MELONI al cioccolato, dolci e un po’ alla Canfora

da Antonio Cortese (giornalista)

 

E ti pareva che i media non aggiungano un pizzico di sale anche nelle leccornie pasquali.

 

In questa vigilia si é parlato del battibecco tra il professore Luciano Canfora, di cui ho letto qualche libro per svolgere qualche assistenza di cattedra universitaria, e la premier accusata dal docente di neonazismo.

 

Premetto che con questo articolo voglio svolgere un doppia apologia di entrambi i protagonisti  ( o vicendevoli antagonisti) perché data la mia trascorsa esperienza nelle pubbliche relazioni , molto laboriosa e proficua negli anni di ateneo, in pieno spirito tradizional-democristiano  a cui appartengono i miei anni di formazione, so di poter provare a spegnere questa pericolosa scintilla.

 

Mentre il professore Canfora sarà stato preso nel proprio nervo scoperto di appartenenza ideologica della sinistra storica italiana, sfogando tutto il livore avverso al fascismo in generale, “lady Giorgia” non può però a mio avviso essere un bersaglio sommario di una enciclopedica letteratura partigiana.

 

Ho corroborato molte conoscenze leggendo i lavori del professore, ma grazie alle mie basi del liceo classico però ho notato che l’egregio negli ultimi quattro anni e  forse con l’avanzare dei propri, é calato di stile ed esattezza, anche perché non essendo un animale mediatico né sociale, allo specchio delle interviste si sarà incominciato ad emozionare o anche a liberarsi dall’anonimato bibliotecario a cui solitamente anche i più illustri dottori universitari rimangono relegati fino a tarda età. Comunque a parte questa analisi umana, Canfora sembra insistere e  difendersi ancora bene nel contro vituperico classico fuoco che solitamente suole ghettizzare i cardini dell’intellighentzia  nel professorismo fine a sé stesso e che nella politica moderna risulterebbe futile e stantìa propaganda nostalgica (per entrambi) .

 

Ma come anticipato, a mio modesto parere l’accusa di neonazismo come anche in altre nazioni, andrebbe offesa a ben altri personaggi, ma non al premier attuale, perché in qualità di presidente del consiglio già andrebbe scorporata dal legame partitico; poi, in secondo luogo, se vogliamo ripercorrere  la storia personale di lady G,  é quella della normalissima brava ragazza di famiglia che non si interessa semplicemente agli incontri di parrocchia e che ha fatto la vita standard di tutte le donne emancipate di questa epoca arrivando ai vertici a cui ambiva un classica famiglia a cui molti di noi potremmo ugualmente appartenere.  Se poi il movimento sociale con le trasformazioni seguite ad Almirante e Fini si sono stravolte o siano state rappresentate poi da caporali frustrati é un altro discorso;  e a questi ultimi andrebbero piuttosto indirizzate frecciatine o dichiarazioni patinate, sensazionalistiche o di intolleranza di classe. Ma non a Pasqua  queste sofisticazioni, professore, grazie, perché i più non le capiscono e i pochi le fraintendono, quindi sarebbe meglio fare complimenti simpatici come qualcuno che Lei odiava faceva ad Angela Merkel , a proposito di dimensioni, sedendosi a tavola in questo periodo festivo.

 

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