da Antonio Cortese (giornalista)
Solitamente un medico sa di doversi attenere al giuramento di Ippocrate, ma al popolo degli avvocati non converrebbe scoprire le carte per svelare ”il giuramento degli ipocriti” .
Questa frecciatina che sa di battuta comica all’italiana, come per quelle ai carabinieri, sta a bersagliare non le migliaia di giovani e precari della giurisprudenza nostrana, ma coloro che in politica si danno da fare per riporre i propri poteri in partiti e coalizioni che invece già avrebbero un degno rappresentante: Giuseppe Conte.
Il leader pentastellato, da vero onesto avvocato ha cominciato infatti dalla difesa dei più deboli e in pochi mesi ha saputo accontentare un pochino tutti. Così come migliaia di imprenditori si sentivano rappresentati ad Arcore, ugualmente una logica normale, anche se ugualmente ingenua, avrebbe potuto indurre migliaia e migliaia di togati nell’affidarsi ad un collega, piuttosto che ai propri clienti e compari di merenda che li stanno buttando per la strada.
La pressione fiscale sugli avvocati ha oramai dell’incredibile e probabilmente ha il sottaciuto intento di fare un vaglio di classe e casta per far rimanere a galla solamente determinate etichette di studi associati o le vecchie tigri del foro, senza così dare alcuna speranza di carriera e crescita ad una moltitudine di ragazzi in gamba nella accresciuta concorrenza professionale.
In molti paesi esteri gli avvocati sono alla pari nel libero commercio ed ognuno si fa pubblicità su giornali, riviste, tivù ed altri media come per una qualsiasi piccola o media impresa fino ad arrivare alle holding.
Invece in Italia la categoria é intesa ancora come sottostato a quelle che una volta erano le parrucche di un apparato monarchico prima che burocratico: nonostante una enorme e qualitativa produzione legislativa, gli italiani sono infatti ancora legati ad una mentalità normativa e soprattutto gerarchica degna di un sistema politico di almeno tre secoli addietro.
I concorsi per l’avvocatura sembrano infatti niente altro che un fabbrica che produce dipendenti di un tribunalificio e non di professionisti nel campo delle leggi statali. Di qui le crisi della magistratura ai piani superiori di cui si discute spesso sempre a causa di attriti partitici e spartizione di poteri e responsabilità, meriti e colpe, che non danno segni di evoluzione alcuna.
Allora assistiamo a queste passeggiate in stile ovino sempre più di moda, che non fanno altro che rallentare tutto un sistema di cui il buon Peppino aveva dimostrato di conoscerne antidoti, chiavi e soluzioni. Quindi prima di andare a fare queste scampagnate romane compreso lo shopping in centro , le sigle sindacali e gli altri scétapopoli, a mio modesto suggerimento, farebbero meglio ad affidarsi a chi in nove mesi vinceva più cause di un cicerone.
Ritengo che la liberta’ di pensiero non debba essere espressione di ironia nei confronti di migliaia di avvocati che vivono da anni una recessione economica di un mercato globale, che ha distrutto i dogmi della deontologia forense.