by Luigi Gravagnuolo 6 Marzo 2024
7 ottobre 2023, e se gli incursori di Hamas, invece di trucidare 1.200 Ebrei e di rapirne 250, si fossero limitati alla sola cattura degli ostaggi?
D’accordo, la storia non si fa con i se, ma porsi la domanda e darsi delle risposte aiuta a capire gli obiettivi dei miliziani al comando dello spietato Yahya Sinwar.
La prima risposta è questa: se Hamas avesse catturato gli ostaggi senza la strage, la causa palestinese dal punto di vista diplomatico e del consenso delle opinioni pubbliche mondiali sarebbe stata più forte. Sarebbe stato semplice per Hamas ricordare al mondo che nelle carceri israeliane sono tenuti in cattività 5.200 Palestinesi, tra i quali anche anziani, donne e bambini, spesso costretti in cattività sulla base di meri sospetti o di vaghi indizi. Il ratto degli ostaggi sarebbe stato perciò finalizzato alla liberazione di un gran numero di carcerati palestinesi, obiettivo che forse Hamas avrebbe anche ottenuto. Il consenso tra i Palestinesi di Gaza, della Cisgiordania e della diaspora, nonché tra le popolazioni musulmane del mondo sarebbe stato indiscutibile. E i musulmani nel mondo sono circa due miliardi!
Le stesse opinioni pubbliche dell’Occidente avrebbero in maggioranza e senza incertezze simpatizzato con quell’operazione. L’isolamento di Netanyahu nel mondo si sarebbe accresciuto e nella stessa Israele, attraversata in quei giorni dalle grandi manifestazioni contrarie alla riforma della giustizia, la posizione del premier sarebbe stata incrinata. Lo smacco di non aver saputo garantire la sicurezza dei confini sarebbe stato imperdonabile agli occhi degli Israeliani e forse oggi ci sarebbe stato un nuovo governo a Tel Aviv.
E invece Hamas ha voluto la strage. La più efferata, atroce che potesse concepire. Il lettore si fidi e, se proprio pensasse che sto esagerando, vada a cercare sul web le immagini e i video di quella carneficina. Ma prenda prima una Tavor, sono immagini orripilanti!
Perché dunque Hamas ha commesso un gesto così eclatante?
In primo luogo, per terrorizzare il popolo israeliano e tutto l’Occidente, alla maniera dell’Isis sotto Al Baghdadi. In secondo e più rilevante luogo, per scatenare la reazione altrettanto feroce di Israele, indurla a colpire senza pietà il popolo palestinese e, conseguentemente, determinare un moto di indignazione nell’opinione pubblica musulmana nel mondo, tale da provocare la discesa in guerra degli Stati arabi – Libano, Siria e Iran su tutti – contro Israele. La guerra mondiale, o quanto meno regionale, questo e non altro era lo scopo del 7 ottobre!
L’aver per anni distratto i fondi degli aiuti umanitari destinati a Gaza da tutto il mondo a sostegno della sua popolazione, per costruire tunnel e bunker sotterranei, accuratamente collocati sotto ospedali, moschee, scuole, condomini residenziali è stato finalizzato a tenere in ostaggio la popolazione civile palestinese, ad usarla come scudo umano e costringere Israele a colpire i civili, in modo da accrescere l’indignazione del mondo intero contro la palese sproporzione tra l’attacco ricevuto e la risposta militare di Tel Aviv, ben ultronea rispetto al legittimo diritto alla difesa.
L’obiettivo è stato ottenuto solo in parte, nella parte cioè che attiene alla risposta di Israele. È fallito però per quanto riguarda la discesa in campo contro Israele degli Sati arabi. Neanche l’Iran ha osato dichiarare guerra ad Israele, limitandosi a sostenere atti di rappresaglia condotti da Hezbollah ai confini nord di Israele e dagli Houthi dello Yemen nel Mar Rosso. Il Qatar, che pure ha storicamente finanziato e fiancheggiato Hamas si è defilato, proponendosi anzi come mediatore. Così l’Egitto – Hamas si attendeva la rivolta dei Fratelli Musulmani – e gli altri Paesi. È stato altresì mancato il colpo grosso di un’aperta discesa in campo della Russia e della Cina. Certo, alle due potenze fa comodo tenere impegnato l’Occidente a Gaza, ma finora non sono andate oltre il fiancheggiamento diplomatico e, magari, la fornitura di armi, se pure c’è stato.
Ha invece, finora, funzionato la diplomazia di Blinken, coadiuvato dall’UE. La guerra regionale, preludio a quella mondiale, è stata scongiurata. Ma quella di Gaza è ancora in corso.
In tale scenario la variabile impazzita – letteralmente impazzita! – è la destra fondamentalista israeliana.
Netanyahu sta ripetendo con troppa insistenza che ‘Israele ha l’arma’ – leggi: la bomba atomica – e che i Palestinesi devono obbedire e sottostare al tallone degli Ebrei, altrimenti… Ancora peggio il Ministro della Guerra, Yoav Gallant, che mostra in video delle isole artificiali dove deportare i Palestinesi! USA, UE e UK non riescono a controllare e contenere questa deriva. La stessa opposizione israeliana, pur coraggiosamente mobilitata, non ha la forza per depotenziare la destra fondamentalista.
Un genocidio in corso non c’è, per ora. Sotto questo rispetto è corretta la posizione di Roberto Cenati, presidente dimissionario di ANPI MIlano. Ma non è escluso che i leader di Tel Aviv possano tentare di perpetrarlo.
E il tempo passa, e più passa, più aumenta il rischio che le popolazioni musulmane del mondo esplodano imponendo ai loro governi di intervenire sul campo.