da Cosimo Maiorino (medico, già dir. san. Ruggi e attuale dir. gen. Azienda Ospedaliera Centro Traumatologico Ortopedico di Napoli)
Golfo di Salerno, 27 giugno 1544, l’Ammiraglio turco Kheyr ed-Dine detto Adriadeno Barbarossa con la sua flotta turca si affaccia sul golfo di Salerno.
Era uscito dal porto di Istanbul un anno prima con 70 galee, 40 galeotte e 100 navi grosse.
Aveva iniziato la sua campagna di guerra e conquista italiana scendendo dalle coste francesi, conquistando Piombino (dove pretende la liberazione di un ragazzo turco imprigionato 9 anni prima dagli spagnoli a Tunisi), Castiglione della Pescaia, Talamone (dove disseppellisce i resti di Bartolomeo Peretti, li brucia e ne disperde le ceneri in mare; era colpevole infatti di aver bruciato la casa natale di Barbarossa a Mitilene l’anno prima), Porto Ercole e l’isola del Giglio. Mette a ferro e fuoco Procida e Ischia.
Il mare e’ calmo quella mattina di giugno e dal litorale si avvista la macchia nera delle galee turche e il terrore invade i salernitani.
Molti corrono alle armi, preparano la difesa, pregano in Cattedrale.
Le navi gettano l’ancora, ci si prepara allo sbarco.
Ma mentre i preparativi cominciano, il cielo diventa scuro, sempre di piu’, e un vento di terra fortissimo, fulmini, saette e pioggia fittissima colpisce il golfo di Salerno.
Le navi alla fonda spezzano le catene delle ancore, gli equipaggi cercano invano di ammainare le vele, gli alberi maestri si spezzano, onde alte come muri inabissano navi, le fanno scontrare, e centinaia di vite vengono strappate ai turchi.
D’improvviso il cielo nero pece si apre ed appare la figura di San Matteo che tuona dall’alto delle nubi: “SALERNO E’ MIA, IO LA DIFENDO”
Buon San Matteo a tutti i salernitani.