Aldo Bianchini
SALERNO – Se qualcuno mi avesse detto che con la “Marcia su Roma” il governatore Vincenzo De Luca avrebbe sciolto le briglie della biga in piena libertà (biga che guida e governa da oltre trent’anni con migliaia e migliaia di cavalli al traino sotto torchio e poderose sferzate) non ci avrei mai e poi mai creduto.
Di fronte ad un fatto così palesemente fascista (se è ancora utile e possibile utilizzare questo termine) il mondo della sinistra tace, si rintana e non reagisce perché De Luca, oggi come ieri, è capace di muovere a suo piacimento intere falangi di peones (donne, uomini, mercenari, femministe, lesbiche, gay, ma anche affaristi di piccolo – medio e alto bordo) che portano voti e consensi. Se la marcia fosse avvenuta al contrario, cioè da parte della destra, probabilmente si sarebbe mosso anche l’incanutito Joe Biden (e non soltanto per il colore dei capelli) spostando qualche portaerei dall’area del medio oriente verso il golfo di Napoli in difesa della sinistra; dalle nostre parti invece si leverà, contro la sinistra, soltanto e timidamente qualche rappresentazione satirica e nulla più.
Non ero presente, non ho ascoltato e, quindi, non so cosa ha mai detto il kaimano di fronte al cosiddetto “Parlamento sovrano”; stando ai report giornalistici ed alle illazioni provenienti dai social avrebbe pronunciato epiteti molto irriguardosi nei confronti della premier Giorgia Meloni che è “una donna femmina”; la prima vera donna al comando della nostra Nazione che dovrebbe essere idolatrata da tutte le donne ed anche dalle femministe più sfegatate; diventa invece oggetto delle violenze verbali del governatore della Campania, una delle Regioni più importanti d’Italia, un governatore che potrebbe rischiare, sulla carta, di beccarsi almeno una querela per calunnie, per non pensare ad altro.
Dico questo perchè a Salerno c’è stata subito la plastica dimostrazione che le mie teorie non sono frutto solo di fantasia giornalistica; difatti alla vibrata e giustissima protesta elevata da Roberto Celano (neo coordinatore provinciale di Forza Italia) ha fatto subito eco la risposta infiammata e piccata dell’assessore comunale dott.ssa Paki Memoli, presente a Roma, (con il silenzio ovattato della consigliera comunale dott.ssa Barbara Figliolia anch’essa presente Roma, con la quale a volte mi confronto tramite whatsapp e dalla quale mi aspetterei una presa di posizione netta e senza ombre) che, da ottima femminista, pur non inaugurando panchine rosse ha letteralmente aggredito il consigliere comunale di Forza Italia; e lo ha fatto, devo riconoscere, con argomentazioni sicuramente suggestive con una esposizione letterale in termini di linguaggio scritto che pochi possono vantare nella nostra città. Anche se mi è parso, scusate l’ardire, che mentre nei suoi commenti Celano dice “a”, la Memoli risponde “b”.
Alla dott.ssa Paki Memoli (che non conosco direttamente e con la quale, comunque, in passato c’è stata qualche sfumata frizione, sempre e solo giornalistica), nel riconoscerle dunque questa grande proprietà di linguaggio che affascina e trascina il disattento osservatore sulle sue ragioni, non posso non mandarLe a dire che ha semplicemente torto marcio. Capisco benissimo che io non sono nessuno, sono però un uomo libero che proprio per rimanere tale non ha chiesto e né accettato prebende dai politici di qualsivoglia genere; neppure una delle famose “pizza con birra” molto spesso evocate dal governatore-kaimano come compenso per gran parte dei giornalisti nostrani (e nessuno si è mai ribellato !!). Capisco anche che sono un giornalista anomalo, fino al punto che neppure Roberto Celano (che oggi in buona sostanza sto sostenendo liberamente e convintamente –cosa che non ha fatto nessuno) mi ha mai degnato di un comunicato stampa.
So per certo che io, al posto della Memoli, non sarei mai e poi mai andato in marcia a Roma; o quanto meno avrei subito fatto un netto distinguo per non essere incluso in quelle squallide truppe cammellate che da tre decenni sostengono l’ex sindaco di Salerno.
Veda, dott.ssa Memoli, lei è una donna dalla grande professionalità e dall’immagine anche forte e decisa, pur volendo ammettere che Roberto Celano possa essere vittima di “turbe amnesiche” (e così non è) e che abbia esagerato (e così forse è) nel chiedere le dimissioni sue e quelle della Figliolia, bisogna sempre avere la mente lucida e contare fino tredici per non farsi prendere dalla rabbia per la potenziale “lesa maestà” avanzata da Celano nei confronti indiretti di De Luca, che non si chiama Memoli ma De Luca. Continui pure a selezionare i pulpiti e ne scelga almeno un paio come riserva, perché se le rimane soltanto quello di De Luca la situazione potrebbe diventare davvero ingestibile e poco edificante per una professionista della sua dimensione.
Sulla vicenda ci sarebbe, ovviamente, da scrivere un fiume di parole; preferisco fermarmi con la considerazione che un amico mi ha espresso dopo la marcia su Roma: “Non capisco una cosa, è mai possibile che tutti gli uomini di cultura e tutte le donne in carriera siano schierate nella sinistra e che a destra addirittura le donne-femmine diventino come maschiacci inviperiti ed antifemministi, tali da poter essere ingiuriate con parolacce e aggredite volgarmente senza che nessuna altra donna si rizeli ?”.