da Dr. Alberto Di Muria
PadulaL’indagine sulla pericolosità dei raggi X ha evidenziato diversi punti critici relativi all’utilizzo di questa tecnologia medica fondamentale nelle procedure diagnostiche. I raggi X sono una forma di radiazione elettromagnetica capace di penetrare i tessuti umani, scoperti casualmente nel 1895 dal fisico tedesco Wilhelm Conrad Roentgen. Utilizzati principalmente nel campo medico per diagnosticare una serie di condizioni, tra cui fratture ossee, tumori e problemi polmonari, i raggi X hanno però delle criticità legate all’esposizione del nostro corpo a questa forma di radiazione.

La ragione per cui i raggi X possono danneggiare il nostro corpo si lega alla loro capacità di penetrazione dei tessuti. Quando vengono irradiati sul corpo di un paziente attraversano i tessuti interagendo con le cellule e possono causare danni, in particolare al DNA, provocando mutazioni genetiche e aumentando il rischio di malattie come il cancro nel lungo termine. L’esposizione prolungata o ripetuta può inoltre recare danno agli organi interni, come i polmoni e la tiroide.

Gli effetti a lungo termine dell’esposizione ai raggi X variano in base alla dose e alla frequenza di esposizione, con uno dei principali rischi legato all’accumulo di radiazioni nel corpo nel tempo. L’esposizione ai raggi X durante la gravidanza può arrecare danni al feto, causando difetti congeniti o danni al sistema nervo. Gli effetti a lungo termine dipendono anche da altri fattori come l’età, lo stato di salute generale e la sensibilità individuale alle radiazioni.

Nulla osta che ci sono diverse precauzioni che possono essere adottate per proteggere noi stessi dagli effetti nocivi dei raggi X. Prima fra tutte la misura più fondamentale è limitare al minimo indispensabile l’utilizzo dei raggi X. Quando un esame con raggi X è inevitabile, il personale medico deve adottare le precauzioni necessarie per ridurre al minimo l’esposizione del paziente, ma anche la propria. Dispositivi di protezione come i grembiuli in piombo e i collari protettivi devono essere utilizzati per schermare le parti del corpo non coinvolte nell’esame. Inoltre, è consigliabile discutere con il proprio medico delle alternative diagnostiche che non prevedono l’uso dei raggi X, nel caso in cui fossero disponibili e appropriate per il caso specifico.

Esistono infatti diverse alternative sicure per le indagini diagnostiche che possono essere utilizzate al posto dei raggi X. La risonanza magnetica (MRI), che utilizza campi magnetici e onde radio per creare immagini dettagliate degli organi e dei tessuti interni del corpo, è una di queste attività diagnostiche sostitutive. Questo approccio non utilizza radiazioni ionizzanti, quindi non comporta rischi per la salute legati all’esposizione ai raggi X. Altra valida alternativa è l’ecografia, che utilizza onde sonore ad alta frequenza per produrre immagini degli organi e dei tessuti interni, anche in questo caso senza radiazioni ionizzanti.

Le alternative sicure esistenti, come la risonanza magnetica o l’ecografia, possono essere utilizzate quando possibile, ma rimane sempre fondamentale consapevolizzare sia il personale medico che i pazienti sui rischi legati all’esposizione ai raggi X.