Aldo Bianchini
SALERNO – Correva l’anno 1994 (trent’anni fa) quando, ad un convegno organizzato dalla rivista Micromega tenutosi il 27 settembre, in risposta brutale all’allora ministro per i rapporti con il Parlamento Giuliano Ferrara il PM di “mani pulite” Pier Camillo Davigo con la tipica arroganza del potere di un magistrato esclamò: “Rivolteremo l’Italia come un calzino”.
Quel momento, a mio avviso, fu l’apice del potere giudiziario che pretendeva di dettare l’agenda finanche al Governo del Paese; ma quella frase metteva, purtroppo, anche a nudo un problema che nato in quegli anni è rimasto tuttora irrisolto: la riforma della magistratura che deve restituire al potere politico quella leader schip ormai dimenticata.
Quel calzino di nome Italia non era però più rivoltabile, e questo Davigo non lo aveva capito, perché era lacerto da tutte le parti con buchi enormi, al punto tale da non potere essere nemmeno rattoppato. Bisognava buttarlo e sostituirlo con uno nuovo.
Ma da quel momento nessun Governo democraticamente eletto (e ce ne sono stati diversi) è stato in grado di acquistare un nuovo calzino, di nome Giustizia, e presentarlo i cittadini di questo Paese o Nazione (come dice la Meloni) che aspettano l’agognata riforma da quel benedetto giorno del convegno del 27 settembre 1994.
E invece i Governi, il Parlamento e la politica in genere cosa hanno fatto in questi anni ? Niente, se non cercare di rattoppare il “calzino giustizia” che andava, invece, buttato velocemente ed anche di nascosto per non mettere in piazza i buchi clamorosi e vergognosi.
Ed ecco, ora, arrivare un altro rattoppo come “l’abolizione del reato di abuso d’ufficio” che invece di unire tutti ha scompigliato ancora di più le forze politiche in campo, fino al punto che un o dei politici più concreti del Partito Democratico, il sindaco di Pesaro e coordinatore dei primi cittadini pd Matteo Ricci, proprio non ce l’ha fatta più ed ha esclamato: “Noi sindaci pur rispettando la posizione dei parlamentari dem, non possiamo che considerare quella di oggi come una vittoria”; alludendo al “SI” della Commissione Giustizia per l’abolizione dell’abuso d’ufficio necessaria per la spinta economica.
Durerà poco il grido di vittoria perché il calzino-giustizi è talmente sfilacciato che sarà facile per i magistrati trovare il buco giusto per rimettere le cose in chiaro e costringere di nuovo la politica a rincorrere la magistratura per un nuovo rattoppo.
Non festeggi più di tanto la maggioranza meloniana e traduca subito le sue promesse in concretezza con una riforma generale seria perché l’accerchiamento dei PM d’assalto è già cominciato con Nello Donnarumma, sindaco di Palma Campania.
E’ c’è di più; in questi giorni la Questura di Catania “timorosa” ha precisto per l’ennesima volta che le immagini della giudice Iolanda Apostolico, mentre arringa le forze dell’ordine ad una manifestazione pro nave Diciotti, non sono state girate dai poliziotti ma da un telefonino privato.
Siamo veramente alla frutta se una Questura deve fare queste precisazioni, quasi come se avesse violato la privacy di una giudice intenta al suo lavoro e non invece quando prendeva parte ad una specie di guerriglia contro lo Stato.