellino il tempo di vestizione e svestizione potrebbe sembrare una cosa risibile ma non per chi è monoreddito e ha famiglia. Anche 100€ fanno la differenza. Certo il Principe dovrebbe dire ….. Ma mi faccia il piacere ma non ai dipendenti ma all’ufficio personale che applica queste vessazioni fantozziane e spigano il perché del disamore professionale e la facilità di certi comportamenti ingiustificabili che alimentano i diverbi con l’utenza. La facilità del passaggio alla violenza.
Andiamo con ordine, e soprattutto con calma, nelle risposte perché esse sono complesse come le domanda del dirigente medico di Pagani.
- Il direttore sanitario di un plesso ospedaliero non può e non deve mai accompagnare un paziente in ambulanza, questo sul piano squisitamente tecnico, perché non è autorizzato e, quindi, non assicurato sia per la sua che per l’incolumità fisica del paziente. Questo, ovviamente, in linea di principio; sul piano pratico, invece, può accadere che la line di principio possa, o addirittura debba, essere sconvolta per sopperire d un grave momento di disagio e anche di disorganizzazione. In definitiva il dr. Luigi Mandia è un medico e, quindi, deve rispondere con la coscienza al giuramento di Ippocrate, senza forzatamente diventare un eroe. Grave sarebbe se l’episodio dovesse ripetersi, allora entrerebbe in campo una disorganizzazione continuata e fuori legge. Ricordo solo per esempio quanto accaduto al responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Salerno, ing. Alberto Di Lorenzo (per anni uomo-tecnico di fiducia del governatore De Luca), che il 5 settembre 1998 pochi minuti dopo la frana della Galleria del Seminario a Salerno entrò, forzando il blocco e senza specifica autorizzazione, nel cantiere proprio mentre cadeva una seconda frana che lo investì ferendolo gravemente. Questo non impedì il suo risarcimento d parte dell’INAIL che riconobbe la necessità pubblica di quella irruzione.
- E’ ovvio che quel “mi facciano il piacere” è rivolto a tutto il sistema, e non soltanto ai medici – infermieri e sindacalisti; in un momento terrificante per la sanità pubblica mi è parso molto fuori luogo e tempo la richiesta, anche giusta, del sindacato; una richiesta che poteva benissimo essere procrastinata a breve nel tempo. Perché quando parliamo di una “cosa pubblica” bisogna sempre pensare che chi sta dall’altra parte, cioè nel pubblico, non è predisposto a sopportare più di tanto le lamentele (stipendio, salario, straordinario, cartellini orari, vestimento e svestimento, ecc.). Questi problemi nella pubblica amministrazione sono presenti ovunque e non soltanto nella sanità che va, comunque, allo sfascio.