da Dr. Alberto Di Muria

Padula-Una sentenza statunitense del 2016 ha condannato una nota azienda produttrice di talco a risarcire i parenti di una donna morta di cancro dell’ovaio per non aver dichiarato sulle confezioni che il talco utilizzato era “potenzialmente cancerogeno”.
Tuttavia la maggior parte delle evidenze scientifiche non concorda con le conclusioni della sentenza: nei principali studi non vi è una correlazione tra uso di talco e aumento del rischio. Un piccolo aumento del rischio è emerso in studi retrospettivi, in cui i dati raccolti erano basati sui ricordi delle persone intervistate e quindi meno affidabili rispetto a studi sperimentali.
Inoltre in nessuno studio è stata notata una relazione tra uso di talco a livello inguinale (o addirittura all’interno della vagina) e aumento del rischio, né è stata individuata una relazione tra frequenza e/o durata del consumo di talco e possibilità di sviluppare la malattia (una relazione invece quasi sempre esistente nel caso dei carcinogeni).
Per ragioni di precauzione gli esperti consigliano comunque di evitare l’uso del talco a livello inguinale o genitale, ma non rilevano rischi legati al contatto cutaneo per altre parti del corpo.
Nella sua forma naturale, il talco può contenere fibre di amianto, una sostanza cancerogena. Fin dagli anni ’70, però, la legge richiede che i prodotti a base di talco siano privi di amianto. E nessun rischio maggiore di tumori pleurici o polmonari è stato osservato negli utilizzatori di talco in polvere. Rimane quindi da capire se i cosmetici a base di talco, anche privi di fibre di amianto, possano causare tumori in altre sedi. Secondo la IARC, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, il talco è un possibile cancerogeno, unicamente sulla base di un sospetto legame con il tumore alle ovaie. Alcuni studi osservazionali hanno rilevato probabilità più alte di avere questo tumore tra le donne che hanno utilizzato abitualmente il talco sui genitali. Per fortuna, l’aumento del rischio registrato da questi studi è contenuto. Per di più, la classificazione dello IARC si basa su di un tipo di studi che, per metodologia, tende a sovrastimare le associazioni. Lo ha sottolineato anche la stessa Agenzia: non è il caso di farsi prendere dal panico. Come abbiamo detto l’aumento del rischio è contenuto e il cancro alle ovaie riguarda il 5% delle diagnosi di tumori femminili.
Fare uso di talco aumenta il rischio di ammalarsi di cancro dell’ovaio?
Probabilmente no. Gli studi disponibili non sono univoci: alcuni evidenziano una possibile associazione tra uso di talco a livello genitale e aumento del rischio, ma la maggioranza delle prove scientifiche più rigorose non conferma tale incremento.
Anni fa il talco in polvere veniva abitualmente utilizzato, per assorbire l’umidità, durante il cambio dei pannolini per i bimbi. In questo modo, però, i più piccoli potevano inalare la polvere e per questo poter avere problemi di salute. Per evitarlo è stato inventato il talco liquido, un’emulsione con le stesse proprietà assorbenti. In alternativa, si possono usare polveri di origine vegetale, come amido di riso, farina d’avena o amido di mais. Al di là del rischio di inalazione, non sono stati registrati altri rischi per i bambini, soprattutto legati a eventuali tumori.