da Antonio Cortese (giornalista)
Necessarie, propedeutiche, ma in realtà illegittime e abusive. In molti casi gli italiani ogni giorno sono costretti erroneamente ad immateriali protesi elettroniche delle applicazioni sui dispositivi personali per accedere a svariati servizi statali.
Se di regola, come per la carta di identità ed altri documenti sanitari o licenze, lo smartphone fosse distribuito e consegnato ad ogni singolo cittadino, allora le molteplici applicazioni online, sarebbero non solamente giustificate ma esigibili logicamente.
Dare invece per scontato che un utente disponga del telefonino é un duplice errore poiché oltre a non essere ad uso obbligatorio, si tratta di un prodotto fabbricato da aziende private, comprese quindi le applicazioni di società che lavorano in specifici e relativi business.
Gli italiani ma in specie lo Stato vengono infatti privati della proprietà intellettuale di ogni comunicazione della stessa singola persona che la repubblica amministra e difende e dunque truffati senza accorgersi di continuo. (le leggi sulla privacy a riguardo sarebbero un bluff scoperto ma convalidato). *
Sicuramente i contratti che permettono la collaborazione dei servizi digitali tra i privati e la burocrazia sono stati definiti in una legalissima policy di fair play con relativi contratti e concessioni di responsabilità. Però il concetto pecca di grave faciloneria a discapito non curante la legge 267 del 2000 sull’accesso agli atti, ed altrettante; ma anche nel secolo scorso quando simili tecnologie sarebbero state supportate, in generale sarebbe stata una grossolana leggerezza come si é già visto recentemente per la cecità nei confronti di cardinali articoli costituzionali che negano ogni intervento bellico ed altre disposizioni fondamentali che gli ultimi tre governi hanno dimenticato prima di autorizzare o decretare ignorando ruoli, cause, conseguenze e principii.
Ci vorrà ancora tempo per debellare il berlusconismo abusivo nella Repubblica Italiana ma nonostante il trapasso stesso di chi lo ha sospinto, determinati personaggi che muovono i fili dei nostri parlamentari ipnotizzano il paese a favore di specifiche sfere parastatali meno che parassite.
Quindi quando il burocrate di turno allo sportello o dietro il salva-screen del computer richieda per un semplice qualsiasi documento presso l’ Agenzia Entrate, alle Poste Italiane, ai patronati o ad ogni tipologia di uffici, sappia che ha torto marcio nel richiedere tali direttive nate inquinate e che il primo ad essere stato truffato é egli stesso non solo nella qualità di operatore o dipendente o funzionario amministrativo, pubblico o privato; perché la richiesta delle applicazioni in questione é una stupidaggine logica e non artificiale, prima che un arrogante pretesa di casta o lobby di qualche gruppo misto della mala gestio giuridica e sociale.
- Il caso internazionale di Assange é contraddittorio proprio perché dati, notizie ed informazioni sarebbero stati accessibili già da allora ad ogni informatico ed ancora oggi almeno bravino nel masticare almeno una buona “insalata di matematica”: le competenze informatiche statali sono arrivate dopo i privati e sono maturate tardi nell’accorgersi di averli fatti dilagare per ogni dove in deregulation di partenza. (di qui anche la spiegazione del diffondersi a macchia d’olio delle teorie “terrappiattiste” che ne difendono la metafora).