SCAMPIA: la vela celeste e l’assurdo istituzionale

 

Aldo Bianchini

SALERNO – “…  Apprezzo come sempre la chiarezza e anche il coraggio del suo articolo, l’unica cosa che mi permetto però di osservare che, così facendo di tutta l’erba un fascio, si rischia di fare torto a quella parte sana, che anche nelle realtà più degradate esiste, di cittadini che sono stati lì in maniera corretta – civile e vittime due volte della cialtroneria delinquenziale che lei ha ben illustrato, e vittime delle istituzioni anche giudiziarie che non sono intervenute quando dovevano intervenire, adesso c’è la solita corsa demagogica di chi per primo si occupa degli scampati di Scampia …”.

Questo in sintesi il pensiero di un noto ex magistrato di Salerno ed ora avvocato di spicco come il dr. Carlo Correra a commento del mio precedente articolo dal titolo “SCAMPIA: il costo della verità … dalle Vele all’ex Enpas” pubblicato il 9 agosto scorso in cui parlavo delle fasi iniziali dell’occupazione di Scampia (nota negativamente in tutto il mondo) quando intere famiglie mafiose si impossessarono, con la violenza, di tutte e tre le vele mettendo sotto scacco anche famiglie di gente per bene con ricatti economici, approfittando del fatto che in quella realtà per alcuni decenni nessuno ha mai pagato, per esempio, i servizi lasciati poi nell’assoluto degrado.

Ha perfettamente ragione l’ex giudice Correra, è vero che lì dentro sono state costrette a vivere anche persone perbene, ma questo non scalfisce minimamente il discorso su un contesto delinquenziale generale che ha ricattato, e ricatta, un’intera metropoli con tutte le sue istituzioni che sono ancora oggi prone al cospetto della inaudita violenza camorristica.

Prova ne è una notizia apparsa su Il Mattino del 20 agosto, a firma di Paolo Barbuto; una notizia che è passata sotto traccia e che, forse, quasi nessuno ha letto:

  • Piovono gocce grandi così su Napoli e sulla Vela celeste quando le ruspe fanno rombare i motori e iniziano a rimuovere le passerelle per vietare l’accesso alla struttura. È il primo intervento di messa in sicurezza dopo la tragedia del 23 luglio costata la vita a tre persone dello stesso nucleo familiare. Si tratta di un momento simbolico: il primo atto della nuova vita dell’unica Vela destinata a rimanere in piedi quando il progetto di rinnovamento di Scampia sarà completatoIl primo atto, di ieri, principalmente simbolico, è stato quello dell’abbattimento dei corridoi di accesso. Nelle prossime ore si proseguirà con le strutture di protezione e sicurezza: cancelli, reti saldate, percorsi inviolabili. Nella Vela celeste non entrerà nessuno, solo tecnici e operai per il progetto di restyling che si svilupperà nel corso di lunghi anni.

 

Se leggete con attenzione vi accorgerete che lo STATO, dopo aver deciso di ristrutturare la Vela Celeste per adibirla ad uffici pubblici, è costretto dopo tutto quello che è accaduto a blindare il cantiere di lavoro, con recinti e strutture ostative sotto la rigida sorveglianza, notte e giorno, dei Carabinieri, abbattendo in primis i corridoi e le rampe di accesso ai vari piani per timore di una nuova grossa invasione da parte della camorra organizzata.

E i poveri cristi di operai, per colpa di qualche criminale ben noto, saranno costretti a lavorare anche senza i necessari ponteggi contro ogni regola antinfortunistica e dovranno raggiungere i vari piani di lavoro probabilmente con le gru o macchinari similari.

Siamo davvero alla frutta; e la responsabilità è di tutti.

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