da Giuseppe Amorelli (avvocato – scrittore)
Anche quest’anno il Festival di Sanremo giunto alla settantaquattresima edizione, si svolgerà presso il Teatro Ariston.
“Una nuova iniziativa, volta a valorizzare la canzone italiana, è stata recentemente promossa dalla Rai e avrà, questa settimana, la sua realizzazione conclusiva. L’intento principale è quello di promuovere un elevamento nel campo della musica leggera italiana, compatibilmente con i presupposti «popolari» propri del genere in sé stesso, ma in maniera da colmare le sensibili manchevolezze che vi si riscontrano oggi, e da soddisfare le sia pure elementari esigenze estetiche che anche la canzone in quanto espressione musicale, propone… D’intesa con la direzione del Casinò Municipale di Sanremo, la Rai ha ora indetto un «Festival della canzone italiana» che culminerà in una serie di manifestazioni pubbliche nei giorni 29, 30 e 31 gennaio presso il “Casinò di Sanremo.” Così si esprimeva il “Radiocorriere n° 5 del 28 gennaio 1951 fornendo i dettagli relativi al primo festival della canzone italiana. Infatti 29 gennaio 1951, alle 22, il brillante presentatore Nunzio Filogamo dichiarò aperto, dal Salone delle Feste del Casinò Municipale di Sanremo, il primo Festival della Canzone italiana che era , qui la peculiarità, trasmessa in diretta radiofonica a milioni di persone e davanti a un pubblico, che era seduto a tavolino tipo cafè-chantant, non molto numeroso e , dicono le cronache dell’epoca, poco attento alla manifestazione canore. Famoso rimane e forse anche attuale, vista la pandemia di oggi, lo slogan, lanciato da Nunzio Filogamo, destinato a entrare nell’immaginario collettivo nazionale: “Miei cari amici vicini e lontani…”. La Kermesse canora prevedeva che le venti canzoni finaliste, selezionate tra le 240 giunte alla commissione esaminatrice dalle varie case editrici, e presentate da Nilla Pizzi”, Achille Togliani e il Duo Fasano, davanti al pubblico del Salone delle Feste, venissero eseguite dall’«Orchestra della Canzone» diretta dal maestro Cinico Angelini e composta da otto elementi. Al termine delle due serate preliminari, tra le dieci canzoni giunte alla finale di mercoledì 31 gennaio 1951, furono scelti i tre brani vincitori da una giuria composta dalle persone presenti in sala, e presieduta dal maestro Razzi per la Rai, Pier Bussetti per il Casinò, Giovanni Asquasciati, vice sindaco di Sanremo, Mario Sogliano, capo ufficio stampa della casa da gioco, Nunzio Filogamo, l’avvocato Nino Bobba e una signora (il cui nome è rimasto ignoto) in rappresentanza del pubblico.
Come da regolamento le canzoni da cantare venivano affidate da una commissione artistica del festival ai vari cantanti per cui non erano gli artisti a scegliere il brano musicale. Ancora non era giunto il tempo dei “cantautori”. Solo al festival del 1958, quando fu presentato uno strano brano, che si discostava dal genere musicale imperante, scritto da Franco Migliacci e che nessuno volle cantare, fu affidato al suo coautore Domenico Modugno , la canzone che poi risultò vincitrice: Nel blu dipinto di blu.
Il Festival della canzone italiana infatti nasce in una epoca in cui l’Italia era appena uscita dalla guerra e ne subiva ancora le ferite, che ancora si sentiva in parte contadina e combatteva la ulteriore battaglia contro l’analfabetismo.
La canzone italiana era ancora pura espressione di un sentimento, legata al binomio cuore-amore, non erano ancora nati i “cantautori” che solo alla fine degli anni 60, portarono una ventata di cambiamento nel panorama musicale italiano, proponendo brani intrisi di profonda idealità e ribellismo. Infatti, alla prima edizione del festival risultò vincitrice il brano scritto da mario Panzeri: “Grazie dei Fior” cantato da Nilla Pizzi.
Da sempre il festival di Sanremo, il festival della canzone italiana, risulta la manifestazione “culturale” italiana più controversa, tutti dicono di non guardarla ma fa sempre ascolti record.
Oggi come allora il festival è stato creato dalla case discografiche. È fatto e creato appositamente per promuovere il cantante di turno attraverso musica creata ad arte per piacere a tutti e a nessuno.
Infatti gli artisti che partecipano al Festival, hanno una canzone scritta e creata solo per questo, fatta secondo i suoi canoni.
Nel 1967, il grande ed indimenticabile Luigi Tenco dovette “adattare” al festival un suo brano dal titolo “Li vidi Tornare” che aveva uno sfondo ed un significato di protesta contro la guerra, con il brano “Ciao amore Ciao”. Il risultato è noto a tutti.
Quasi mai i grandi artisti hanno primeggiato al festival. Basti pensare a Lucio battisti che vi partecipò nell’anno 1969 in coppia con Wilson Picket con il brano: “Una avventura” che fu ed è un gran successo, ma che al festival arrivo tra gli ultimi.
Il Festival che nasce nel salone delle feste del Casinò di Sanremo, per passare poi nell’anno 1976 al teatro Ariston sempre in Sanremo , non è solo semplicemente la rassegna della canzone italiana, in cui partecipano sia i ragazzi usciti da “Amici” che i matusa, rimane il “palcoscenico” in cui si esibisce il costume italiano. Nata come esternazione di sentimenti o stati d’animo di vario genere, ha via via assunto molteplici connotati: di protesta sociale, di canto liberatorio, di divertimento. Dietro di essa si muovono molteplici interessi: di pubblico, di case discografiche, di mercato, di “gossip” Il Festival è sopravvissuto alla contestazione degli anni Settanta, ai cambiamenti di mode e costumi. La sua vitalità non conosce una fine. E’ interessante conoscere l’opinione sul festival della Canzone Italiana.
«Se si trattasse di una gara di ugole. Se io pensassi di essere attrezzato per fronteggiare delle ugole sicuramente migliori della mia, se fosse solo un fatto di corde vocali, la si potrebbe ancora considerare una competizione quasi sportiva, perché le corde vocali sono pur sempre dei muscoli. Nel mio caso dovrei andare ad esprimere i miei sentimenti o la tecnica con i quali io riesco ad esprimerli, e credo che questo non possa essere argomento di competizione».
Cosi Fabrizio De André sul Festival di Sanremo
“È cominciato ed è finito il Festival di Sanremo. Le città erano deserte; tutti gli italiani erano raccolti intorno ai loro televisori. Il Festival di Sanremo e le sue canzonette sono qualcosa che deturpa irrimediabilmente una società.”
Cosi Pier Paolo Pasolini
«No, non guardo Sanremo”. Una volta le case discografiche mandavano la canzone migliore che avevano, arrivavano le migliori canzoni. Era il Festival della canzone, non era neanche importante chi la cantasse. Poi le case discografiche si sono accorte del potere rituale che Sanremo ha per l’Italia e adesso fanno il prodotto finito e lo mandano a Sanremo. Da lì la televisione si accorge che lo spettacolo di Sanremo funziona (arriva non solo in Italia ma anche fuori), e allora si appropria di Sanremo e lo fa diventare lo squallido spettacolo che è adesso»
Sanremo era la chance della vita. C’era gente che andava a Sanremo dicendo: “Se non vinco mi ammazzo”. All’inizio non era così, la canzone usciva e la cantavano anche in Giappone. Era tutta un’altra cosa, era un fatto anche economico, globale quello delle canzoni che andavano a Sanremo perché erano state scelte da un editore. Avevano dei filtri già talmente importanti che la canzone di m***a non arrivava a Sanremo, invece adesso ci arrivano soprattutto quelle di m***a» Così Gino Paoli
“Sanremo non significa niente e non a caso ho partecipato con Gianna che non significa niente”. È il 1978 e Rino Gaetano esordisce al Festival di Sanremo con Gianna. Rino Gaetano “Qualcosa da dire sul festival, Gaetano?”. “Certo. Io penso che Luigi Tenco dieci anni fa sia morto di noia”.
Niccolò Fabi critica Sanremo: “Un soffritto per accontentare tutti. Più televisivo che altro” “Mi sembra veramente come se avessero deciso: ‘prendiamo un po’ di aglio, una cipolla, olio…‘. Un po’ di tutto per fare qualcosa che in qualche modo sia rappresentativa di tutti i vari target di ascolto televotanti”.
Comunque “buon festival della canzone Italiana” a tutti