Aldo Bianchini
SALERNO – Ancora la politica non è donna, pur essendo un sostantivo femminile, e già il cruento bagliore del “profumo di corruzione” si ingigantisce sempre di più.
Sembra un sciocchezza ma se ci si ferma un momento a ragionare si capisce che il problema esiste e diventa sempre più grande e praticato dalle politicanti in gonnella che ad un superficiale esame di carattere soltanto etimologico appaiono molte più ben preparate ed agguerrite dei maschietti.
L’ultimo caso, ma soltanto in ordine di data, di corruzione giunto almeno a sentenza di primo grado emanata dal tribunale di Roma il 9 gennaio scorso è quello contro una ex dirigente del Ministero dell’Istruzione e del Merito (fonte Il Mattino) sottoposta ad una gogna mediatico-giudiziaria che l’ha spinta fino al tentativo di suicidio nell’aprile 2021:
IL PROCESSO
ROMA – Il giro di tangenti ricostruito dalla Procura supera i tre milioni di euro e, secondo l’accusa, sarebbero consistito in favori, ma anche in denaro per togliersi piccoli sfizi e per garantirsi veri e propri lussi. In cambio, Giovanna Boda, ex capo del Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali del ministero dell’Istruzione, avrebbe favorito l’imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco e le aziende da lui gestite nell’aggiudicazione di appalti, consentendo anche la partecipazione a riunioni riservate che si tenevano nella sede del ministero e recapitando in anticipo le bozze dei bandi. Una vicenda che ora costa alla donna una condanna a 2 anni e 2 mesi di reclusione, stabilita ieri dal gup tenendo conto di un importante sconto di pena per la scelta del rito abbreviato e per la decisione di collaborare con la Procura durante le indagini. L’ex dirigente doveva rispondere di corruzione e anche rivelazione del segreto d’ufficio. Il pubblico ministero Carlo Villani ha sottolineato che l’ex capo dipartimento del Miur era stata «offuscata dal potere», che l’ha portata ad un «delirio di onnipotenza». Condannato anche l’autista della ex dirigente, Fabio Condoleo: per lui, sempre in abbreviato, sono stati disposti 3 anni e 4 mesi. L’accusa è quella di avere fornito «indispensabile intermediazione e supporto» nel giro di corruzione, con servizi per 104.980 euro in favore della Boda e dei suoi familiari, effettuati dal 2018 al 2021, e di avere fatto da intermediario in diversi pagamenti per conto della donna. (fonte Il Mattino)
IL COMMENTO
E’ giusto ricordare che, nella fattispecie, siamo ancora alla sentenza di 1° e che per ritenere la donna colpevole bisognerà aspettare l’appello e la Cassazione.
E’ altrettanto giusto, però, chiarire una volta per tutte che dove girano i soldi si infila inevitabilmente la corruzione che non ha colorazioni politiche come nel caso della Boda che può essere di sinistra ma anche di destra o viceversa; poco importa il colore, importa invece constatare come il potere e l’onnipotenza riescano a travolgere e trascinare nel baratro chiunque; con un rischio percentuale maggiore per le donne. Tutte loro, difatti, essendo giunte in ritardo all’occupazione dei posti di potere cercano, forse, disperatamente di recuperare il tempo perduto e sentendosi più preparate ed agguerrite dei maschi rischiano di più, e così facendo potrebbero in gran numero incappare in tutte quelle tagliole che portano alla caduta verticale dei freni inibitori insiti in ognuno di noi.
E poi potrebbe esserci anche un altro fattore da valutare attentamente; la stragrande maggioranza dei “posti di potere” parla ancora al maschile e quando questa maggioranza si imbatte contro le falangi femminili (politiche e istituzionali) il maschio si tura il naso, per non sentire più il profumo di donna, e lascia scivolare le cose per il verso naturale; da qui la caduta verticale dei freni inibitori delle donne.
C’è solo da sperare che quanto raccontato (una donna che aveva di tutto e di più !!) possa essere ben studiato e tradotto in un “caso scuola” per tutte le donne in carriera, perché se perdiamo anche loro è davvero la fine.