VALLO di DIANO: è sempre neglia fitta

 

Aldo Bianchini

La nebbia nel Vallo di Diano

VALLO di DIANO – L’articolo di oggi è soltanto una piccola appendice a quello dell’altro giorno in cui scrivevo l’elenco di tutte le anomalie dell’attuale “sistema politico valdianese” capace di perdere inopinatamente tutto ciò che i padri di quello stesso sistema erano stati capaci di creare dal nulla ed a far emergere quel territorio da un passato ancora più triste di quello di oggi che sembra avvolto sempre di più in una fitta nebbia. Una nebbia che il prof. Rocco Cimino ha brillantemente descritto nella sua poesia in vernacolo “La Neglia”  (in stretto dialetto teggianese).

Non è affatto difficile incontrare per le vie del Vallo persone sempre più numerose che incominciano a prendere coscienza che per risolvere il “problema neglia” non è poi tanto complicato, almeno non è come il problema della nebbia in Val Padana.

Per quella nebbia, che era ed è soltanto climatica, un sognatore una quarantina di anni fa propose televisivamente la sua soluzione:

  • A fine anni ’80 riscosse molto successo la trasmissione televisiva della Rai Portobello, condotta ed animata dall’indimenticabile Enzo Tortora e nella quale erano ospiti e protagonisti simpatici e eclettici inventori in erba scovati negli più angoli più reconditi della penisola. In particolare, nel 1979, in una delle puntate della seguitissima rubrica, fece notizia la strana proposta di un signore di Milano: abbattere il colle del Turchino, l’ultimo baluardo montuoso che separa la Valpadana dalla Liguria, onde consentire, nella stagione fredda, all’aria umida e nebbiosa che affliggeva le pianure del Nord Italia, di trovare una comoda via di fuga verso il Golfo ligure.

Per il Vallo di Diano è sufficiente, quando ci si reca al seggio elettorale, non votare più per questa classe politica odierna e centellinare molto sapientemente a chi destinare il proprio consenso; tutto qui.

Ma c’è anche un altro aspetto del depauperamento delle risorse socio-imprenditoriali-economiche che in maniera rumorosamente silenziosa sono andate via dal Vallo di Diano senza che nessuno alzasse la voce seriamente; è sufficiente ricordare a tutti “la cena delle beffe” consumata a Lagonegro tra gli avvocati valdianesi e lagonegresi che tra un bicchiere di vino e uno di digestivo si giocarono le sorti della destinazione del Tribunale che da Sala Consilina passò a Lagonegro.

Ma di un paio di altre cose ce ne dimentichiamo, me per primo, quasi tutti; le due banche di credito patrimonio del Vallo di Diano

Dimentichiamo due scippi importanti e strategici per il Vallo di Diano: la perdita della Bcc di Sassano e della Bcc di Buonabitacolo da parte della solita Vallo della Lucania, poi finite, addirittura, ad Agropoli. Il tutto nell’indifferenza e il silenzio di tutti. Silenzio ed indifferenza come in tutte le altre sottrazioni elencate nel precedente articolo.

Io credo che  questo clamoroso scippo sia stato il colpo più sentito per l’economia del Vallo di Diano che oggi è senza un riferimento economico espressione del proprio territorio; espressione che trova un validissimo riferimento, per fortuna, nella “Banca Monte Pruno” che pur arrivando dall’esterno e grazie all’attento management di Michele Albanese ha, in grossa parte, sostenuto l’economia di un intero territorio, soprattutto dopo il tracollo delle due predette BCC che erano onore e vanto della creatività valdianese.

 

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