IL GREGGE: i congiurati (1)

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Riprendo il termine “congiurati” (utilizzato in primis sul giornale online “leCronache.it” dal noto ed esperto giornalista Antonio Manzo) in quanto rende molto di più l’idea di cosa possa essere accaduto tra la Curia arcivescovile di Salerno-Campagna-Acerno (l’organo religioso legalmente costituito nell’ambito della struttura periferica della Chiesa Cattolica) che per compito e vocazione dettava e detta le linee dell’obbedienza e l’Associazione Opera del Gregge del Bambino Gesù (associazione privata di fedeli, meglio nota semplicemente come Il Gregge) che per contro vocazione rifiutava (e forse ancora rifiuta) il dogma dell’obbedienza assoluta.

Al posto di congiurati io avrei usato il termine “attori” di una delle più squallide sceneggiate alla napoletana con tanti melodrammi e pochissimi contenuti seri; una sceneggiata lunga diversi anni, almeno del 2005 fino al febbraio 2024 (momento del commissariamento dell’Associazione imposto per decreto dall’arcivescovo S.E. Mons. Andrea Bellandi) messa in piedi sostanzialmente più per interessi personali di pochi che per un impegno complessivo per il rinnovamento di tante strutture ecclesiali che da tempo remoto navigano nell’assoluta incontrollabilità.

In questa puntata accenderò i riflettori sull’attore principale (forse !!) di quello scontro tra bande che ha caratterizzato la “guerra poco santa”, durata ben oltre la famosa guerra di Troia, scatenatasi tra le due parti in causa: da un lato la Curia rappresentata dall’arcivescovo Pierro e dal suo segretario don Comincio, e dall’altro da Il Gregge idealmente rappresentato da don Franco Fedullo.

  • A questo punto vale la pena di spendere qualche parola per “don Comincio” la cui figura e la cui capacità aggregativa ed organizzativa non è stata, purtroppo, mai ben percepita e capita sia dai due arcivescovi successori di Pierro, Mons. Luigi Moretti e Mons. Andrea Bellandi, che dal clero in generale; se lo avessero capito per tempo forse tante cose, tra cui la guerra con i portatori di San Matteo, non sarebbero mai accadute. Soprattutto Mons. Moretti era stato calato dall’alto a Salerno (a mio sommesso avviso) soprattutto con il compito di spezzare quel binomio di “potere ecclesiale” che il tempo aveva cementificio tra Mons. Pierro e don Comincio. Devo, però, aggiungere (anche sulla base delle poche indiscrezioni lasciatemi da don Comincio con il quale avevo un costante rapporto) che Mons. Moretti ad un certo punto del suo alto apostolato si era addirittura reso conto che la presunta diabolicità del duo (Pierro – Lanzara) non era così distante dall’altra diabolicità che caratterizzava i vertici dell’associazione privata di fedeli. Ma a quel punto era troppo tardi e le ramificazioni del potere assoluto in Curia (ancora oggi esiste qualche punta !!) erano passate totalmente nelle mani del Gregge e di suoi spiccati esponenti. Poi la natura ha fatto il suo corso e Mons. Bellandi ha trovato un terreno su cui muoversi molto più agevole di quello trovato dal suo diretto predecessore; e da qui il commissariamento.

Ma ritorniamo all’attore principale della cosiddetta “guerra poco santa”; quell’attore ha tuttora un nome ed un cognome: “don Carlo Magna” che invece di essere quasi santificato per il coraggio dimostrato nel denunciare le aberrazioni del “sistema vocazionale” (soprattutto come veniva esercitato nel seminario metropolitano di Pontecagnano dedicato a San Giovanni Paolo 2°; indelebile il ricordo di quell’inaugurazione del 4 set. 1999), è stato bistrattato ed emarginato in ruoli secondari nell’organizzazione della Chiesa dopo essere stato ed aver interpretato al meglio decine e decine di incarichi di alto livello.

Per me don Carlo Magna, oggi parroco a Campagna, al di là delle eventuali caratterizzazioni di natura personale, rappresenta la “voce della verità” nell’arcidiocesi Salerno-Campagna-Acerno; una voce che è stata repressa se non proprio strozzata da un Chiesa che non riesce ancor oggi ad uscire da quei sepolcri oscuri e appesantiti da due millenni di potere inesplorato ed inattaccabile. Per don Carlo e per la sua figura religiosa sono state utilizzate anche le accuse più infamanti pur di ridurlo al silenzio ed alla cieca obbedienza; addirittura venne additato come il responsabile del taglio indiscriminato di un bosco in agro di Campagna; cose veramente assurde. Fortunatamente per Lui l’attuale arcivescovo ha incominciato a ridargli un po’ di visibilità attraverso qualche incarico un po’ più alto di quello di “parroco di Campagna”. Per Lui ho contato, dal sito ufficiale della Curia, 12 incarichi attuali:

  • dal 2 Febbraio 2024 – Membro del Consiglio di Amministrazione Fondazione “Lavinia Cervone”
  • dal 7 Dicembre 2022 – Canonico del Capitolo Concattedrale di Campagna
  • dal 14 Ottobre 2020 – Legale rappresentante del Seminario di Campagna
  • dal 2 Luglio 2020 – Membro del Consiglio per gli Affari Economici dell’Arcidiocesi di Salerno – Campagna – Acerno
  • dal 1 Luglio 2020 – Membro del Consiglio Presbiterale per il Quinquennio 2020-2025
  • dal 1 Settembre 2018 – Vicario Foraneo della Forania di Campagna – Colliano
  • dal 24 Febbraio 2017 – Commissario per l’amministrazione dei Beni del Capitolo Concattedrale di Campagna
  • dal 23 Febbraio 2015 – Membri del Consiglio di Amministrazione della Fondazione “Lavinia Cervone”
  • dal 9 Febbraio 2015 – Padre Spirituale della Confraternita del Monte dei Morti in Campagna (C56)
  • dal 6 Gennaio 2015 – Rettore S08 – Santuario Madonna di Avigliano (Campagna)
  • dal 1 Luglio 2013 – Parroco di Parrocchia S. Maria della Pace nella Concattedrale (Campagna)
  • dal 1 Luglio 2013 – Parroco di Parrocchia SS. Salvatore (Campagna)

 

ed altri dieci relativi a tempi passati che è inutile qui elencare.

Incarichi che rilasciano un’immagine ben diversa da quella dipinta dai media sulla spinta, forse, di chi sacrificando Lui voleva conservare intatto il proprio potere nell’ambito delle alte sfere della Curia salernitana; nel cui seno ancora si annida qualche successore, forse anche più spregiudicato, di quei proconsoli del passato.

Ricordo con esattezza quando, in un pomeriggio afoso di piena estate del 2014, nell’aula della seconda sezione penale del Tribunale di Salerno, don Carlo Magna a domanda del presidente del collegio giudicante dr. Vincenzo Siani (su richiesta pressante dell’avv. Giovanni Falci – mio difensore) circa l’autenticità della firma in calce allo scandaloso memoriale sulle malefatte del seminario, rispose con la serenità di un sacerdote: “Confermo, è mia”.

One thought on “IL GREGGE: i congiurati (1)

  1. Capisco il colore giornalistico ma accostare le vicissitudini ‘edili’ ed il Gregge mi sembra un po’ audace.
    Invece e’ molto probabile che il Buon Don Carlo paghi l’esilio di chi ha acceso un faro su cose che ancora oggi non trovano una spiegazione…
    magari seguire le piste aperte dal suo memoriale potrebbe essere piu’ affascinante

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