da Antonio Cortese (giornalista)
“Si potrebbe andare a Bari a trascorrere il lunedì in albis”.., reciterebbe un jingle politico commerciale. … “vengo anch’io? No tu no!… risponderebbe Jannacci al sindaco del capoluogo pugliese.
Il clamore diffusosi dal municipio caro a San Nicola può essere analizzato secondo varie vicende in fieri: alcuni sospettano infatti un drastica sottaciuta volontà centrale da Roma di voler riconsegnare una giunta piena di memorie a destra alla nuova destra anche se assai spuria, evolutasi con le simpatie berlusconiane negli ultimi trent’anni, con e come “fitto” punto di riferimento dei tifosi businessman del Levante.
Dal duemila in poi però, un forte sviluppo economico specie del turismo salentino ha rinvigorito pian pianino le forze progressiste del tacco d’Italia fino ad arrivare a rubare la scena ai lidi sardi degli ex pseudo-monarchi abusivi tra tendenze, mode e stili di vita della telecrazia.
Adesso il presente governo, salito necessariamente a debellare i “draghi” sembra col passare dei mesi lavorare più per rispetto ideologico che istituzionale. E così si é provato a rendere lecito l’abuso del proprio stesso ufficio pur di riconsolidare una destra che come accennato era stata confezionata, plastificata ed oramai scaduta da parte di zio Silvio. Da quando cioè i tortellini Fini sono stati sostituiti da Rana o dai panettieri e salumieri di quartiere con una spirale di invidie, gelosie e tradimenti dettati nei comportamenti ed impartiti appunto dalle serie televisive del telegattone.
Ora il caso del fermo al sindaco barese sembra inoltre un palese capro espiatorio preso nel suo stesso momento di vivacità folkloristica per sollevare a priori pensieri di risalite nei sondaggi dell’emiciclo a sinistra dello Stivale; di modo che il calzolaio matto possa riassestare il tacco per far camminare una zona del Paese che avrebbe non solamente riattecchito, ma incoraggiato chi a nord in particolare avrebbe maggiormente bisogno di un sostegno almeno per competere tra pari e dispari sulla bilancia delle regioni. Sardegna come new entry -batosta alle urne recenti, ed Emilia Romagna che in Italia é la regione più tradizionalmente “vasco-rossa” , hanno dato filo da torcere a chi forse é stato esageratamente etichettato a parità di paure, ansie e timori, “neonazista” da qualche intellettuale estremista, ma in pieno spirito cristiano si può intendere la vicenda come una pausa da accogliere da parte di tutti per una sana rielaborazione che faccia rilassare gli attriti per ripartire davvero consci del proprio senso dello Stato.
Il sospetto che il pregiudizio antimeridionale digerito anche oramai dagli altri paesi membri dell’Unione, sia stato adoperato a pretesto strategico come avrebbe fatto ugualmente un gerarca di un paese invasore di una guerra del secolo scorso, é sussurrato, ma anche se frutto di una sinistra in malafede, risulta altrettanto un ragionamento inquisitorio degno di una bigottissima maestrina frustrata di periferia senza opportunità di trasferimento, quindi cosa buffa, goffa e ridicola ma senza alcuna vis comica, perdente come quel gerarca lì.
I colpi da ring negli studi televisivi hanno stufato e sono dequalificanti per l’intera classe politica italiana e Giuseppe Conte fa bene ad evitare quanto più é possibile i teatri del livore pettegolo.
Gli sceriffi come nei film del far west hanno poca influenza e potere oggi, perché nonostante l’aumento dei poteri con le leggi dal 2000 in poi, a parte gli exploit positivi della Raggi a Roma, gli altri sono stati chiusi nel baule dei giocattoli dei governatori.
In settimana é stato festeggiato l’anniversario dell’auditel, ma a me non é sembrata una data felice se é vero notare che numerosi elettori si possano pentire accorgendosi in un “terzo tempo”, come direbbe Antonio Albanese, di essere stati pilotati allo stomaco e non alla matita delle urne, nel ritrovarsi nonostante le buone intenzioni di alternanza democratica in scene critiche o satiriche simili a questo articolo.