da Salvatore Memoli
(avvocato – giornalista – scrittore)
La scomparsa di mia madre e del giovane Sonu non aveva probabilmente uno stesso trattamento ma ha avuto lo stesso destino. Mia madre era una testimone scomoda di fatti che avrebbe raccontato ai familiari ed alle polizie. Sonu era un ribelle ( giustamente), uno che voleva sottrarsi alle regole della malavita sullo sfruttamento degli stranieri che le famiglie etniche con la utile complicità della criminalità italiana gestiva indisturbata, garantendo copertura alla clandestinità. Ma Sonu non era un clandestino, la sua posizione era stata legalizzata e messa a posto secondo le leggi italiane. La tragedia scaturita da questa crudeltà ha affinato le conoscenze e spinto me a capire di più ed a combattere a viso aperto. I criminali hanno un volto e possono essere identificati, tuttavia se non si stronca il fenomeno non si potrà cantare vittoria. Lo Stato con le sue leggi e con la convinzione che l’unica lotta é combattere la clandestinità, regge il gioco dei criminali, li incoraggia ad un’organizzazione sempre più specializzata e violenta. Forse le leggi non le possono fare coloro che hanno perso un familiare, come mamma Enza e Sonu, certamente non le possono fare parlamentari e governi tronfi che sentenziano su tutto, senza voler capire che cosa c’é dietro il fenomeno dell’immigrazione clandestina.
Sulla disgrazia della migrazione dei popoli sono nate le fortune di certi personaggi e prosperano economie malate o fortemente inquinate di manodopera a nero.
Fino a quando le nostre terre dovranno sopportare questo martirio dei Popoli, senza reagire?
Reagire non é reprimere o respingere in mare. In Tunisia ho continuato ad approfondire conoscenze e modalità di organizzazione dello sbarco clandestino.
La Regione del Sahel, una costa variegata con elevata presenza di insediamenti turistici che si alternano con falaises di vegetazione mediterranea fittissima, diventa un luogo appetibile per gli organizzatori di viaggi clandestini. I controlli della polizia sono pochi ed inadeguati per la vasta area che consente a piccoli gruppi di persone di mimetizzarsi per giorni senza essere visti, unica alternativa una spia di qualche testimone vendicativo. Nei villaggi a ridosso del mare vivono personaggi con nome e cognome conosciuti che organizzano traversate a pagamento. Hanno fatto di questa attività, per loro e per i complici, una redditizia gestione di un’esigenza umana ( tutta da analizzare) che arricchisce loro ed impoverisce l’umanità mondiale.
Se si considera che la paga buona di un operaio tunisino oscilla tra i 600 e i 1000 dinari, equivalente a 200/300 euro, guadagnare per uno sbarco fino a 120.000 dinari, rappresenta una comoda e fruttuosa attività di rischio che permette di affrontare le conseguenze.
Sulla spiaggia di Chott Meriem, vicino Sousse, le persone ricordano ancora i sessantaquattro morti su un barcone partito alla volta dell’Italia nel luglio del 2003 ed affondato a poche miglia dalla spiaggia.
Fu una tragedia immane! I corpi a decine galleggiavano sul mare tunisino. Anche i sommozzatori della Polizia, al rientro dall’immersione, togliendosi le maschere, avevano gli occhi pieni di lacrime.
Il Governo tunisino fu fermo nella repressione e condanna ma al di là di questo i risultati non sono serviti a scoraggiare queste partenze.
Come sempre proibire qualcosa, vuol dire renderla più desiderata.
Il proibizionismo ha prodotto sempre disastri innumerevoli!
Fino al 1989 i tunisini potevano liberamente viaggiare e raggiungere l’Italia.
La storia di emigrazione di questo popolo é piena di persone che hanno viaggiato, come viaggiamo tutti, decidendo di fermarsi ( 3 mesi) in Italia e di rientrare in Tunisia.
La libertà di movimento genera serenità e benessere nei Popoli e combatte efficacemente il ricorso a sotterfugi. I Tunisini avevano come meta di sbarco Trapani o Napoli. Queste città erano l’avamposto del Mediterraneo.
L’Europa non ha mai avuto niente da temere da ciò.
Oggi, in Parlamento e fuori, si ha paura dello straniero. La paura é anche ideologica! Ciò che é legale non deve fare paura mai!
Al contrario, il fenomeno della migrazione attuale, fondata sulla clandestinità, falsi permessi, falsi contratti di lavoro, ecc. incattivisce le persone e svilisce le procedure burocratiche, sfidando gli Ordinamenti Nazionali.
I Governi devono capire che é utile rimuovere le chiusure di frontiere e demolire le paure di chiusure politiche che sono limiti alla crescita ordinata di una Nazione.
Anche i flussi autorizzati sono palliativi che mortificano una classe politica intelligente. L’umanità mondiale é più matura delle limitazioni imposte per paura o per incapacità di gestire la realtà o peggio in nome di un’idea politica obsoleta di razzismo e di risposte repressive.
Quello che succede sul suolo italiano é molto più grave ed irreparabile se produce clandestinità.
É la legalità, la risposta utile, intelligente e valida, per il futuro del mondo.
Bisogna abbattere tutti i sistemi di sfruttamento e di illegalità. Dove regna il malaffare ci sono i problemi come quello che ha colpito la mia famiglia.