da Remo Ferrara (portavoce Federcepicostruzioni)
ROMA – Urgono interventi incisivi e soprattutto strutturali che prevengano situazioni di grave pericolo nei cantieri a causa delle temperature torride di questi giorni. Sono già due gli incidenti mortali sul lavoro in cantieri edili, uno in Abruzzo e uno in Piemonte, imputabili al caldo eccessivo che non accenna ancora a placarsi per rientrare nelle medie stagionali.
Se è vero che gran parte degli incidenti mortali nei cantieri, sono da attribuire al calo di attenzione e ad errori umani, è altrettanto vero che temperature come quelle che si stanno registrando in questi giorni aumentano in maniera esponenziale i rischi.
“I cambiamenti climatici – commenta il presidente nazionale di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi – hanno avuto un effetto dirompente per quelle realtà economiche e produttive, come l’edilizia, che vedono svolgere all’aperto buona parte delle attività lavorative. Si tratta di condizioni spesso davvero proibitive: non bastano delibere regionali o soluzioni tampone. Occorrono misure organiche e strutturali che da un lato evitino di lavorare in condizioni non sostenibili per gli operai, ma dall’altro garantiscano che siffatte situazioni non incidano su aziende, spesso impossibilitate a garantire una logica, ovvia e giusta sospensione delle attività all’aperto”.
“Proprio perché i cambiamenti climatici hanno purtroppo reso queste problematiche estremamente frequenti, oserei dire strutturali – aggiunge il presidente di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi – occorre che innanzitutto il Parlamento se ne faccia carico normando queste situazioni. Occorre stabilire con chiarezza quali sono le condizioni meteorologiche superate le quali, è da ritenersi pericolosa pericolosa ogni attività lavorativa all’aperto. Vale per il caldo, ma anche per il freddo: situazioni climatiche che determinano inevitabilmente un fisiologico calo dell’attenzione e della concentrazione del lavoratore”.
“Federcepicostruzioni propone una norma chiara, che non si presti ad equivoci. Una norma che fissi le temperature al di sopra e al di sotto delle quali non è consentito lavorare all’aperto, facendo riferimento alla temperatura percepita e non a quella rilevata, giacché tra le due spesso lo scarto può essere anche di cinque gradi”.
“Allo stesso tempo – conclude il presidente di Federcepicostruzioni – occorre garantire la CIG straordinaria alle imprese costrette a sospendere le attività lavorative all’aperto per le proibitive condizioni climatiche. Solo così si può garantire una risposta seria, ferma, efficace atta ad arginare ulteriori incidenti sul lavoro, evitando soluzioni tampone e risposte demagogiche”.