da Nicola Femminella (docente – giornalista – scrittore)
Il campionato di calcio si è concluso con il ventesimo scudetto conquistato dall’Inter e irrompe la campagna acquisti da parte delle squadre, alcune per confermare i buoni risultati raggiunti, altre per riparare ad una stagione deludente. Ed è iniziato anche il cambio degli allenatori, che quest’anno si mostra particolarmente frenetico per le società che vogliono accaparrarsi quello con maggiori credenziali, il più vincente possibile. Per i tecnici è trascorsa una stagione movimentata, con esoneri e cambi avvenuti nel corso del campionato e con squadre nella massima serie che ne hanno cambiato addirittura tre, per recuperare il terreno perduto e raggiungere una buona posizione in classifica o per evitare la condanna della retrocessione, ritenuta una catastrofe per i supporter e le casse della squadra. Sicché ora, prima che si radunino le squadre per preparare la prossima stagione calcistica, imperversano le relazioni tra i presidenti delle società e la categoria degli allenatori, si infittiscono i contatti e gli incontri con i procuratori che si adoperano per conquistare i contratti più vantaggiosi per i tecnici e assicurarsi clausole il più possibile cautelative per i propri clienti, all’atto della firma. In ballo decine di milioni.
È un argomento, le cui modalità di svolgimento vedono schiere infinite di patiti del pallone attenti alle evoluzioni del mercato. Questo assume sembianze economiche e sportive per le somme che circolano e i risultati che si avranno sul campo. Non mancano, però, aspetti sociali e culturali, perché i personaggi di cui parliamo interessano masse ingenti di tifosi. Inoltre, essi costituiscono, con il loro comportamento, un vettore educativo e culturale specie per i giovani che vedono nella propria squadra, nelle sue componenti, una comunità con cui si identificano e dalla quale ricevono impulsi emotivi e formativi, tramite il modo di agire degli allenatori, giocatori e dirigenti.
I tifosi percepiscono e vivono l’operato che gli attori e responsabili delle società esprimono ed espongono negli stadi, trasformandoli in stati d’animo, destinati finanche a determinare nella loro quotidianità comportamenti e modelli di vita metabolizzati. Nei giovani ma anche negli adulti sono radicati passione e spirito di appartenenza; essi possono trarre dai loro idoli, allenatori e giocatori, modelli e forme di espressioni indotte, positive e negative che fanno proprie. Non a caso davanti ai centri di allenamento decine di tifosi, specie ragazzi e ragazze, fanno la fila, e attendono l’uscita dei loro idoli che, seduti nelle auto, rilasciano autografi e concedono selfie, a significare il valore assegnato al mister e agli atleti della loro squadra. Il che avviene in molte città con le squadre di serie A e delle serie inferiori. I pullman scoperti con i giocatori che mostrano la coppa vinta ai propri tifosi rievoca l’arrivo nell’urbe dell’esercito romano vittorioso nelle campagne militari per la conquista dell’Impero. Nei fumogeni colorati e con i canti osannanti, il delirio dei tifosi, che diventano tutt’uno con la propria squadra!
Bastano due esempi per comprendere tale argomento.
Massimiliano Allegri, dopo aver conquistato la Coppa Italia, riceve dopo qualche giorno la lettera di licenziamento per l’atteggiamento mostrato al termine dell’incontro con l’Atalanta, ritenuto incompatibile con lo stile in uso alla squadra consolidato nel tempo. Quale la causa del provvedimento? L’allenatore in campo, sotto l’occhio impietoso delle telecamere, si era lasciato andare a gesti irriguardosi e volgari, verso la stampa, l’arbitro e un dirigente della squadra. Si era mostrato in preda alla rabbia incontenibile, stracciandosi le vesti e scagliandole a destra e a manca, gridando sconcezze e lanciando nell’aria urla senza ritegno, fino a quando non ha abbandonato il rettangolo di gioco. Un protocollo irripetibile, mai visto e certamente poco educativo per le migliaia di ragazzi, presenti sugli spalti, che spesso vengono accusati per gesti inconsulti e riprovevoli compiuti di notte nelle strade della movida.
Gli psicologi e sociologi non spiegano che gli esempi negativi dei personaggi pubblici, gli spettacoli osceni e violenti trasmessi sui social e dalla TV, uniti ad altre cause, incidono sulla condotta dei giovani?
Allegri, che aveva vinto cinque scudetti con la Juventus, destinatario di elogi e riconoscenza infinita, è sembrato nell’occasione un cattivo maestro impegnato a svolgere una lezione giudicata del tutto dannosa, uno spettacolo indecoroso per dirla con una parola. Nel silenzio dello stadio si evidenziava lo sconcerto dei giovani per il finale della partita, unito alla delusione per i tre anni senza scudetto sotto la guida di Allegri. La conquista della Coppa Italia…neppure festeggiata per lo show del nervoso Massimiliano!
Qualche giorno dopo un caso simile. Il congedo dell’allenatore Jurgen Klopp dalla panchina del Liverpool, squadra della Premier inglese, dopo averla occupata dal 2015, conquistando 7 titoli. In mezzo al campo, nel glorioso stadio di Anfield, con i tifosi festosi sugli spalti, il 56enne mister spiega il motivo della sua scelta. “Posso capire che sia uno shock per molte persone in questo momento quando lo senti per la prima volta, ma mi sono accorto che avevo finito le energie”. Continua: “L’avevo detto al club già a novembre. Amo assolutamente tutto del Liverpool, amo tutto della città, amo i nostri tifosi, amo la squadra e lo staff. Amo tutto. Ma sono convinto che sia la decisione giusta”. I canti dei tifosi sono assordanti e la commozione si tocca con mano con molti spettatori che non trattengono le lacrime. Klopp continua ad esternare i suoi sentimenti verso la squadra e i tifosi, fino al termine del suo intervento, quando con la voce rotta dal pianto dichiara: “Non camminerò mai più solo” frase che riempie lo stadio, cantata da tutti i tifosi che non dimenticheranno il loro amico allenatore, giunto dalla Germania.
La differenza tra il clima respirato dal pubblico juventino e quello del Liverpool è risultato immane in occasione del congedo dal loro allenatore, così come il pomeriggio trascorso dalle due tifoserie ha riservato sensazioni ed emozioni del tutto discordanti.