Aldo Bianchini
SALERNO – Nella vicenda che sta travolgendo il dr. Enrico Coscioni (primario della cardiologia di elezione e da qualche mese reggente anche di quella d’urgenza -dopo il prepensionamento del dr. Severino iesu– in una sorta di riunificazione delle due divisioni nelle mani di un solo uomo, come volevano un po’ tutti, compresi i cento rivoluzionari della Torre) è intervenuto con decisione il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona dr. Vincenzo D’Amato con un comunicato secco, preciso ed inequivocabile di cui è molto difficile trovare traccia nel passato, remoto e/o recente, di un’azienda pubblica e privata del salernitano.
E lo ha fatto, il dr. D’Amato, con una semplicità quasi disarmante, nel segno di una corretta professionalità manageriale inusuale per la nostra realtà; una semplicità connessa ad una professionalità che, insieme, hanno letteralmente spiazzato tutti, dalle istituzioni fino alla stampa, tanto è vero che invece di riflettere su quanto sta accadendo al Ruggi c’è stato subito qualcuno che ha titolato: “Il DG contro i giudici: <Basito>, ma tace su come organizzerà cardiologia” (leCronche.it) ovvero “Quella garza dimenticata e l’intervento imprudente” (Il Mattino); ed ancora “La “Torre cuore” si svuota e al Ruggi sparisce anche il reparto lasciato da Iesu – Il manager D’Amato si dice «basito» per la sospensione di un anno di Coscioni” (sempre Il Mattino), ma anche gli altri giornali non lesinano attacchi al D.G. per offrire larghi spaccati di sostegno all’azione della magistratura con tutta evidenza di un sudditanza pericolosa. Il tutto nell’ottica di quel fuorviante rapporto magistratura-stampa che apre al tritacarne mediatico-giudiziario. Chiedo scusa per l’affronto ma alla redazione salernitana de Il Mattino vorrei sommessamente ricordare che “il reparto lasciato da Iesu” non è sparito nel nulla per opera divina e/o malefica, è stato semplicemente riaccorpato in un’unica “cardiochirurgia” come del resto volevano anche i cento ribelli della Torre che, loro sì che sono rimasti basiti, non hanno di certo gradito che come capo del riunificato reparto ci fosse Coscioni.
Ma vediamo cosa ha scritto il direttore generale di una delle più grandi aziende ospedaliere del mezzogiorno:
- “”Resto alquanto basito dell’emanazione di questo forte provvedimento che scaturisce da un quadro indiziario giudicato dal GIP ‘grave’, e che coinvolge il dott. Enrico Coscioni, Direttore del Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare, e ben altri 4 medici di questa Azienda. Mi auguro che i cinque sanitari indagati, siano ascoltati al più presto, e riescano a chiarire la propria posizione, fornendo ulteriori elementi utili alle indagini e che l’intera vicenda, al momento ancora in fase istruttoria, possa essere definita al più presto. È altresi’ evidente, che il dispositivo non può non ripercuotersi sulle attività di cardiochirurgia per le quali il Ruggi è a tutt’oggi, struttura di rilievo nazionale, alla quale gli assistiti, provenienti non solo dall’ambito provinciale, continuano a rivolgersi con fiducia””.
Ebbene, almeno io, non ci trovo niente di scandaloso e neppure di oltraggioso verso la magistratura che in tanti vogliono ad ogni costo difendere in maniera melensa e supina, pur pensandola in maniera assolutamente diversa e non per partito preso ma per una ragione di fondo legata alle continue cavolate che “molti magistrati inquirenti” commettono lasciando dietro di loro una scia lastricata di pesanti errori giudiziari. Ed io aggiungo, anche per colpa di tutti quegli investigatori (Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Carabinieri, Vigili Urbani, Guardie campestri, Guardie forestali, ecc, ecc.) che quando verbalizzano un’ipotesi di reato pensano già di aver vergato una sentenza passata in giudicato.
Non credo assolutamente che dare ad un provvedimento giudiziario l’appellativo di “forte” possa o debba per forza significare un attacco alla magistratura: il provvedimento nella sua specifica identificazione è “molto forte” se si pensa che la Procura aveva chiesto addirittura l’arresto del dr. Coscioni (non avendo il provvedimento non so se era stata chiesta la stessa cosa anche per gli altri malcapitati: nove mesi a carico di Gerardo Del Negro – cardiochirurgo e Pietro Toigo – anestesista; sei mesi per Francesco Pirozzi – cardiochirurgo e Aniello Puca – chirurgo vascolare) che fortunatamente il gip Piero Indinnimeo ha trasformato in una sospensione dall’attività sanitaria per dodici lunghi mesi.
Il d.g. D’Amato ha, invece, esercitato soltanto il suo ruolo che non deve mai essere supino a nessuno (politica compresa !!) e di estremo equilibrio e indipendenza nell’ottica di una sempre migliore organizzazione ed efficienza del “modello lavorativo” che soltanto a lui spetta offrire alla collettività; da questo punto di vista sembra ancora più chiaro il suo messaggio che non contiene alcuna facinorosa ribellione, piuttosto una sana e giustificata preoccupazione per una Torre del Cuore che si è svuotata non per colpa del d.g. ma per effetto di molti pensionamenti previsti, alcuni dei quali anticipati per motivi di interesse personale dei singoli pensionandi.
La vicenda giudiziaria, che ha investito il dr. Enrico Coscioni come un treno in corsa, rimane assolutamente ingarbugliata tra il ricorso anonimo di un vigliacco, le presunte inadempienze organizzative dell’intervento chirurgico (follia pura sostenere che “… contravvenendo alle linee guida del settore, Coscioni non convocò l’«heart team» che avrebbe dovuto prevedere le complicanze derivanti dall’intervento …”, per dirlo bisogna solo credere ad un infantilismo acuto dell’esperto cardiochirurgo) e una maledetta garza di 8 cm. (la cui assenza era stata segnalata dal “contatore automatico”) alla quale nessuno ha dato l’importanza dovuta.
Ed infine, a disdoro di tutti quegli uccellacci che predicavano e predicano sulla “tragedia della Torre” che si svuota e sull’inerzia del d.g. ecco arrivare l’ennesima risposta precisa – professionale e rapida da parte di D’Amato con la nomina del dr. Walter Longanella alla guida pro-tempore della cardiochirurgia salernitana.