SANITA’: botte agli operatori sanitari … quel sottile confine tra l’arroganza e l’umiltà

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Sicuramente prima di me lo ha detto tempo fa il presidente dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri della Provincia di Salerno, dott. Giovanni D’Angelo; c’è ancora bisogno di lavorare sul rapporto medico/infermiere-paziente nel rispetto non solo del giuramento di Ippocrate (che molti addetti ai lavori forse ignorano) ma anche, se non soprattutto, nel rispetto del paziente che è disarmato e consegnato letteralmente nelle mani di tutti gli operatori sanitari.

Sicuramente gli operatori sanitari, soprattutto i medici, non accetteranno mai di chiedere scusa quando ce n’è bisogno e di mostrarsi più umili quando il caso lo richiede; ormai nel loro immaginario collettivo ha preso piede quel modo di comportarsi; forse anche dovuto alla ripetizioni dei casi, alla stanchezza, alla carenza organizzativa, ai mancati investimenti pubblici ed al depauperamento di strutture tecniche fondamentali, ma resta sullo sfondo e con chiarezza il fatto che moltissimi operatori sanitari evidenziano tratti caratteriali scostanti e poco inclini al dialogo, anche brevissimo, che potrebbe mettere il paziente in un clima più accettabile e i parenti in uno stato di minore agitazione ed aggressività.

Il caso di Foggia, che condanno senza se e senza ma e che la tv nazionale sta trattando malissimo, è emblematico pur essendo soltanto l’ultimo di una serie infinita di gravissimi casi di aggressione verso medici e infermieri d parte dei parenti di un paziente addirittura morto senza che nessuno riesce a dare una spiegazione umana, dolce e comprensibile.

Vie, comunque, da chiedersi perché tutto questo non accade con queste dimensioni nella sanità privata; lì c’è qualcuno che educa medici e infermieri ?

  • 1° Racconto: il giorno 10 marzo 2004, mercoledì, mia madre che era ricoverata in medicina al Ruggi di Salerno, a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni, aveva bisogno continuo di assistenza ed urgeva che un familiare (nella fattispecie mia moglie) stesse h/24 vicino all’ammalata. Ebbene ogni qualvolta mia moglie veniva beccata nella stanza accanto a mia madre arrivava un medico idiota che con modi bruschi la “cacciava” fuori. L mattina del 12 marzo in camera arrivò il primario dell’epoca con tanto il codazzo di medici al seguito e non vendo trovato nessuno vicino a mia madre chiese il perché di tale assenza; mia moglie che era stata cacciata nel corridoio entrò e con decisione riferì di essere stata cacciata. Inavvertitamente, però, chiamo “dottore” il primario; subito quel solito medico idiota con sprezzo disse a mia moglie che doveva chiamarlo primario. Non vi dico cosa accadde, meglio chiudere qui.
  • 2° Racconto: Nella stessa stanza di mia madre era ricoverata anche un signora dalle “nobili origini di vita” in Vicolo dei Barbuti; la signora sfoggiava due-tre figli tutti delinquenti e minacciosi; ebbene intorno a quella signora accadeva di tutto, c’era gente a tutte le ore con pranzi e cene che arrivavano dall’esterno; e quel medico idiota che non si permetteva di proferire la benchè minima parola e manifestava sempre tutta la sua vergognosa ossequiosità per evidente timore di essere severamente redarguito e picchiato.

Ho riferito date e ore per dare eventualmente la possibilità, a chi volesse, di andare a scoprire chi era quel medico idiota che, molto probabilmente, è tuttora in servizio presso il Ruggi dove mia madre morì nella notte tra il 14 e il 15 marzo del 2004 mentre la signora sopravvisse, e non so per quanto tempo ancora.

Con questi esempi ho voluto soltanto evidenziare le due facce del problema che necessita affrontare, come giustamente diceva il presidente D’Angelo, anche attraverso corsi di preparazione e formazione per ridurre al massimo la distanza umana e professionale tra medico/infermiere e paziente con tutti gli errori che quest’ultimo porta con se con i suoi familiari.

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