da Antonio Cortese (giornalista)
Dalla spettacolarizzazione dei tribunali con Antonio Di Pietro molti giornalisti italiani sono caduti in un miscuglio fatto di gossip, inquisizione e persecuzione. Come sciacalli, anche su la Rai Tre ogni giorno si assiste a veri e propri inseguimenti, intrusioni maligne di sospetto in corridoi, auto e piazze, nello stile modaiolo delle iene di Quentin Tarantino , stile dapprima comico, poi tragicomico ma ad oggi squallido e miserabile.
Come in nessun altro paese, giovanotti arrabbiati che scendono in strada pavoneggiandosi di telecamere nascoste e microfonini tecno-insidiosi, appaiono oramai pietosi al telespettatore in attesa di un tapiro d’oro al posto di accuse volutamente più infami ed alterate del venticello che spiffera nelle procure.
Risultato: imprenditori suicidi, famiglie rovinate.
Di tutti gli ordini di giornalisti l’unico che sembra recentemente essersi preso a cuore le sorte dei propri informati é Ottavio Lucarelli, ma nel resto d’Italia oltre a qualche timido accenno di sciopero come in Rai questa settimana, un silenzio fraccomodo é ancora impastato nella gran parte delle istituzioni, che oltre a non tutelare sembrano sorvegliare le semplici mostre d’arte nei musei della domenica.
I media e i politici ignorano le leggi della comunicazione pubblica dalla 150 fino agli organigrammi delle stanze del Garante.
Non é una questione di censura di stampo vaticano e bigotto o della buon costume già in armi per la prossima stagione balneare, ma la mancanza del buon senso, di un minimo di aut aut, di senso del limite che non sembra ostacolare tali galoppini della disinformazione politica forzata,
Ai paladini del quaqquaraqquà mi si consenta di insultarli con pari ma asfissiante veleno: codesti ignoranti del senso comune dopo essersi ubriacati tutte le sere nei bistrot, vagheggiando di diritto ad eguaglianza di cocktail shekerato al Marx di Hemingway, con una punta di vodka al Martini rosso sbandierato, capiscano mica che chi porta loro gli arachidi per palati poco ruvidi deve presentare il conto ad una categoria di imprenditori che pagano il divertimento, il benessere e l’olio del sistema commerciale di un paese?
La mattina seguente, i paladini del quaqquaraqquà si svegliano nella coscienza che la globalizzazione se ne strafotte delle paralisi sindacali, dei libri di Engels, delle teorie agognanti del cattocomunismo sceso alle prese della realtà del privato, senza mai fattivamente destarsene, se non per egoistici introiti da impiegatucci che non sono nemmeno riusciti a divenire?
Uno speciale della terza rete ma anche emittenti locali senza pudore riprendono gli infami inseguimenti anche a professionisti anziani o più che anziani senza ritegno o ponderazione alcuna, fosse anche di matrice religiosa. E dopo queste scene che oltre a cambiare rete dal telecomando si spera che le procure almeno ricordino loro di farsi i fattacci propri lavorando nelle redazioni o in smartworking magari con qualche gin tonic in più, ma senza impicciare l’anima e la serenità degli italiani.