A parte quelli di mia nonna, i tortellini Fini saranno sempre i migliori che io ricordi.

da Antonio Cortese (giornalista)

 

Sulla sponda dell’intervento a commento dell’avvocato Giovanni Falci, ribatto le conclusioni in stile manzoniano sulle glorie ai posteri di chi prese per mano zio Silvio quando agli italiani puzzavano ancora i vecchi scarponi di nonno Benito.

 

Gianfranco Fini con Alleanza Nazionale ha iniziato l’attualissima coesione sociale che solamente oggi, primo maggio 2024 si vuole riconoscere ed istituzionalizzare come dovere cosciente del cittadino secondo anche i moniti mazziniani.

 

Persona onesta e moderata, forse troppo pacata per urlare all’elettorato di averlo duro come fecero poco dopo i leghisti, diede il là e la porta di ingresso al magnate di Milano il quale però, divenuto poi un asso pigliatutto si liberò del leader della nuova e speranzosa destra italiana moderata, accusandolo di tradimento ai primi no sia ideologici che procedurali.

 

Per quanto riguarda la legge Simeone, non penso si sia trattato di un boomerang salvifico, perché Fini ne era contrario propriamente per coerenza politica ed ideologica come avrebbe fatto il predecessore Almirante o anche la patinata nipote di Mussolini divorata anch’essa dalla centrifuga logica spettacolo del telepolitìk.  Tatarella o Altissimo fino ad Alfano, gli uomini col dna originale di A.N., non avrebbero fatto diversamente, se non forse meglio accorgersi che a zio Silvio non interessava alcuna minima ideologia se non il business del teatro di Mangiafuoco di cui sembra essere ancora protagonista, giacché la Rai é stata snaturata e riempita dei suoi burattini, dei suoi copioni, pubblicità e spettacoli, per una forma mentis che condiziona quindi anche i migliori esponenti del Paese: la giurisprudenza italiana perché mai si sarebbe dovuta interessare su una proprietà che non si trova in Italia, ma a Montecarlo , semplicemente per ipnotizzare il gossip di chi?

 

Perché mai un italiano benestante, acclarato non sia un delinquente criminale, anzi, deve essere mai perseguitato da chi non vuole campare cent’anni, semplicemente perché sia in combutta con una bella donna, secondo quali inutili gelosie miserabili, tali pseudo giornalisti figli ed ancora teldipendenti delle volontà del biscione, si affannano a perseguitare chi in realtà li nutriva quasi come le sapienti mani della nonna? A Montecarlo c’era forse qualche vicino invidioso che aveva combinato con qualche iena immobiliarista?  A noi italiani perché dovrebbe interessare, seguire ed accusare un bene che nemmeno ai francesi o ad altri dignitari interesserebbe?

 

 

 

3 thoughts on “A parte quelli di mia nonna, i tortellini Fini saranno sempre i migliori che io ricordi.

  1. Carissimo dott. Cortese, sinceramente non riesco a capire l’intervento con riguardo alla “legge Simeone”.
    Se ho ben capito l’On.le Fini sarebbe stato “contrario propriamente per coerenza politica ed ideologica”.
    Questa affermazione mi sembra un poco eccessiva perchè presuppone da parte dell’On.le Fini che Lei definisce “persona onesta e moderata, forse troppo pacata (…)” il rifiuto della Costituzione.
    La pena nella Costituzione ha una funzione rieducativa che deve prevedere la reclusione nel carcere come ultima e estrema ipotesi.
    Fini, perciò, sarebbe coerente con un regime pre-costituzione improntato ad una ideologia non propriamente democratica e liberale.
    Per quanto concerne l’altra affermazione “la giurisprudenza italiana perché mai si sarebbe dovuta interessare su una proprietà che non si trova in Italia?” la risposta è abbastanza semplice.
    Innanzitutto non è la “giurisprudenza” che si è interessata del caso, ma è la Legge che prevede tale ipotesi di reato.
    In secondo luogo il processo è stato celebrato in Italia senza che neanche Fini abbia eccepito una incompetenza territoriale o peggio un difetto di giurdizione.
    Comunque su una cosa siamo daccordo: la coerenza e chissà se ci sarà fino in fondo.
    Giovanni Falci

    1. Buongiorno avvocato, grazie dell’attenta risposta,
      Chiarisco che solitamente i miei interventi hanno un filo, come in Inghilterra chiamano “concept”, quando parlo di giurisprudenza in generale molto sommariamente o sinteticamente o come a Napoli l’insieme dei giudizi facenti capo a frettolose sentenze. Critico l’andazzo che porta ad interessarsi di questioni degne del quartierino, dal particolare fino a renderle di interesse nazionale, ed in questo caso di veleno generale di cui gli italiani non avrebbero merito né premura. Ho cercato di spiegare che queste deformazioni procedurali sono state ammorbidite proprio dal Silvio nazionale e molte altre ancora, lei lo sa ,il quale ha portato il Paese ad una bonaria sanatoria di numerose infrazioni ai codici manipolando sia il sistema delle inchieste che di controllo, distratto sul gossip invece che sul malaffare. Cioé la colpa rocambolesca di ciò che é avvenuto all’onorevole di A. N., per fortuna finanziaria di molti protagonisti della sua stesa classe, non dipende dal proprio ironico karma, ma da una moltitudine di professionisti telespettatori che pro o contro continuano a fare il gioco del forzista spesso senza rendersene conto ( la sinistra, dalle satire alle azioni legali non fanno altro che supportare come meglio nessun altro la pubblicità del partito di plastica perché non contropropone ma cerca di ridicolizzare l’avversario facendo essa stessa in generale la fine di ciò che avviene a Gianfranco Fini anche se per altre cause e motivi) . L’agone politico di regola non dovrebbe misurarsi sulle realtà patrimoniali del singolo chicchessia per condizionare l’elettorato, ma su argomenti concernenti le azioni ed i programmi partitici.

      1. Egregio dott. Cortese, sinceramente, e sicuramente per mia incapacità, non riesco a cogliere il “filo, come in Inghilterra chiamano “concept”” del suo primo intervento e del successivo.
        La mia riflessione non era di carattere politico e sicuramente non era “contro” Fini a cui ho perfino augurato di ribaltare la decisione nei successivi gradi di giudizio.
        Il mio intervento era solo a favore della memoria del mio amico l’on.le avv. Alberto Simeone autore di una legge di grande civiltà giuridica.
        Una legge che l’on.le Fini non gradì e che determinò “l’espulsione” di Alberto Simeone da AN.
        Non comprendo, perciò, il filo, come in Inghilterra chiamano “concept”, della sua risposta che sposta l’attenzione su Berlusconi e sulle vicissitudini politiche di Gianfranco Fini.
        Non capisco come si possa “giudicare” una sentenza senza conoscere gli atti processuali; non capisco perchè dovrebbe essere sbagliata.
        Giovanni Falci

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