SANITA’: Neonato morto al Ruggi di Salerno, parla Polichetti

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Il primo impegno morale, costante e quotidiano che “un professionista” (sia esso medico, magistrato, avvocato, ingegnere, ma anche semplice impiegato in un ufficio pubblico) deve avere, o a tanto deve essere formato (da qui scaturisce la necessità dei test psico attitudinali), come principio indefettibile che “tutto ciò che è davanti a lui non deve mai trasformarsi in un numero o in una pratica abitudinaria quasi da copia e incolla”. E questo deve valere per qualsiasi cosa un professionista si trova davanti: un essere umano da curare, un indagato da giudicare e/o da difendere, una costruzione da realizzare, o un semplice indicazione da dare attraverso uno sportello pubblico allo sconosciuto utente del momento.

I limiti della pubblica amministrazione vanno ricercati e combattuti proprio in questa abitudinarietà, quasi un’assuefazione, che riduce la nobile professione praticata, inizialmente anche per passione, al rango di un’attività decisamente ciclostilata.

Il caso del neonato, nato morto o morto dopo essere nato, deceduto nel reparto di ginecologia presso l’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona (meglio noto come Ruggi) è l’ennesima dimostrazione di come l’apparato pubblico non dovrebbe funzionare o dovrebbe funzionare (dipende dai punti di vista). E per apparato pubblico intendo tutto ciò che fa parte dell’enorme gioco, a cominciare dalla stampa che dovrebbe, ovviamente, dare sempre le notizie ma accompagnandole con un minimo di spiegazione reale e credibile; invece di creare i casi a tutti i costi soprattutto quando si tratta del nostro grande nosocomio cittadino (elevato anche ad università medica) in cui attingere di tutto e di più.

Invece soltanto titoli, o titoloni, a tutta pagina e niente più; tanto è vero che il prof. Mario Polichetti (noto primario del Ruggi del reparto di gravidanza a rischio – ed anche affermato sindacalista della Uil-Fpl) ha ritenuto doveroso scendere in campo per ribadire alcuni concetti essenziali:

“… la più profonda solidarietà alla famiglia del piccolo e al primario del reparto di Ginecologia coinvolto nella tragica vicenda che ha portato alla perdita del neonato.
La recente notizia riguardante l’iscrizione del primario sul registro degli indagati in seguito alla morte del bambino nato morto al “Ruggi d’Aragona” ha scosso profondamente la comunità sanitaria e la nostra intera città … si unisce al dolore della famiglia del piccolo, riconoscendo l’importanza di fare piena luce su questa tragica vicenda per rispettare la professionalità del primario … È fondamentale che la magistratura faccia chiarezza su quanto accaduto e individui eventuali responsabilità … La perdita di una vita così giovane è una tragedia che ci tocca profondamente. La nostra solidarietà e il nostro sostegno vanno alla famiglia del piccolo e a tutti coloro che sono stati coinvolti in questa dolorosa vicenda. Si rispetti anche il primario, alla guida di un reparto importante per l’economia dell’ospedale di Salerno
…”.

Non conosco i nomi degli indagati, mi interessano davvero poco; ognuno di noi, però, dovrebbe rimandare all’indietro il proprio pensiero per rivedere in una sorta di flash-back tutti i successi medici che la stessa “ginecologia” ha inanellato nel corso di questi ultimi anni, ed anche con lo stesso primario e con la stessa equipe.

Così facendo potrebbero tutti capire, stampa compresa, come sia giusto attendere almeno i risultati delle prime analisi necroscopiche per capire di più e meglio su eventuali responsabilità da addebitare a chiunque abbia trasgredito alle proprie funzioni professionali.

Non a caso il prof. Polichetti ha scritto “Si rispetti anche il primario, alla guida di un reparto importante per l’economia dell’ospedale di Salerno”, perché, oltre a Polichetti, tutti noi sappiamo benissimo che non esiste al mondo un medico che nel momento decisivo della sua professione non faccia, o almeno non tenti di fare, il proprio dovere fino in fondo.

Del resto, per quanto attiene la professione medica, pur turandoci il naso qualche volta, e per meglio capire le problematiche ad essa connesse, sarebbe sufficiente guardare anche all’altro lato della stessa medaglia e applaudire al clamoroso successo dell’equipe medica del dott. Umberto Ferrentino (primario chirurgia pediatrica del Ruggi, con le dottoresse Alicchio e Borrelli) che proprio in queste ore ha messo a segno, in una struttura napoletana (che presto verrà riproposta al Ruggi), un clamoroso successo professionale in fatto di “chirurgia robotica pediatrica” su un ragazzino salernitano di 8 anni.

 

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