Aldo Bianchini
SALERNO – Prendo spunto da un bell’articolo (pubblicato su questo giornale sotto il titolo “La Campania, un piccolo Stato”) firmato dal noto avv. Salvatore Memoli (giornalista e scrittore) per parlare della CAMPANIA come “Stato Autonomo” e non soltanto come, più facilmente, potrebbe essere considerata “Regione Autonoma a Statuto Speciale”.
Ha scritto benissimo Memoli perché con quel suo “piccolo Stato” h lanciato una sorta di OPA sulla strategia politica di Vincenzo De Luca che a giusta ragione in tanti vedono come “governatore” e non come semplice “presidente”.
La differenza tra le due definizioni del ruolo è abissale e il successo della strategia politica di De Luca è tutta qui: lui governa, non presiede.
Presiedere è sicuramente un momento di democrazia allargata che molto spesso, però, da pochi frutti; governare è indice supremo di capacità di aggregazione e ferrea volontà di raggiungere determinati traguardi.
E’ ovvio, e viene da se, che quando un politico presiede possono emergere anche altre figure intorno a lui con specifiche possibilità di interagire; quando governa c’è senza dubbio poco spazio per gli altri e qualcosa, comunque, viene realizzato. Nel bene o nel male un processo politico va avanti con il governare, si arena con il presiedere.
Se non riesco a farmi capire è sufficiente guardare alla Meloni che presiede dovendo dare conto e ragione anche ad altre componenti del suo ministero; e i risultati, nella fattispecie, pur se minimi arrivano soltanto perché la Giorgia nazionale è una donna tosta e non per niente viene indicata come la ragazza della Garbatella.
“Di tutto il governo regionale non si conosce un volto ed un nome di un Assessore, sommersi dalla invadente personalità del Presidente che continuano impropriamente a chiamare Governatore” scrive Memoli nel suo articolo-approfondimento e da quanto da me fin qui scritto si intuisce anche perché non è improprio definire De Luca “governatore”.
Ma De Luca fa paura sia lla destra che alla sinistra, quanto meno in Campania, perchè ha capito una cosa essenziale per la nostra Regione Campania: il napolicentrismo.
Un termine che all’apparenza non dice niente e che invece significa tutto, proprio tutto.
Prima di Lui i vari “presidenti” non napoletani hanno cercato inutilmente di combattere il napolicentrismo alzando delle barricate al di fuori della metropoli come una specie di accerchiamento alla Giulio Cesare nella battaglia di Alesia (cinta da un doppio assedio); e tutti hanno fallito quell’assedio.
De Luca, invece, non ha cinto d’assedio Napoli ma è andato a sedersi nel bel mezzo della Città facendo subito intendere che quella città è di tutta la Campania e non soltanto dei napoletani veraci.
In pratica Vincenzo De Luca ha fatto esattamente il contrario di quanto cercò di porre in essere l’ex ministro per le aree urbane on. Carmelo Conte che, in maniera pervicace ed infruttuosa, portò avanti per anni la strategia della cosiddetta “area metropolitana allargata” che, Napoli esclusa, doveva comprendere gran parte della Regione Campania.
Ed è stato, de Luca, se vogliamo essere coerenti alla stori l’unico governatore non napoletano a riscuotere applausi a scena aperta dai napoletani in diverse occasioni; e riuscire in questo, a mio avviso, non è impresa facile.
Poi di De Luca si potrà dire tutto ciò che si vuole, io stesso fin dal 1993 non mi sono mai schierato dalla sua parte (e ne ho anche pagato le conseguenze !!) ritenendolo, da socialista quale sono, un personaggio troppo autoritario ed anche arrogante.
Del politico De Luca si potranno narrare tutti gli aneddoti possibili, finanche quello di aver accettato i voti di De Mita nel 2015 per la vittoria alle regionali, o di aver patteggiato con Cosentino e Cirielli per vincere le elezioni comunali del 2006; ma se parliamo della sua strategia politica non possiamo non riconoscergli di posizionarsi sempre al di là di tutti, almeno di una spanna. Ecco perché la sua strategia, diversamente da quella di Conte, è vincente in mancanza di altro.
Ha fatto benissimo Salvatore Memoli a chiudere il suo articolo scrivendo “De Luca sarebbe in grado di rinnovarsi? A lui questo sforzo, mentre gli altri devono ancora decidere se vogliono sfidarlo”; un’affermazione condivisibilissima che la dice molto lunga.