Aldo Bianchini
SALERNO – Ed ecco che ora ha preso piede sulla stampa locale, anzi meglio sarebbe dire che ha ripreso piede dopo tanti silenzi e, forse, anche qualche connivenza spocchiosa; la questione rimbalzata di nuovo sulla cronaca è quella relativa al dissesto finanziario del “Consorzio Farmaceutico Intercomunale” (CFI), un dissesta c0ntrassegnat da lunghe e penose battaglie politiche tra il Comune capofila (Salerno) e gli latri Comuni consorziati.
Una battaglia senza quartiere che ha seminato soltanto odi e veleni lungo un percorso durato diversi anni.
Il Consorzio, per dirla tutta, è stato utilizzato soltanto come uno squallido strumento politico per definire maggioranze e minoranze, per favorire questo o quel sindaco sull’onda dei consensi elettorali che poteva offrire, per inserire o cacciare i fortunati e gli sfortunati dipendenti di turno; insomma il CFI utilizzato come uno scatolone nel quale scaraventare e miscelare di tutto e di più; in qualche caso anche il malaffare. Parlo con dati alla mano per aver beccato una querela soltanto per aver denunciato, come al solito, qualche scomoda verità.
Ecco, questo ha saputo fare la politica allargata, nel lungo percorso, per mettere insieme realtà molto diverse: Eboli, Angri, Scafati, Salerno, Capaccio, Agropoli, Ascea, Sant’Egidio M., Cava de Tirreni, Baronissi e Lioni.
Una struttura voluta dalla politica ma realizzata dall’avv. Salvatore Memoli che con grande abilità manageriale riuscì a mettere in piedi quello che in buona sostanza era un sogno di Vincenzo De Luca; l’avv. Memoli è satto il primo presidente, poi silurato e successivamente richiamato per raddrizzare conti e organizzazione; e per la seconda volta ci era riuscito, quando a causa di una vera e propria congiura di palazzo fu costretto a mollare di nuovo.
Probabilmente proprio la grande capacità manageriale di Salvatore Memoli ha minato alla base anche il suo rapporto diretto con il governatore che alla fine si è arreso all’assedio dei suoi sodali sbarazzandosi dell’ingombrante Salvatore; e questo è accaduto in varie occasioni: l’allora Centrale del Latte trasformata in una azienda produttiva ed all’avanguardia tecnologica, Salerno Solidale fondata e lanciata sempre da Memoli, ACI Salerno con la realizzazione di nuove strutture modernissime, e CFI per il quale Memoli dovette affrontare come teste a carico un primo grosso processo; mentre oggi sempre come teste a carico è impegnato nel maxi processo del Consorzio che ha visto l’incriminazione dell’ex sindaco di Eboli.
Capisco che Salvatore Memoli con queste sue creature ha fatto anche politica; ma lo ha saputo fare sempre con molta eleganza e discrezione anteponendo sempre la sua attività di manager al servizio della collettività e solo in funzione del bene per le varie comunità rappresentate.
Tutti a chiedersi, insipientemente, perché mancano i bilanci; nessuno a dare la risposta più compiuta: perché manca il manager ?
Ma la politica si sa non riesce a vedere più in là del proprio naso, e non sa capire quando mantenere al proprio posto i veri manager, come Memoli, per garantire a se stessa un produttivo futuro.
Ed ora tutti con il pianto del coccodrillo a parlare di numeri e di combinazioni filosofiche, senza mai fare la giusta autocritica; addirittura c’è chi grida di voler andare in Procura (alludo alle recenti dichiarazioni del consigliere di opposizione Roberto Celano) senza pensare che non c’è niente di più sbagliato: “Ci sono, in questa provincia, amministratori, funzionari e dirigenti di partecipate che agiscono come se avessero quasi la certezza della impunità. Porteremo tutto all’attenzione della Procura delle Repubblica perché si tratta di fatti così evidenti che anche con gli occhi chiusi non si possono non vedere …”; e se lo dice lui sarà senza dubbio così; e allora invece di andare in Procura si cerchi di punire chi si è dimostrato incapace a ricoprire ruoli anche molto ben remunerati.
Io non ne capisco di conti, bilanci, perdite, rendicontazioni e cose varie; so per certo, però, che se siamo di fronte ad una battaglia politica il tutto deve rimanere nell’ambito politico; non è possibile che una parte della politica appena scopre qualcosa di negativo sull’altra parte ricorra alla Procura per farla entrare nei giochi politici e trasformarli in fatti giudiziari. Come se le intrusioni, anche abusive della Procura, non siano già eccessive e tremendamente di parte. Così facendo la politica continua a sottomettersi alla magistratura. Purtroppo.