Risorse da valorizzare nella parte meridionale della Campania

 

 

dal prof. Niola Femminella (scrittore – storico)

 

Il primo maggio scorso di buon mattino in auto mi sono avviato verso Roscigno, la bella località posta sugli Alburni. Il percorso scelto era quello che, giunto a Vallo della Lucania, mi avrebbe permesso di attraversare i paesi di Campora, Laurino e gli altri che si susseguono in un ecosistema incontaminato, di incomparabile bellezza, corredato da mille tonalità di verde, con paesaggi che sempre rallegrano i miei occhi, quando mi ci reco, nonostante li abbia ammirato più volte, per la loro appariscenza discreta ma penetrante nell’animo. Il piacere che provo, dirigendo il passo verso queste località è sempre tangibile, anche perché nutro un profondo senso di empatia verso le comunità degli Alburni, note per lo spirito di accoglienza con cui ricevono i visitatori e che sempre ho avuto modo di constatare. Avevo deciso l’escursione per assaporare le ricette preparate con gli asparagi dal sapore impareggiabile, ma soprattutto per partecipare al convegno, a cura della prof.ssa Bianca Ferrara del dipartimento degli studi umanistici di Napoli Federico II, organizzato all’interno della festa, nel Centro Storico di Roscigno Vecchia, dal Comune di Roscigno in collaborazione con la Pro Loco locale e varie associazioni.

E già il posto valeva il viaggio intrapreso! Esso è inserito nella lista dei siti Patrimonio dell’Unesco, poiché all’inizio del secolo scorso, minacciato da uno smottamento che ne avrebbe decretato la rovina con incombente pericolo per circa mille abitanti, fu abbandonato con decreto delle autorità competenti e ricostruito a un chilometro di distanza in un nuovo insediamento sicuro per i residenti, che ivi si trasferirono. Il fenomeno franoso non si è mai verificato; senza l’allontanamento dall’abitato, gli abitanti avrebbero continuato a far vivere l’amato borgo con le sue case, le dimore gentilizie e i luoghi del lavoro, le strade, una bella chiesa, la fontana civettuola con l’abbeveratoio per gli animali in una grande piazza. Ora regnano il silenzio e l’assenza dei passi umani, che lo hanno reso simile a una piccola Pompei, una sorte di luogo incantato, che trattiene e irradia nell’aria immagini e parvenze dei tempi antichi, con le quali attira studiosi e visitatori per il fascino misterioso che su di essi per magia fa valere.

L’iniziativa che si rinnova ogni anno, è di quelle che meritano di essere segnalate, poiché, alla celebrazione dell’asparago selvatico, unisce eventi culturali che certamente valgono per la cura dello spirito di coloro che ne raccolgono il richiamo. Infatti, nei quattro giorni sono stati proposti dei laboratori, ideati dalla prof.ssa Ferrara e dai suoi studenti così annunciati nelle locandine: “Con la simulazione interattiva di uno scavo archeologico sarà possibile per bambini e ragazzi, applicare i nuovi metodi di scavo per avvicinarli all’affascinante mondo dell’archeologia, sia teorica che pratica.” E ciò è massimamente utile per le fasce di età più piccole, perché possano fin dall’infanzia avere, tramite un approccio ludico, un primo contatto con il nostro immenso e prezioso patrimonio archeologico, utile per incentivare le attività turistiche dell’intero Cilento.

Il sito di Roscigno è valutato di gran pregio dagli studiosi dell’arte antica: nel lontano 1938 sul pianoro di Monte Pruno, durante i lavori agricoli dei contadini del luogo, fu rinvenuta un’ampia costruzione, subito denominata “la Villa della Principessa” per il prezioso corredo (ben 43 reperti) venuto alla luce e uno stupefacente carro. Già negli anni precedenti si erano avuti ritrovamenti occasionali.  Nonostante il pregio e il valore dei reperti scoperti nella Villa e nelle sue prossimità, non fu portato a termine il recupero di tutti i manufatti per vari motivi, per cui il luogo fu oggetto di predazione fino agli anni ’80, quando la Soprintendenza Archeologica di Salerno prese a tutelarlo in maniera adeguata, predisponendo studi e rilevazioni che oggi continuano ad opera della prof.ssa Bianca Ferrara e i suoi studenti dell’Università Federico II di Napoli. Per molti anni ha lavorato sul sito l’archeologa prof.ssa Giovanna Greco, eminenza dell’archeologia del nostro Paese, la quale anni addietro si prodigò per istituire un Parco Archeologico degli Alburni, per rendere noto e valorizzare ai fini turistici il vasto patrimonio scoperto in tutto il circondario. L’incontro con la prof. ssa Greco, intervenuta al convegno, a testimonianza del suo legame con il suggestivo borgo e gli abitanti di Roscigno,  è di quelli che procurano una gioia indicibile, conoscendo le intraprendenze dell’archeologa e il suo impegno straordinario svolto a favore dei nostri comprensori. La studiosa continua a esaltare le risorse ingenti che conservano i nostri luoghi, da quando i primi uomini presero ad abitarli, senza alcuna interruzione. È merito suo e della prof.ssa Bianca Ferrara se oggi abbiamo oggetti e manufatti a partire dal VII sec. a. C. Molti sono sparsi nei musei provinciali. Ma risaltano ancora di più i ritrovamenti del VI secolo restituiti dalle sepolture ritrovate intorno al pianoro di Monte Pruno. Armi per i defunti, oggetti ornamentali per le defunte, con vasi preziosi a indicare il loro stato sociale. In particolare ha destato meraviglia ed elementi di conoscenze circa le usanze funebri, una sepoltura rinvenuta nella valletta di Cuozzi, a ridosso della contrada Trazzera degli Stranieri, che ha rivelato una collana d’ambra, orecchini e fibule d’argento,  un prezioso arredo metallico. Dal V secolo ci è pervenuta un’altra tomba, predisposta per un principe guerriero, anch’essa ricca di ben 25 oggetti di pregevole fattura.

Il giorno 5 u.s. invece ho visitato il Parco Archeologico di Buccino (il mese scorso avevo ammirato il nuovo allestimento nel Museo Archeologico “G.Gigante”, inaugurato di recente) e il giorno 12 il Museo Archeologico della Lucania Occidentale situato nella Certosa di Padula.

Il Parco  è un unicum nel campo dell’archeologia, perché la cittadina di Buccino è adagiata sull’antica Volcei, che in epoca romana svolse la funzione di vigliare sulla strada Annia-Popilia che univa Capua a Reggio Calabria. Dell’antico insediamento romano si ammirano le mura delle fortificazioni, i resti dei templi, delle torri, delle case e degli edifici pubblici, gli spazi delle adunanze. Le strade della città antica si intersecano con i vicoli dell’abitato moderno a testimonianza dell’età Romana, creando un fascino particolare, da cui i visitatori e gli amanti dell’antichità ricavano piacevoli sensazioni.  Il Museo Archeologico “G.Gigante”, ospitato nel Convento degli Eremitani di Sant’Agostino fondato nel XIII secolo, contiene una importante collezione di reperti, a partire dalla Preistoria. I visitatori si fermano nella Sala del Banchetto per ammirare il pavimento a mosaico, risalente al IV secolo e ricomposto con le tessere ben conservate, i numerosi vasi, il corredo metallico e i preziosi monili d’oro trovati nella “Tomba degli ori”.

Il Museo Archeologico allestito nella Certosa di Padula, inaugurato nel 1957, racchiude una vastissima raccolta di reperti e oggetti vari rinvenuti in sedici secoli di storia, a partire dal X a. C. e fino al VI secolo d.C. venuti alla luce nelle numerose necropoli scavate a Sala Consilina e a Padula.

 

Le due circostanze mi hanno ancora una volta portato a contatto con il vasto patrimonio e le inestimabili copiosità archeologiche che i nostri borghi dispensano a coloro che decidono di trascorrervi le vacanze, attratti dai beni culturali, ereditati fin dai millenni del Paleolitico inferiore. Il territorio compreso nei quattro comprensori, nella parte meridionale della provincia di Salerno, è disseminato di siti archeologici, in grado di riempire numerose strutture museali o di attrezzare vaste aree archeologiche che, unite ad una natura amena, incontaminata e ricca di biodiversità, di zone costiere di rara bellezza e patrimoni d’arte di gran rilievo, possono costituire itinerari e pacchetti turistici capaci di attrarre flussi considerevoli di turisti e visitatori. È necessario costruire un apparato intercomunale, una rete con una governance unica, attiva ed efficace, che divulghi e valorizzi tali ingenti risorse con tutti i mezzi disponibili della comunicazione moderna. Accanto alla costiera Amalfitana, Paestum, Pompei, giganti del turismo internazionale, il Grande Cilento possiede di certo ondeggianti messi d’oro da raccogliere.

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