Aldo Bianchini
SALERNO – “”Non c’è in Italia la percezione di quanto si avverta in Europa il peso della anomala debolezza tedesca … e ancora di più il peso della nuova instabilità politica francese che giorno dopo giorno assume per tutti connotati preoccupanti …””, scrive Roberto Napoletano nel suo editoriale come direttore de Il Mattino; e mai parole rispecchiano con perfetta aderenza alla realtà che sta vivendo l’Europa dopo le elezioni dello scorso mese di giugno.
Elezioni che, pur avendo annunciato una probabile ma non sicura svolta a destra negli anni che verranno, hanno confermato alla grande la maggioranza del centro sinistra e verdi (e chi più ne ha più ne metta) nel gioco della “presunta democrazia” basata soltanto sui numeri e non sulle sensazioni e/o piccole indicazioni che provengono da un corpo elettorale ancora non pervaso dall’emozione del cambio.
Del resto il peso dell’anomala debolezza tedesca e della nuova instabilità politica francese non solo non è avvertito in Italia ma non lo è neppure nel resto dell’Europa; ci vorrà ancora parecchio tempo affinchè l’immaginario collettivo europeo venga penetrato da questo immenso peso.
Nel frattempo quello che conta è la cosiddetta “democrazia dei numeri” che altro non è se non una pericolosa deriva di quella democrazia empirica, aliena da leggi e principi, tanto cara al mitico filosofo Platone; una democrazia rievocata in questi giorni dall’avvocato-filosofo Angelo Giubileo in un articolo scritto per questo giornale: “”… La democrazia è soltanto un’opinione. Ma questo lo si sa da sempre, anche se puntualmente, almeno tra i moderni “addetti ai lavori”, si fa finta d’ignorarlo.
Qual è la differenza tra un sistema sedicente democratico e la tirannide? Nel discorso fondativo dell’antica polis greca – a cui ancora nell’attualita’ gli addetti ai lavori o “professionisti della politica” fanno rinvio – i maggiori opinionisti dell’epoca, e su tutti Platone, ritengono che, in genere, la tirannide sia il maggior “pericolo” e che un governo dei migliori (dal greco “aristoi” e, in tempi moderni, un governo dei nobili o oligarchi) rappresenti invece un “migliore”, per l’appunto, “rimedio” …””.
Quindi per ritornare all’obiettivo di oggi è facilmente utile dire che la rieletta “commissaria europea” (detentrice del vero potere esecutivo) Ursula von der Leyen per i numeri ha non solo tradito la Meloni ma ha anche affondato quei sussulti anti democrazia dei numeri che sono stati registrati in Francia e nella stessa Germania e che in Italia hanno, invece, trovato il giusto endorsement con l’affermazione piena di Fratelli d’Italia che ha dato vita al “governo Meloni” marcatamente di destra dopo i tanti governi di centro destra a cultura berlusconiana.
Oltre alla Meloni se ne facesse una ragione anche Elly Schlein che nella disperata ricerca quotidiana di argomenti per attaccare Giorgia non si rende conto che a cominciare dall’Europa rischia di speronare un cavallo già pesantemente stanco e zoppo.
Nella vicenda dell’apparente solido rapporto Giorgia – Ursula fa specie constatare che la nostra Presidente del Consiglio non si sia resa conto per tempo che anche la tedesca è pronta a tradire per la riconquista del potere nell’ottica di quella democrazia dei numeri che abbiamo visto essere profondamente diversa dalla democrazia reale tanto auspicata da quel visionario di Platone.