Aldo Bianchini
EBOLI – C’è voluto il libro “Dieci cuochi dentro” (firmato e autopubblicato dalla notissima giornalista enogastronomica e scrittrice dott.ssa Maria Giovanna Santucci) per farci riscoprire che anche in carcere si mangia e che percorsi enogastronomici ben organizzati e ben diretti sicuramente possono contribuire al recupero sociale di tanti giovani nati e cresciuti in ambienti poco raccomandabili e poco aggregativi sul piano dei rapporti interpersonali.
Il lavoro letterario della Santucci è molto importante non solo perché spiana virtualmente la strada a tanti giovani detenuti verso un mestiere sicuro ma anche, se non soprattutto, perché contribuisce sicuramente allo sviluppo della “mission” che ogni casa di reclusione dovrebbe avere ai fini del recupero e del reinserimento in una società che nel frattempo si è evoluta correndo alla velocità della luce, lasciando i reclusi in una situazione di immenso disagio nel riposizionamento.
La Santucci è stata, come al solito quando organizza gli eventi non solo enogastronomici, molto brava nel capire che prima doveva introdursi nell’ottima Casa di Reclusione ICATT di Eboli per integrarsi nell’ambiente e per poi scegliere dieci soggetti su cui lavorare per capire, prima, le loro specificità e per, poi, lanciarli nell’impresa non facile di vestirsi di bianco e di cominciare, così, una nuova vita sperando nella possibilità economica-lavorativa di un mestiere che oggi va alla grande in tutto il mondo, quello dello chef.
Ed è così che Maria Giovanna Santucci detta Giovanna è entrata a piè pari nell’importante struttura ebolitana, fortemente sostenuta dall’intelligente direttore dr. Paolo Pastena che ha creduto in pieno nello scopo educativo del progetto-libro della scrittrice, e passando attraverso l’Orto Sociale come lei stessa scrive “… Qui mi attendono due graditi e bellissimi ospiti dell’istituto penitenziario: Ciccio e Pallino, i cani trovatelli adottati di detenuti …”, si è proiettata all’interno della struttura (camminando piano e con tutte le precauzioni psicologiche possibili) dove ha letteralmente scoperto, con l’aiuto di Patrizio detto il discessista dieci giovani talenti: Alfonso il solitario pensatore, Rosario detto il brasiliano, Vincenzo l’indiano già ritornato alla vita civile, Antonio o’ mericano, Raffaele dispensatore di ricette, Antonio F. marito – padre e nonno, Adriano detto il pipistrello, Marcello il polpettaro, Mario il pasticciere, Carmine il barbiere.
Ma Maria Giovanna non ha fatto soltanto questo; difatti ha decisamente scritto lei il libro ma lo ha fatto apparire come se lo avessero scritto i “dieci cuochi dentro”, nel segno che l’integrazione della scrittrice con l’ambiente è stata totale facendosi convintamente seguire in ogni passo dai dieci prescelti e disponibili neo talenti enogastronomici.
“Raccontare di cucina dal carcere, quindi, a prima vista può apparire come un’impresa impossibile –scrive il direttore Pastena nella premessa del libro– e tuttavia, se si ha la pazienza di approfondire un po’ la conoscenza di un mondo così complesso come quello penitenziario, probabilmente sarà una sorpresa scoprire contenuti nascosti e del tutto sorprendenti”; anche questo ha saputo fare la Santucci, lo scritto scorrevole (poco impomatato da inutili e devianti sillogismi filosofici) ci proietta direttamente, e forse anche con crudezza, nella realtà carceraria di oggi.
“Dieci cuochi dentro”, il libro di Maria Giovanna Santucci sarà presentato, in anteprima proprio nel luogo in cui è stato partorito, nell’ ICATT di Eboli (Istituto a Custodia Attenuata per il Trattamento delle Tossicodipendenze e/o Alcol dipendenze) lunedì 6 maggio 2024 alle ore 10.00; aprirà i lavori Concetta Felaco (direttore ICATT – Eboli); a seguire la nota giornalista Patrizia De Mascellis che dialogherà con l’autrice Maria Giovanna Santucci con intervallate e commoventi letture di brani dello stesso libro ad opera di Antonio Monizzi.
Sullo sfondo le note, ancora incantevoli, della canzone “Sapore di sale” di Gino Paoli con quelle parole molto in linea con l’ambiente e il tono della presentazione: “… Quel gusto un po’ amaro di cose perdute – di cose lasciate lontano da noi – dove il mondo è diverso – diverso da noi – qui il tempo è dei giorni che passano pigri – e lasciano in bocca il gusto del sale …”.