CERVELLI in FUGA: c’è chi va e chi viene, e c’è chi va sapendo già di tornare

 

Aldo Bianchini

SALERNO – La globalizzazione ha imposto con forza un nuovo modo di vedere la storiella, tutta del piagnucoloso meridione d’Italia, della “fuga dei cervelli” che per quanto valida negli ultimi decenni, ora è una falsificante telenovela che non corrisponde per niente alla realtà dei fatti.

Ora quella fuga di massa, se anche in parte giustificabile, non è più attuale innanzitutto perché si è ridotta o quasi azzerata (quelli che andavano senza tornare) e nella stragrande maggioranza dei casi si è trasformata in una sorta di “chi va sapendo di tornare”.

Quel fenomeno sociale che al tempo del “miracolo economico”, quando cioè eravamo davvero vicini alla Luna, passò alla storia come “transumanza dai campi alla scuola” in cui tantissimi agricoltori impegnarono i loro averi per mandare i figli a studiare in città ben sapendo che non sarebbero mai più tornati a coltivare la terra; oggi si è trasformato in un fenomeno diverso in cui i professionisti e gli imprenditori nati da quella transumanza spediscono i propri figli verso specializzazioni in luoghi lontani (Milano, Londra, Boston, ecc.) ben spendo, però, che gli stessi faranno sicuramente ritorno per implementare, irrobustire e migliorare progettualmente e professionalmente le attività già d tempo avviate dai padri.

Questo è lo stato dell’arte che vediamo con i nostri occhi ogni giorno ed in ogni zona del territorio nazionale; e qui non c’è nord o sud che tenga e quel sacrificio degli antenati contadini ha vinto alla grande anche se, almeno in parte è stata sacrificata la cura dei campi; anche quest’ultima infine ha molto recuperato il tempo perso grazie all’industrializzazione dell’agricoltura che ha sostituito l’artigianalità dell’agricoltore diretto.

Inutile, quindi, continuare con la solita storiella della fuga dei cervelli e, a volte, del loro clamoroso ritorno; tanto clamoroso d finire sui giornali come il cervello napoletano Eugenio Izzo, 28 anni, bocconiano con laurea e perfezionamento, che secondo il quotidiano Il Mattino (ed. 6 agosto 24) ha scelto Napoli a Milano nonostante un titolo pesante in economia e management.

Assolutamente non credibile la versione del giornale perché quello di Izzo è il classico esempio di quelli “che vanno spendo di ritornare”.

Difatti Eugenio è il rampollo di un delle famiglie di costruttori di barche più potente della metropoli partenopea, con cantiere direttamente nel grande porto di Napoli; e nei cantieri IZZO il giovane laureato sta già trovando spazio per un suo importante progetto per la costruzione di una nuova generazione di barche, un settore mai al centro degli interessi della famiglia Izzo.

Capisco la linea editoriale de Il Mattino che, sotto la guida di Napoletano, cerca di mettere al centro dell’ombelico del mondo la città di Napoli anche con queste storielle di 2ritorno a casa” poco credibili.

Anche perché questi casi si registrano con una tempistica quotidiana su tutto il territorio regionale sempre nell’ottica di quella grande visione sul futuro che avevano quei contadini che, zappa alla mano, si spaccavano la schiena nel duro lavoro della terra.

 

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