COSCIONI: sdoppiamento cardiochirurgia … tutta la verità, anche quella di Campana

 

Aldo Bianchini

SALERNO – La storiella dello sdoppiamento dell’eccellente reparto di cardiochirurgia di Salerno, quello letteralmente inventato dal nulla dal prof. Giuseppe Di Benedetto, tiene ancora banco ed in maniera assolutamente distorta in questi ultimi mesi e, soprattutto, in queste ultime settimane dopo il defenestramento giudiziario, con sospensione di 12 mesi, operato dalla Procura della Repubblica in danno del dr. Enrico Coscioni che da pochi mesi, surrogando le deleghe del primario dell’altra cardiochirurgia (dr. Severino Iesu), si era assiso sulla poltrona di unico responsabile dell’intera cardiochirurgia.

Cerchiamo, quindi, di fare chiarezza sulla lunga telenovela che ha accompagnato almeno negli ultimi dodici-tredici anni la storia dei due reparti di cardiochirurgia (urgenza ed elezione) presso l’azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona (meglio nota come Ruggi), tra i più grandi ospedali pubblici del meridione d’Italia. Un problema che è stato sballottato da destra a sinistra e viceversa in un continuo turbinio politico, quasi come se la cardiochirurgia e per essa la Torre del Cuore fosse stata perennemente strattonata per la giacchetta.

Il problema, dunque, nasce proprio da quella che doveva rappresentare la massima eccellenza in campo della sanità pubblica  (… con l’intensificazione dell’attività e con l’aumentare della fama della cardiochirurgia salernitana cominciarono ad allungarsi i periodi di attesa per gli interventi; ci voleva una nuova struttura più grande ed aggiornata)  la “Torre del Cuore“, ma dopo che le ripetute promesse riguardanti l’apertura della Torre furono più volte disattese, Giuseppe Di Benedetto entrò in contrasto con gli organi amministrativi al punto da minacciarli di abbandonare Salerno. Un periodo alquanto turbolento che sembrava essersi risolto quando finalmente, con la giunta Bassolino, finalmente il 24 settembre del 2007 fu inaugurata la Torre cardiologica degli Ospedali Riuniti San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona a Salerno. Il professor Giuseppe Di Benedetto rifiutò le offerte propostegli da una clinica svizzera e da un ospedale romano e dopo essere stato riconfermato nell’incarico di primario assunse anche la direzione della “Torre Del Cuore”, uno dei centri cardiochirurgici italiani di eccellenza.  Il Prof. Giuseppe Di Benedetto fu eletto Chairperson dell’Area Cardiochirurgica dell’A.N.M.C.O. e sotto la sua direzione il reparto di cardiochirurgia vinse la medaglia di Bronzo nello S.T.I.C.H. “Surgical Treatment of Ischemic Failure” a cui parteciparono ben 96 centri di tutto il mondo. E in particolare il 30 ottobre del 2014 per la prima volta al mondo il prof. Di Benedetto eseguì, nella Torre, con successo una complessa operazione su un paziente affetto da tetralogia di Fallot che aveva avuto delle complicanze.

Ma un paio di anni prima della precitata operazione in assoluta anteprima mondiale, esttamente nel corso del 2012 (quasi cinque anni dopo l’inaugurazione della Torre), ecco che d’improvviso nasce un grosso problema di divergenza organizzativa del polo di eccellenza tra il primario Giuseppe Di Benedetto e l’allora direttore generale dell’AOU (dr. Attilio Bianchi) che all’epoca, per metterla in politichese, non era ancora nell’area deluchiana, anche se gradualmente si stava spostando dall’area di Antonio Valiante (ala demitiana in chiave della resiliente quota  bassoliniana ormai giunta all’estinzione naturale) verso quella deluchiana che incominciava ad irrompere sulla scena dopo anni e anni durante i quali era stata tenuta, con la forza, fuori dal “sistema politico per il governo della sanità regionale”.

Nel 2010, difatti, c’erano state la elezioni regionali che avevano fatto registrare la clamorosa ed inattesa vittoria del centro destra con Stefano Caldoro (ex socialista); sotto quella gestione nel Ruggi di Salerno venne tentato il colpo di mano quando il d.g. Bianchi inserisce nell’atto aziendale di ristrutturazione due elementi innovativi ma di grande discussione amministrativa e politica: la creazione di tre distinte divisioni di cardiochirurgia e il prepensionamento di Di Benedetto (con la scusa di averlo voluto accontentare dopo le sue pregresse minacce di voler lasciare Salerno). Si scatena, ovviamente, il finimondo e la palla passa nelle mani del governatore Caldoro che trova evidentemente una sintesi: 1) Boccia l’atto aziendale; 2) Riconferma Di Benedetto alla guida della Torre; 3) Promuove la nascita della cardiochirurgia d’urgenza affidata al dr. Iesu come desiderato da Di Benedetto che volle giustamente trattenere a Salerno il suo pupillo già in sospirata via d’uscita.

Anche se tra sospiri e musi duri la cosiddetta “mozione Caldoro” passa ma non evita il permanere della totale incomprensione lavorativa tra il prof. Di Benedetto (che si era legato al dito il tentativo di estrometterlo) e il dr. Attilio Bianchi (che mal accettava lo strapotere dibenedettiano) che con il suo atto aziendale non è che avesse deliberatamente inventato il tutto; difatti esisteva, come esiste, una precisa indicazione ministeriale circa gli sdoppiamenti dei reparti sanitari che nel tempo registrano una elevata crescita professionale e di richiesta ricoveri; e Salerno era il classico esempio in quanto la cardiochirurgia dai circa 80 posti letto iniziali era arrivata a cifre astronomiche con la Torre.

Il prof. Di Benedetto, insomma, reo di aver creato a Salerno la cardiochirurgia, di averla portata a livelli di comprovata eccellenza, e responsabile diretto di numerosi successi professionali a livello mondiale, era praticamente inviso alla politica in generale; è vero che lui era arrivato a Salerno grazie all’onda lunga del Partito Socialista ma aveva con se un enorme bagaglio di professionalità a livello internazionale, fatto che gli consentiva, come è stato, di tenere la politica fuori dalla porta del polo cardiochirurgico. Politica che l’erede diretto di Di Benedetto (Iesu) e il delfino di De Luca (Coscioni) non hanno saputo, o voluto, frenare ed hanno prodotto i drammatici problemi di oggi con la fuga, prima della pensione, verso il privato di numerosi cardiologi e cardiochirurghi creati dal nulla e fatti crescere professionalmente da una struttura pubblica con soldi pubblici. Che bello !!

E in questo, meglio di me, potrà essere illuminante il giornalista Gaetano Amatruda che all’epoca era portavoce del governatore Caldoro e che ultimamente è sì intervenuto sul problema ma allineandosi anch’egli ad una delle due scie politichesi; anche perché tutta la mia narrazione è ben archiviata nei vari faldoni in possesso sia della direzione generale del Ruggi che della stessa Regione Campania, documentazione che l’attento Amatruda dovrebbe conoscere molto bene.

E su tutta la vicenda sta per arrivare anche il racconto, sulla nascita e sulla crescita della cardiologia e cardiochirurgia a Salerno, del notissimo dr. Andrea Campana, già responsabile del dipartimento di elettrofisiologia cardiaca del predetto ospedale Ruggi; nei prossimi giorni potrete leggera una narrazione vero e coinvolgente scritta da uno che ha salvato centinaia e centinaia di vite umane con la su professionalità al servizio di tutti nella Torre del Cuore.

 

 

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