da Angelo Giubileo
(avvocato – filosofo)
Sono solo parole le nostre, solo parole. Ma il vento cambia sempre, e non lo puoi certo fermare con le parole, almeno nel presente. Peter Burke, autorevole storico europeo contemporaneo, ha recentemente dato alle stampe un corposo ma altrettanto agevole saggio dal titolo “Ignoranza. Una storia globale”. La tesi del cattedratico è che il progresso tecnologico non è direttamente proporzionale all’aumento della conoscenza. Infatti, in generale, mediante il progresso si smarrisce la conoscenza delle esperienze e dei saperi del passato. E così, la “lezione dei classici”, richiamati e citati spesso impropriamente e quindi senza alcuna cognizione reale. Parole, parole, soltanto parole che non “leggono” i testi, ma li “interpretano” secondo l’uso che più conviene, e non solo e non tanto agli interpreti. Quasi che, si potrebbe dire, che il traduttore sia il primo a tradire!
E così Plutarco dice, tanto per fare un esempio di cui sovente si parla, che “Tucidide definì aristocratico il governo di Pericle, ‘che era a parole una democrazia, nei fatti il potere sotto il primo cittadino’, molti altri, invece, dicono che per la prima volta sotto di lui il popolo prese parte alle cleruchie, ai sussidi per il teatro e alla spartizione di denaro, che fu abituato male e che divenne dissoluto e spendaccione anziché moderato e lavoratore” (Vite parallele, Pericle, IX). Così che, ad Atene, seguirà una decennale fase di alternanza al potere tra “democratici” e “aristocratici”, prima che s’instauri il governo dei Trenta Tiranni e i “democratici” riprendano il potere, ma solo mediante un colpo di stato.
Allora, questa “lezione” potrebbe dirci ancora oggi che, nel corso delle guerre e delle crisi attuali, sarebbe piuttosto saggio dare innanzitutto forza e unione al governo della propria nazione, perché – in tempo di guerra – le parole certamente non servono. Servono i fatti.
Angelo Giubileo