20% dei detenuti è in attesa di giudizio, occorrono almeno altri mille Magistrati nei Tribunali di Sorveglianza per oltre centomila fascicoli.

 

da Pietro Cusati (giurista – giornalista)

 

Occorre intervenire da subito sulla carcerazione preventiva, sono circa un 20% di detenuti in attesa di giudizio ,quindi la situazione è veramente drammatica ,sono solo 236 i magistrati nei 29 Tribunali di Sorveglianza , chiamati a decidere sui circa cento mila fascicoli , solo per quanto riguarda i condannati in stato di libertà che devono espiare pene inferiori a quattro anni. Il Tribunale di Sorveglianza ha competenza in diverse materie attinenti all’esecuzione della pena in carcere, delle misure alternative alla detenzione, delle misure di sicurezza e delle sanzioni sostitutive. Il Magistrato di Sorveglianza approva il programma di trattamento del detenuto,decide sulla concessione di permessi, liberazione anticipata, remissione del debito , sulle sospensioni e i differimenti nell’esecuzione della pena, sulle espulsioni di detenuti stranieri e sulle prescrizioni relative alla libertà controllata. Inoltre autorizza ricoveri ospedalieri e visite specialistiche,autorizza, su parere della direzione dell’istituto, l’ingresso di persone estranee all’amministrazione penitenziaria .Sovrintende all’esecuzione delle misure alternative alla detenzione carceraria. Provvede,altresì, al riesame della pericolosità sociale e alla conseguente applicazione, esecuzione e revoca, delle misure di sicurezza disposte dal Tribunale ordinario. Determina in merito alle richieste di conversione o rateizzazione delle pene pecuniarie,esprime un parere sulle domande o le proposte di grazia. Pertanto è molto rilevante la funzione esercitata dal magistrato di sorveglianza in materia di tutela dei diritti dei detenuti.Infatti , la norma in materia penitenziaria,impone al magistrato di Sorveglianza l’obbligo di recarsi di frequente in carcere e di sentire tutti i detenuti che chiedono di conferire e gli attribuisce il compito di valutare i reclami presentati i per provvedimenti disciplinari disposti dall’amministrazione penitenziaria .Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio e il garante nazionale dei detenuti, Maurizio D’Ettore, hanno ricevuto la scrsa settimana i componenti del coordinamento dei garanti territoriali. Erano presenti il portavoce e garante della regione Campania, Samuele Ciambriello, Valentina Calderone, garante del comune di Roma, Bruno Mellano, garante della regione Piemonte e Veronica Valenti, garante del comune di Parma.L’incontro è stata l’occasione per fare il punto sul sistema carcerario. I Garanti hanno sottoposto al Ministro alcune richieste in materia di contrasto al sovraffollamento carcerario, prevenzione dei suicidi e, in generale, sulla condizione carceraria, sottolineando l’esigenza di intervenire con un aumento dei turni d’aria, più telefonate e colloqui familiari, maggiori investimenti sull’area penale esterna, incremento dei fondi già stanziati da via Arenula sul sostegno psicologico.Per il ministro della Giustizia On. Carlo Nordio si è trattato “di un incontro proficuo, un’occasione di confronto costruttivo durante il quale abbiamo confermato la volontà di mantenere alta l’attenzione, come dimostrato in questo anno e mezzo di governo, durante il quale, solo nel 2024, sono stati stanziati 10,5 milioni di euro aggiuntivi – più che triplicato il budget previsto in bilancio di euro 4,4 milioni – per uno stanziamento totale di euro 14,9 mln, di cui 9,5 mln per gli psicologi ed 1 mln per i mediatori culturali, destinati ad aumentare il numero dei professionisti psicologi negli istituti penitenziari, in modo da migliorare la qualità dei percorsi di trattamento dei detenuti e colmando per la prima volta nella storia le piante organiche di queste figure”.“Siamo consapevoli – ha dichiarato Nordio – che tutto questo non basta ad alleviare la condizione carceraria ma siamo contrari a qualunque forma di scarcerazione lineare o amnistia mascherata perché rappresenterebbero una resa dello Stato, con conseguenze, fra l’altro, negative in termini di recidiva confermate dalle statistiche”.Quello che si può fare è sicuramente intervenire sulla carcerazione preventiva, ha spiegato il Guardasigilli: “ad oggi contiamo circa un 20% di detenuti in attesa di giudizio e questo è inaccettabile per chi come noi ritiene la presunzione d’innocenza un valore assoluto così come deve essere la certezza della pena, una volta ricevuta la condanna definitiva. Proprio per questo con le riforme promosse dal governo abbiamo introdotto, ad esempio, l’interrogatorio di garanzia prima dell’arresto e l’istituzione del tribunale collegiale per la conferma del provvedimento di detenzione. Si tratta di iniziative che avranno certamente un effetto deflattivo sul numero di persone incarcerate”.Quanto al tema delicato dei detenuti tossicodipendenti Nordio ha ricordato che con il Dl Carceri è prevista l’istituzione presso il Ministero della giustizia di un elenco delle strutture residenziali idonee all’accoglienza e al reinserimento sociale dei detenuti adulti. “Stiamo sottoscrivendo accordi con le Regioni perché il contributo delle organizzazioni locali, che hanno strutture e strumenti idonee sia dal punto di vista sanitario che per la sicurezza dei detenuti, è fondamentale per consentire l’esecuzione esterna della pena”.

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