Astensionismo volontario e schede bianche; apologia anarchica?

da Antonio Cortese (docente – giornalista)

 

In campagna elettorale, in radio e tv, specie nei media caldi, si ascoltano i soliti intellettuali dell’ultima ora che difendono astensionismo e schede bianche in difesa del presunto diritto o meglio, rovescio di espressione o manifestazione pienamente democratica.

 

La solita conclusione dedotta da un napoletano medio sarebbe che il quadro già é bello di vernice fresca, poi ci si mettono gli opinionisti a sgambettare il trespolo sulla sabbia col macchiaiolo a ridipingere il tramonto.

 

Le assenze dai seggi in Sardegna e Sicilia ultimamente é arrivata ultimamente circa al sessanta per cento e nelle altre regioni a scioperare le urne diventa sempre più facile, se ad aggiungere la solita ignoranza e pregiudizio ci si mette il disfattismo giustificato dalla letteratura ammuffita nei salotti privi di europeismo.

Poiché l’appello consiste invece in una rinnovata coscienza continentale, in tutti gli ambiti del vivere, dai diritti all’economia, dal progresso allo sviluppo, per non essere da meno ai paesi arabi, asiatici o silenti vassalli statunitensi, per evitare assecondamenti anche da parte di nazioni africane o piccoli micro-stati con nuclei finanziari possibilmente decisivi, facendo allo stesso tempo concretizzare la nazione del singolo paese membro, votare é una responsabilità di ognuno prima di diritto e dovere.

 

Da italiani, far sentire una vigorosa partecipazione risolverebbe un buon cinquanta per cento delle istanze a prescindere dalla qualità dei colori politici e parti prese. Un quorum italiano abbondante farebbe ricredere prontamente Bruxelles su qualsivoglia premura in campo comunitario da parte dello Stivale.

 

Ricapitolando: l’ingerenza sul controllo del Mediterraneo è di prevalenza italiana; i fondi per i settori produttivi possono riguardare l’Italia in maniera maggiore per gerarchia, ruoli, importanza e logica necessarietà; il tutto per una matura presenza non solamente logistica ma strutturale.

 

Facendo un effimero esempio che parta dai beni culturali, il patrimonio sommato, oltre che essere sigillato da Unesco ed altre garanzie internazionali, é ovviamente patrimonio europeo. Continuando poi a considerare l’industria turistica, e tutti gli altri ambiti del terzo settore, fino al crescendo dei valori immateriali, gli italiani possono contribuire ad un funzionamento ed un apporto che le altre bandiere vogliano apprezzare per un vento che soffi  in concordia e crescita comune.

 

Agricoltura ed industria, sospinte da una più consolidata coscienza di appartenenza potranno lavorare con meno orpelli, scioperi e crisi dal momento che il terzo settore appunto faccia circolare le difese immunitarie atte alla resistenza e al riconoscimento di un comune territorio.

 

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