da Nicola Femminella (docente – scrittore – giornalista)
Quest’anno la cronaca televisiva sembra essere dominata da tre parole che iniziano con la lettera S: sangue, soldi, stupro. Ma già negli anni scorsi avevano fatto il loro ingresso su tutti i canali televisivi con dibattiti e dispute, non immuni dalle disquisizioni dei dotti maestri che ci procurano il sonno serale.
Il sangue continua a scorrere inarrestabile, alimentato da atrocità efferate in Ucraina e in Palestina. Centinaia di vittime ogni giorno, tra le quali vecchi inermi e bambini innocenti perdono la vita sotto un nugolo di bombe da cui nessun riparo trae effetti positivi, perché sempre più calibrate da congegni tecnologici sofisticati, studiati dagli apparati militari. Non pervengono a risultati significativi i negoziati per la pace, che ogni giorno appaiono difficili da condurre a buon fine, riportando la questione al punto di partenza dopo ogni incontro. Ormai si mira alla distruzione totale dell’avversario e non è dato di sapere il numero di coloro che saranno cancellati dal consorzio umano. I poveri sventurati, imprigionati sotto le macerie, invocano a voce bassa il soccorso del loro Dio, insieme alle maledizioni che rivolgono ai carnefici. Ma il sangue scorre anche lungo piccoli rigagnoli che si formano in tutte le regioni del nostro Paese. Ad alimentarli ci pensano gli autori di femminicidio, che oltre a uccidere le donne una volta scelte come compagne di viaggio, talvolta si privano anche dei figli incolpevoli. E proprio non si riesce a comprendere siffatta follia. Gli psichiatri non se la sentono di attribuire la colpa sempre alle patologie della mente. Numerose sono anche le vittime sui posti di lavoro. Si tratta di lavoratori che la mattina salutano i propri cari per dare loro da vivere e a sera non tornano. Se ne contano tre, quattro al giorno ed è una carneficina che non si riesce a fermare. Altra causa che determina percentuali di morti non tollerabili sono gli incidenti stradali spesso causati da automobilisti trovati con un tasso alcolico alto o tracce di stupefacenti nel loro corpo. La distrazione dovuta al telefonino segna qualche lieve flessione, pur rimanendo nel tragico elenco. Anche le strisce pedonali e i marciapiedi non tutelano i pedoni
La S dei soldi ormai si è affermata con pieni voti e non solo nell’amministrazione del bene pubblico, dove evidentemente esercita un fascino irresistibile. In questi mesi la corruzione e il profitto illecito cantano inni festosi da nord a sud. Sembra che gli eletti nelle varie istituzioni non ci vadano per governare la crescita e il bene del Paese, ma solo per partecipare alla gara indetta per redigere la classifica dei corrotti, delle bustarelle più gonfie. C’è gara tra coloro che assicurano favoritismi vari, lucrando, insieme ai soldi, vacanze negli hotel più lussuosi e mazzette di gettoni per sedersi ai tavoli di gioco eccitanti. Onorevoli di partiti assisi nelle stanze del potere, funzionari della macchina dello Stato, direttori dei lavori con anni trascorsi nel reticolo della burocrazia, imprenditori sfrontati, faccendieri e mediatori di professione bussano al bancomat degli appalti per sbalordire amici e conoscenti con agiatezze e vite lussuose da mille e una notte. C’è chi procura feste matrimoniali sontuose ai propri figli per elevare la condizione sociale al massimo grado, chiedendo senza ritegno soldi e regali costosi. I corruttori trovano porte spalancate per ricevere compiacenze e imboccare strade spianate. Molti politici temono la ripresa in autunno della trasmissione Report, avendo fatto incetta di bustarelle e contributi vari. Meraviglia che le forze dell’ordine e i responsabili dell’apparato giudiziario riescano, con scadenza negli ultimi tempi mensile, a scoperchiare tanti vasi di Pandora. Infatti qualcuno vuole riformare l’istituto delle intercettazioni ed altri articoli del codice penale con interventi estemporanei, facendo uso di una frasi ricorrenti: processi più rapidi e annullamento degli abusi dei giudici. Una sorta di strabismo grave, perché sono da annullare gli abusi di coloro che predano l’erario pubblico, alimentando la piaga del favoritismo e perseguendo il mero interesse personale e non quelli che indagano e li scoprono, compiendo il proprio dovere.
In ultimo la S della parola stupro. Di cui quotidianamente veniamo a conoscenza, perpetrato con la violenza. Tale fenomeno nel nostro paese è frequente e avviene, segnando numeri incredibili. Infatti i dati Istat ci dicono che una donna su tre subisce violenza sessuale nelle varie forme in cui si manifesta. Verrebbe da dire che è un accadimento di consumo. Notevole è il numero delle donne che non denunciano l’oltraggio subito, il che fa credere che in altri Paesi i numeri siano più inquietanti. Qualcuno tende a sminuire il fenomeno; qualcun altro addirittura pronuncia parole di accusa nei confronti delle vittime che con i loro atteggiamenti provocherebbero le turpi aggressioni degli incolpevoli maschi. Gli Inglesi usano la dizione victim-blaming per rivolgere la colpa sulla vittima. Naturalmente la teoria vale solamente per le donne che subiscono il reato; non se ne parla se è un uomo a patire un atto di violenza. I dati Istat del 2019 a riguardo hanno fornito dati che rivelano un quoziente di intelligenza del tutto insufficiente nell’apparato neurologico di moltissimi italiani: il 39,3% ritiene che la donna vittima di stupro sarebbe nelle condizioni di respingerlo se lo volesse; il 23,9 sarebbe la donna a provocarlo con il proprio abbigliamento; il 15,1 se lo procura, perché ubriaca o perché ha assunto stupefacenti; il 7,2 lo accetta perché lo desidera; il 6,2 non ne è vittima, perché è una “donna seria”. Tali dati sono sorprendenti! Spero che in questi cinque anni sia stata focalizzata meglio la causa del fenomeno. La scuola, le famiglie, le associazioni apposite di solito formulano un lungo elenco dei pericoli che la donna deve evitare per non subire tale nefandezza che resta incancellabile nella sua anima: non fidarsi degli sconosciuti, né appartarsi con essi; evitare di andare in giro dopo aver bevuto alcolici; non camminare nelle strade a tarda notte; non accettare di salire in auto dopo una serata in discoteca ed altre raccomandazioni varie. I dati statistici dicono, invece, che i casi di violenza sessuale nella maggioranza avvengono in casa, di giorno, e ad attuarli sono persone che si conoscono. Lo attestano i dati raccolti per compilare statistiche reali. È il proprio partner nel 62% dei casi a commettere lo stupro; il 3,6% è costituito da parenti; il 9,4% da persone amiche. Sovente le vittime sono minorenni, la qual cosa accresce l’ignominia dei colpevoli.
Gli studiosi del fenomeno affermano che bisogna organizzare corsi di formazione per le ragazze volti a fornire un vademecum da osservare. La verità è che l’azione di formazione è necessaria impartirla ai maschi e fin dalla tenera età, perché rispettino l’altro genere, con cui stabilire interazioni irreprensibili e senza travalicare il limite della buona condotta. Certamente tale azione deve essere svolta nella scuola e nelle famiglie, dalle associazioni e dalle altre agenzie educative, con adeguato ricorso a iniziative e metodologie idonee, perché il risultato finale risulti efficace e incisivo. .