Genova, Bari, Torino e non solo: la crisi dei grandi centri.

da Antonio Cortese (docente – giornalista)

Si assiste al crescendo di una congestione delle grandi zone metropolitane alle prese con movimenti di protesta giovanili, vertici amministrativi in discussione, istituzioni al vaglio giuridico. In Italia come in altre capitali europee. I temi in Europa e nei paraggi sono di interesse internazionale, invece in Italia sta accadendo qualcosa di più esteso di tangentopoli anche se forse meno eclatante, allarmante e scandaloso, ma di una portata rivoluzionaria di vicine magnitudo.

Ha cominciato Napoli ribellandosi alle etichette della malavita due anni fa, per rispondere al Paese una stanchezza sui luoghi comuni che da tempo vanno dalla faciloneria a tavola fino alle maschere della sceneggiata. Una reazione che coi tempi che corrono si é fatta sentire a tacere anche all’estero, da dove provenivano i soliti sghignazzi e pregiudizi.

Parificatesi le dignità civili un po’ ovunque, l’opinione pubblica dopo anni di no al colesterolo ha fatto outing contro amministrazioni ed istituzioni. Un aiutino dalla natura ci si é messo con qualche alluvione in più, ma alla fine molte coscienze si sono destate giacché già in politica con l’M5s numerosi cittadini si erano già liberati dal signorsì all’italiana.

Esponenti dell’attuale governo frecciano il ruolo della magistratura tra difensori ed innovatori, ma sembra ancora uno sforzo revisionistico antiforzista. Invece i più stanno mettendo in subbuglio le grandi città, specie nel giro delle sedi regionali per limitare nel possibile abusi e mali di governatura che ivi vanno a concentrarsi.

Riequilibrare la democrazia italiana con maggior rilievo alle province rallenterebbe e confonderebbe le acque, ma insistendo sul fattore e sull’importanza della coesione sociale, la coesione istituzionale metterebbe meglio in sesto l’ossatura dalle Alpi agli appennini, isole comprese; senza costi aggiuntivi di aggregazione, senso dello stato e senso europeo.

Un senso che anche metaforicamente nelle reti stradali é stato riempito di rotatorie, ma la circolazione per snellire il traffico alle prossime elezioni europee non dovrebbe prevedere tali intrighi. I cartelli da esporre dovrebbero essere del tipo “ divieto di esagerazione” ,“ non distrarre il candidato”,   “ a trenta giorni votare con calma”, “ attraversamento elettori”.

Tangentopoli fa parte di un periodo in cui le polis erano Roma, Milano, Palermo, Bari , Avellino e Torino.

Poi la magnanimità delle toghe ha coinvolto Napoli e le “altre” Napoli sorelle, ma per fatti di organizzazioni che trascendevano le semplici bustarelle e con una cautela molto maggiore per una naturale paura o timori inconsci da parte degli stessi inquirenti. L’ omertà che non é siciliana solamente, ma oramai un mood tipicamente italiano, se tace nei comportamenti non sfugge alle nuove tecnologie, che come il miglior olio della Trinacria si addensa in immacolatissime zone come Toscana, Umbria o nel nord est. E’ il turno della Liguria, dove i cantanti sono usciti dopo anni di reclusione dal teatro Ariston.

Infine aspettiamo ancora l’unificazione di Abruzzo e Molise per parlarne poi, noi stessi, peggio ancora, però da europei maturi.

 

 

 

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