Aldo Bianchini
SALERNO – Oggi preferisco non soffermarmi più di tanto sulla vicenda giudiziaria che ha travolto Nicola Oddati considerato fino a qualche settimana fa alla stregua di uno “stakanovista” del Partito Democratico in Campania ed in altre regioni del sud quali la Calabria e la Puglia; e sappiamo tutti che questo appellativo in politica viene letto come una grande capacità di controllo delle varie anime di un partito, di recupero di fondi (leciti e illeciti, poco importa !!) da utilizzare (si spera !!) per l’organizzazione del partito, di aggregare e fare proseliti e quindi voti per il partito, di rispondere incondizionatamente agli ordini perentori del capo partito, di pagare infine (se c’è d pagare !!) anche sul piano penale senza coinvolgere nessuno … tanto alla fine lo stakanovista verrà sempre e comunque recuperato perché passata la tempesta ritornano gli stessi uccelli a far festa.
Ebbene il dr. Nicola Oddati racchiude in se un po’ di tutte queste specialistiche visioni della politica ai limiti, anzi sulla lama del rasoio tra la legalità contenuta e l’illegalità diffusa.
Ma, come detto in apertura, oggi voglio dedicare ad altro il tema politico squarciato prepotentemente dalla vicenda Oddati nell’ambito del Partito Democratico locale e nazionale.
Il tema attiene la delicatissima questione dei tesseramenti e delle primarie; due momenti che seppure di grande risalto pubblico restano ben circoscritti nell’ambito privato del partito e solo raramente consentono ai magistrati di entrare per rompere le famigerate consorterie che inevitabilmente nascono e proliferano al suo interno.
In queste settimane tutti stiamo assistendo alle vergognose rivelazioni di chi da decenni foraggia i partiti con lo scopo di ottenere incarichi, appalti e prebende senza il minimo tentennamento: ad esempio l’imprenditore Musella nel caso Oddati avrebbe dichiarato agli inquirenti: “”… Nicola mi ha detto, io devo aiutare sia in Calabria che in Puglia i miei referenti, la nuova corrente politica che ho fatto, hai qualche possibilità? Poi ovviamente te li ritorno …”” (fonte Il Mattino, ed. 25.01.24); non so quanti ricordano cosa è accaduto a Salerno e provincia per i tesseramenti PD del 2011 e 2012 e per le primarie PD del 2012 e 2013 con il travaso di voti delle primarie da Pier Luigi Bersani a Matteo Renzi: prima il 97% a Bersani e dopo il 97% a Renzi, come se i voti e i votanti fossero dei fagioli da contare in una trasmissione televisiva a quiz.
- Su questa vicenda (come anche per il tesseramento PdL del 2011) arrivò con tutta la furia possibile il pm antimafia salernitano Vincenzo Montemurro sulla scorta di un pacchetto di ben 48 tessere firmate dall’allora segretario Pier Luigi Bersani (tessere in bianco ma risultate intestate a fantomatici personaggi – forse deceduti – appartenenti alla sezione di un paese del Vallo di Diano; tessere distribuita dal centro operativo di Sant’Arsenio), consegnate da una mano anonima ad un giornalista salernitano il quale, fiutato il possibile scandalo, dopo aver consultato senza ottenere risposta sia il cdx che il csx consegnò, accompagnato dal suo avvocato, il pacchetto di tessere direttamente nelle mani del pm Montemurro che subito si mosse come un elefante in una cristalleria seminando il panico ovunque. Nel PD accadde il finimondo, un deputato di Nocera Inferiore e una senatrice della Valle del Sele occuparono la sede provinciale del PD di Via Manzo a Salerno per protesta contro i brogli del tesseramento. Nel frattempo, sempre quella mano anonimo ima, consegnò al giornalista salernitano uno scatolone pieno di certificati di voto per le primarie utilizzati probabilmente in maniera scorretta per assegnare la vittoria; scatoline proveniente sempre dallo stesso paese del Vallo. A quel punto il pm Montemurro fece il salto di qualità e con i suoi uomini piombò nella sede nazionale del PD a Roma per perquisizioni e interrogatori vari. Non riuscì ad interrogare Bersani perché proprio in quei giorni venne sottoposto ad un delicato intervento chirurgico al cervello. Era l’inizio del gennaio 2014 ed erano passati pochi mesi dal settembre 2013, mese in cui il giornalista aveva consegnato alla procura il primo pacchetto di tessere. Qualche settimana dopo il blitz romano di Montemurro entrò in gioco, grazie all’azione di forza dei due parlamentari, anche l’agro nocerino-sarnese con la consegna di tessere in bianco per altri filoni di inchiesta finiti nella mani di altri pubblici ministeri che scoprirono altarini che definire inquietanti è molto riduttivo.
Poi come d’incanto “Passata è la tempesta – odo gli augelli far festa e la gallina, tornata in su la via, che ripete il suo verso”; anche se almeno il faldone di Montemurro dovrebbe essere ancora sotto indagini.
Alla prossima.