Aldo Bianchini
SALERNO – Tutti assolti, dunque, nel processo per il fallimento proprio e improprio della IFIL-C&D in cui l’imputato eccellente era il dr. Piero De Luca (parlamentare nazionale del PD e figlio del governatore Vincenzo De Luca) accusato di “bancarotta impropria” che essendo già come accusa una sorta di “forzatura giudiziaria” è naufragata dinanzi al collegio giudicante che non ha accolto le famose “suggestioni del PM” (parole dell’avv. Andrea Castaldo, difensore del deputato).
Assolti insieme al deputato anche gli altri imputati: Luigi Avino, Emilio Ferraro, Marianna Gatto e Valentina Lamberti, mogli di Amato e Del Mese. Per tutti il pm Francesco Rotondo aveva chiesto dai due ai tre anni. Nello specifico per il deputato De Luca la pubblica accusa (alias il succitato PM) aveva chiesto due anni e due mesi che a chi legge distrattamente sfugge la velenosità della richiesta; quei due mesi oltre i due anni la dicono lunga sull’autotutela che gli stessi magistrati sanno innalzare a loro protezione; quei due mesi, difatti, avrebbero comportato danni ancora più seri di quelli connessi ad una eventuale sentenza di condanna di un parlamentare nazionale.
Tutti assolti tranne uno, il mitico Peppino Amato alias Giuseppe Amato junior, nipote diretto del mitico Peppino Amato, che per le sue inopportune e inconcludenti dichiarazioni accusatorie si è beccato uno scapaccione dal collegio giudicante che gli ha voluto dare una lezioncina per farlo imparare a campare; i due mesi infertigli sono soltanto una carezza benevola.
Nutrito e di primo livello lo schieramento degli avvocati difensori: tra gli altri, Mariano Salvo, Michele Tedesco, Luigi Gargiulo, Maurizio De Feo e Vincenzo Caliendo; oltre beninteso al già citato Andrea Castaldo).
Come avevo già scritto nel precedente articolo (pubblicato il 5 febbraio scorso) siamo stati costretti ad assistere prima ad una travolgente inchiesta giudiziaria in quanto sembrava che dovessero scattare le manette per molti degli imputati e poi ad un’assoluzione scontata perché “il fatto non costituisce reato” (almeno per Piero De Luca); un processo inutile che è costato alla comunità un mucchio di soldi pubblici.
Un conoscente mi ha telefonato per esprimermi le sue considerazioni sull’assoluzione dicendomi in poche parole: “Vabbe, grazie che tutti sono stati assolti, in mezzo a loro c’era il figlio di De Luca !!”.
L’ho rintuzzato malamente ed ho cercato di spiegargli che la presenza di Piero non c’entra un fico secco con la garanzia di un’assoluzione perché così come era partito il caso sembrava davvero la fine di un impero. Alla prova dei fatti, però, c’è stato un collegio giudicante che non si è lasciato prendere, come dicevo, dalle suggestioni del PM ed ha mandato tutti assolti.
Ed ho continuato dicendogli che questa macchietta del processo IFIL-C&D non è altro che la più plastica delle trasposizioni che danno l‘esatta dimensione di come viene amministrata la giustizia in questo Paese/Nazione.
In questa nostra realtà, difatti, il Pubblico Ministero (PM) sentendosi giustamente nei panni della pubblica accusa si convince che il suo compito è soltanto quello di accusare e mai, e poi mai, quello più lecito, come la legge vorrebbe, di ricercare la verità andando a scovare anche le prove di innocenza e non soltanto quelle della colpevolezza presunta. Difatti la verità non è soltanto sinonimo di colpevolezza, molto spesso lo è anche di innocenza. E poi vorrei che qualcuno mi spiegasse come è possibile che soltanto i giudici del collegio, pur avendo studiato sugli stessi libri del PM, sanno che un fatto non costituisce reato.
E se a questo si aggiunge la squallida realtà di investigatori (tutte le forze di polizia, chi più e chi meno) che, forse unti dal Signore per fare tutti gli “Sherlock Holmes”, cadono soventemente nell’arbitrio di considerare i loro rapporti alla stregua di sentenze passate in giudicato (e cosa più grave è che molto spesso i PM cadono nella trappola delle suggestioni che anche Carabinieri – Polizia e Guardia di Finanza costruiscono ad arte, e non soltanto nei sogni, ecco che la frittata è fatta.
Qualcuno ha scritto che il collegio difensivo ha mostrato tratti eroici nello smantellare le accuse una per una; non sono d’accordo, gli avvocati fanno solo il loro mestiere e quasi sempre lo fanno anche bene, senza eroismi di maniera; qui non ci sono eroi ma soltanto investigatori-uomini che non sanno fare fino in fondo il loro mestiere e noi ne paghiamo le conseguenze in termini di sperpero di denaro pubblico e di giustizia ingiusta.