da Antonio Cortese (giornalista)
Il conflitto sovietico dura da qualche anno e ogni due o tre mesi, fondi europei e non solo, riforniscono Kyev. Senza alcun cessate il fuoco.
La domanda rampicante è: “…e se questo salasso a spese degli innocenti contribuenti di mezzo pianeta fosse mai una sorta di riciclaggio autorizzato?”.
A differenza degli orrori in Palestina di cui la maggior parte delle nazioni ne assistono impotenti le vicende, dai giorni della difesa del Donbass ad oggi risulterebbe difficilissimo giustificare i costi di una guerra voluta e provocata dagli “Ucraini americani” e che da Mosca é una semplice difesa sovietica con interventi bellici a richiesta e difesa degli stessi ex russi.
A parte la questione di parte o partigiana per cui come tanti altri in Europa mi vede “sine accusatio” nei confronti del premier del Cremlino, sembrerebbe che molti capi di stato decidano in mancanza di autonoma coscienza, essendo in realtà manovrati psicologicamente da qualche finanziere o banchiere, borsista o lobbista internazionale allo scopo di indirizzare tali numerose ed ingenti energie economiche sotto le ignote e speculative mattonelle di qualche “Totò e Peppino e la banda degli onesti guerrafondai”.
Tali scacchieri fantasma saprebbero rispondere come mai altri conflitti vengano o siano stati risolti con nemmeno il dieci per cento di ciò che gli americani spesero non solamente in mezzi dispiegati, per Iraq ed altre drammatiche operazioni come peggio ancora ad Aleppo fino a quei brevi e semplici quaranta chilometri di Gaza adesso? ( all’attenzione tivù e dei più, ma in realtà dal dopoguerra sarebbero quaranta anni di conflitto per quaranta chilometri di menefreghismo generale).
Infine se é vero che l’Europa é ancora in fase di costituzione ed integrazione territoriale, tra membri e partecipazioni nazionali vecchie e nuove, perché dovrebbero gli europei distrarsi specie economicamente al braccio di ferro tra stelle, strisce, falci e martelli? ( va ricordato che con Svizzera e Albania nel continente Europa e altre otto nazioni negli altri sei o sette, sono più o meno dieci i paesi che da circa un anno non fanno più merenda con la Nato se non per qualche caffè ristretto).