Aldo Bianchini
SALERNO – “Talvolta la casa viene schiaffeggiata dal vento e le finestre urlano. Magari le parole non sono proprio queste, ma gli abitanti di Valle dell’Angelo, quelli che sono rimasti, hanno occhi sognanti anche quando parlano del cattivo tempo. Salvo a cambiare repentinamente espressione, un po’ sornioni e un poco rassegnati alla potenza della natura come del destino, ché a questa narrazione del paese piccolo e per questo molto speciale e attrattivo, ci devono credere per forza perché un’alternativa proprio non c’è” comincia così la splendida narrazione, pubblicata sotto forma di articolo, fatta di Valle dell’Angelo (un paesino dell’alta valle del Calore) dalla giornalista-scrittrice Piera Carlomagno.
E parlando e descrivendo la piccola realtà rurale di Valle la bravissima Piera non poteva non ricordare, come ha fatto, che quel paesino cilentano è, forse, il più piccolo d’Italia e che il suo mentore più illustre Barbato Iannuzzi detto Tino (più volte parlamentare italiano, e figlio di un ex sindaco di Valle) ha cercato sempre di proteggere anche con la formulazione della famosa Legge di tutela dei piccoli centri con un lavoro certosino insieme al noto Realacci.
La narrazione di Piera Carlomagno mi ha riportato al 2011, epoca in cui il problema dei piccoli centri era molto dibattuto in sede nazionale ed epoca in cui anche io affrontai l’argomento scrivendo appunto di Valle dell’Angelo, a mio modo ovviamente, e senza tanti lacci e lacciuoli. Anche perché quella era l’epoca in cui si dibatteva al contrario il problema di riunificare i piccolo comuni in comuni più grandi per garantire servizi più mirati.
Ma ij Italia, si s, non funziona niente quando si tratta di risolvere problemi; difatti Valle dell’Angelo è ancora lì con tutti i suoi problemi e ormai ridotto in polvere, mentre a poca distanza nel Vallo di Diano l’agognata Città Vallo non riesce mai a decollare.
Tredici anni fa, l’ 11 agosto 2011, pubblicai su questo giornale un articolo sotto il titolo di “PICCOLI COMUNI/1: Valle dell’Angelo, un comune da abolire ?”.
In quell’articolo cercavo di avviare un dibattito sull’allora emanando decreto legge sull’abolizione dei comuni con meno di 1.000 abitanti e scrivevo direttamente del caso speciale del Comune di Valle dell’Angelo (quello che oggi la Carlomagno ha riportato a galla con la polvere, la turistificazione, gli incentivi per i boschi, le uova di Pasqua gratis, le colonie estive, i bonus per chi resta oltre tre giorni, la cancellazione delle tasse, masserie e rifugi per soggiorni evocativi e museo dei briganti) che all’epoca (correva l’anno 2011) contava su una popolazione di poco più di 300 persone con 17 votanti, un consiglio comunale, un sindaco, due assessori (credo !!) e con deleghe speciali non solo per tutti i consiglieri ma anche, forse, per tutti i residenti in maniera tale da accontentare tutto e tutti nella serena pace di una verdeggiante vallata che apre per davvero le porte verso la vetta del Cervati.
Giunsero, l giornale, decine e decine di commenti, alcuni dei quali anche molto salaci nei miei confronti (ma questo è il rischio di quando si cerca di dire la verità !!); ma uno di questi numerosi commenti colpì la mia immaginazione, un commento (del 20.11.2011 posto da un certo Runnix) che anche a distanza di tredici anni merita di essere riproposto all’attenzione dei lettori:
- Non è una cosa tanto tragica accorpare i comuni con meno di 1.000 abitanti. Le identità culturali e le tradizioni di ciascuna comunità si conservano a patto che ci sia qualcuno che le custodisca. Il vero problema è che il nostro paese ormai non solo ha meno di 1000 abitanti ma è un paese di anziani.
Se parlo con la gente o salgo in comune non trovo in cantiere progetti per portare lavoro in paese e far trasferire giovani da noi nonostante le risorse della pastorizia e dell’agricoltura che evidentemente richiedono troppa fatica per poterle valorizzare. Tutta questa gente tra consiglieri, assessori, direttori generali, project manager, portaborse e marketing-men a cosa serve se non riesce ad impedire lo spopolamento di un paese come Valle dell’Angelo? A niente.
La storia, quella vera, di Valle dell’Angelo è rimasta, forse, arenata in quei giorni del novembre del 2011; purtroppo.