Aldo Bianchini
SALERNO – Non c’è che dire; la storia del dr. Angelo Pasqualino Aliberti (meglio noto come Pasquale Aliberti), almeno per le vicende giudiziarie, è quasi simile a quella dell’on. Alberico Gambino (protagonista delle prima puntata di questa nuova rubrica) ma solo nei contorni mass-mediatici anche se non assolutamente sovrapponibile sul piano squisitamente giudiziario.
Nella precedente puntata su Gambino ho scritto del pm Vincenzo Montemurro e delle sue diverse inchieste, quasi tutte incentrate sulle amministrazioni di centro destra dell’agro sarnese-nocerino:
- “Sarastra – Poker – Criniera – Ghost Roads – Mastrolindo e Perseo”; con Montemurro sempre impegnatissimo protagonista e, purtroppo, sempre o quasi con gli stessi investigatori sul campo, per la costruzione di quella che probabilmente sarebbe potuta passare alla storia giudiziaria come la “Super Job Search”, ovvero la ricerca del super interesse che sta a metà strada tra camorra e politica anche a costo di urtare la suscettibilità di molti e di attirarsi addosso critiche senza precedenti.
Ma come per Gambino anche per Pasquale Aliberti è sempre un venerdì la giornata più nera della loro vita: alle prime luci della livida alba del 18 settembre 2015 un vero e proprio squadrone di uomini delle forze dell’ordine, al diretto comando del pm Vincenzo Montemurro, irrompe nelle abitazioni e nello studio medico di Aliberti, nonché nella casa comunale di Scafati; viene sequestrato di tutto e di più e la perquisizione coinvolge anche l’on. Monica Paolino (moglie di Aliberti ed all’epoca consigliere regionale di F.I.) ma anche altri personaggi del cerchio magico del sindaco di Scafati.
Dalle cronache, a mia firma, di quel tempo:
- SALERNO (20.09.2015) – Non rincorro mai le notizie da prima pagina perché l’esperienza mi ha insegnato che finiscono quasi sempre male per gli investigatori e spesso bene per gli indagati; questo i miei lettori lo sanno. Ma quello che dico è storia, non sono chiacchiere personali. Dato che non devo portare il compitino a casa di nessuno cerco di allargare il mio sguardo almeno un pò oltre il mio naso al fine di non trovarmi bagnato la mattina. L’esperienza mi dice che nessuna inchiesta giudiziaria si apre o si chiude per caso; c’è sempre una strategia occulta, insomma un qualcosa o qualcuno che tesse le trame (dentro o fuori dalla magistratura, conta poco) che fortunatamente quasi mai vanno a buon fine. Anni fa questa entità superiore, perché di entità si tratta, veniva genericamente indicata come “il grande vecchio” che storicamente non è mai stato chiaramente individuato, anche se nell’immaginario collettivo il grande vecchio era Lui, il compianto Giulio Andreotti, sempre indagato e mai condannato, depositario di tantissimi “grandi segreti italiani e internazionali”. Ma una volta c’erano anche i cosiddetti “pretori d’assalto” che puntavano, miravano, colpivano ed affondavano; una volta ogni tanto, non sempre. Ora ci sono i PM d’assalto che non hanno più le capacità dei loro antenati “pretori” e quindi cercano di fare di tutta l’erba un fascio, creano molta confusione ma raccolgono poco, anzi pochissimo; e lasciano ingiustamente sul terreno anche molti morti e feriti. Le inchieste giudiziarie, dicevo prima, non si aprono e non si chiudono mai per caso. La giornata di venerdì 18 settembre 2015 ne è la dimostrazione più plastica. Nel momento in cui la Suprema Corte di Cassazione cancellava brutalmente la richiesta di nuove misure cautelari per l’inchiesta “Criniera” in danno dell’on. Alberico Gambino (eletto come consigliere regionale di FdI nonostante fosse ancora in corso il processo “Linea d’ombra”) si apriva un altro filone inquietante di indagini a carico dell’on. Monica Paolino (consigliere regionale di FI e presidente della commissione antimafia e beni sequestrati), del marito Pasquale Aliberti (sindaco di Scafati e proconsole di FI nell’agro sarnese-nocerino), di Nello Aliberti (fratello di Pasquale e amministratore unico della Max Service), di Giovanni Cozzolino (braccio destro di Aliberti sindaco) e di Immacolata Di Saia (mitica, efficientissima e imperturbabile segretaria comunale, aversana, amica di Nicola Cosentino e, quindi, da ritenere la classica ciliegina sulla torta dell’inchiesta contro Aliberti). Inutile elencare la sfilza delle accuse, tutte per il momento generiche. Un quadro di tutto rispetto, non c’è che dire; un quadro anche apparentemente credibile in considerazione del modo con cui tutti gli attori in campo sono soliti porsi all’attenzione pubblica: chi veste bene, chi è antipatico a pelle, chi è bella, chi è misteriosa; ma le apparenze non possono e non devono far nascere e crescere inchieste che non hanno alcun fondamento; quasi come se il pescatore buttasse più ami e la rete contemporaneamente con la segreta speranza di prendere a strascico almeno qualche pesciolino.
Ma se per il pescatore finisce, quasi sempre, che passa dal pescivendolo prima di ritirarsi a casa, per il PM d’assalto la vicenda si dipana tra richieste di provvedimenti cautelari, ricorsi, riesami, cassazione, per poi ricominciare tutto d’accapo. Come quasi certamente ricomincerà d’accapo la vicenda Criniera/Gambino con nuove pseudo prove del PM e nuovi ricorsi d’appello. Per tutta questa serie di motivi ho capito che ogni volta che nasce un’inchiesta giudiziaria basta mettersi dalla parte degli indagati per risultare, alla fine, vincenti. Questo atteggiamento, questo voler difendere a tutti i costi lo stato di diritto ovviamente non paga in termini di lettori e/o di ascolto e vendite; ma questo aspetto a me interessa davvero poco, preferisco andare contro corrente, prediligo la difesa della presunta innocenza dell’indagato fino a sentenza passata in giudicato. Soprattutto, poi, quando le inchieste giudiziarie vengono fatte sempre contro il centro destra e sempre dagli stessi inquirenti e la mia domanda di fondo è sempre la stessa: “Possibile che tutti i politici di centro destra siano così imbecilli o così malfattori e quelli di centro sinistra siano tutti, dico tutti, angioletti che si muovono nel limbo del paradiso terrestre mentre navigano in un mare di denaro pubblico ?”. Sicuramente c’è qualcosa che non va in questo assioma e “Mafia Capitale” lo dovrebbe insegnare a tutti i PM d’assalto, ivi compreso il sempre unico e bravissimo Vincenzo Montemurro (della DDA di Salerno) che ha indagato tutti i poveri cristi del centro destra, soprattutto l’ala ciriellina, arrestandone molti e ricavando davvero pochissimo sul piano processuale che è poi, fortunatamente, il banco di prova di ogni inchiesta. Non mi interessa se Gambino, Paolino, i due Aliberti, Cozzolino e la Di Saia siano innocenti o colpevoli, mi interessa capire la genesi di tutte le inchieste contro il centro destra per confrontarle (questo è anche uno dei doveri di un giornalista) con quelle che anche lo stesso Montemurro ha aperto contro il centro sinistra. Come quella per il tesseramento 2012 del PD (e delle successive primarie) che ancora langue nei cassetti della Procura Antimafia di Salerno e che dopo i primi bagliori allarmanti è scivolata nel silenzio assoluto.
Ecco da cittadino, prima ancora che da giornalista, vorrei avere qualche notizia in merito perché è anche giusto e doveroso che le Procure illuminino la pubblica opinione. Sull’inchiesta “Camorra spa” a carico degli scafatesi vorrei solo sottolineare la presenza della segretaria incredibilmente onnipresente in tantissime inchieste, quasi come una ciliegina sulla torta, e mai credibilmente mirata ed affondata; la Di Saia, difatti, è tuttora “Immacolata”. Ora tutti, soprattutto Maria Rosaria Capacchione (una giornalista unta dal signore e promossa in parlamento), a chiedere la testa di Monica Paolino; bene ha fatto il governatore Vincenzo De Luca a calare un sipario di silenzio (non fragoroso ma opportuno) sulla vicenda; Lui sa benissimo come nascono e come finiscono queste vicende giudiziarie e soprattutto sa bene che se si fosse dimesso qualche mese fa sotto l’incalzare del PM d’assalto Roberto Penna non sarebbe, oggi, il governatore della Campania.
Un po’ complicato il quadro sopra esposto, d’accordo, ma così è l’evidenza storica di quei fatti che all’epoca nessuno volle capire; con l’aggiunta di un piccolo grande particolare.
Pasquale Aliberti era ed è anche giornalista, soprattutto televisivo, e il suo personaggio nasce e cresce tra le pieghe di una tv locale con la produzione di centinaia di inchieste e interviste tutte basate sul rispetto della legalità che il giovane medico Aliberti ritiene di doverla sbandierare a tutti i costi, anche facendosi imperterriti nemici tra i clan malavitosi scafatesi. Poi arriva fatalmente la grande passione per la politica e ritenendosi ormai al di sopra del livello di sicurezza proprio per la sua attività giornalistica si lancia, anche dal palazzo di città, in una battaglia contro tutto quello che gli appare in odore di malaffare.
La prima consiliatura, tra alti e bassi che in politica non mancano mai, va piuttosto bene anche se qualcosa comincia a squamarsi; Aliberti se ne accorge e prepara nuove e più robuste alleanze (almeno così crede lui !!) per affrontare e vincere la sfida per il sindacato bis. E vince e con la vittoria aumenta a dismisura il suo potere politico-amministrativo nell’agro ma anche in senno al suo partito, Forza Italia, in cui si è schierato (sbagliando alla grande) con “Mara Carfagna”, colei che ha spaccato il centro destra del famoso PdL berlusconiano favorendo la nascita delle due anime separate di Forza Italia e Fratelli d’Italia con la conseguente tempestosa inchiesta giudiziaria (sempre condotta da Vincenzo Montemurro) sul tesseramento di FdI 2012-2013 con la testimonianza schock della stessa Carfagna nelle mani del pubblico ministero.
Presto, però, quella che appariva una solida alleanza di interessi pro comunità scafatese si sfilaccia definitivamente e Aliberti capisce per tempo che qualcosa di grosso sta per accadere; ed allora fa ricorso nuovamente alle sua capacità professionali di giornalista e scrive il libro “Passione e Tradimenti – Quando la politica ti scorre nelle vene” che viene presentato alla stampa nel dicembre 2014, esattamente nove mesi prima degli accadimenti giudiziari catastrofici del 18 settembre 2015.
Nel libro con una lucidità impressionante il sindaco Aliberti descrive tutto ciò che è stato il suo passato politico ed anche ciò che da un momento all’altro potrebbe accadere nei mesi successivi; lo stesso libro Aliberti lo porterà al pm Montemurro quando qualche giorno dopo il blitz si presenta nell’ufficio salernitano del pm antimafia per avvalorare l’ipotesi del complotto ai suoi danni e per dire: “Non ho nulla da nascondere”.
Il Pm, purtroppo, non crede né alle storie contenute nel libro e neppure vede di buon occhio quell’atto volontario, quasi da sottomissione, di voler rendere dichiarazioni spontanee.
Su Aliberti pesa un macigno di accuse da far rabbrividire anche il più ottimista dei sostenitori dello stato di diritto di chiunque; un macigno tale da far pensare a l perché già in quel momento il pm non ha chiesto gli arresti in carcere sia per Aliberti che per gli altri indagati. Prudenza o reale mancanza della prova decisiva ? Lo sapremo, forse, dopo la sentenza di 1° che dovrebbe arrivare da qui a qualche settimana.
E dopo anni di persecuzione giudiziaria (con Aliberti si è arrivati anche al punto di impedirgli l’utilizzo dei social) si apre il 2023 che sarà, almeno per il momento, l’anno della grande riscossa morale, personale, familiare, politica e pubblica per il rinato, anche nel fisico e nell’immagine, Pasquale Aliberti che sbaraglia i suoi avversari (alcuni lo avevano tradito ?) e vince alla grande le elezioni amministrative di Scafati ritornando a sedersi sulla poltrona di primo cittadino; non solo, appena pochi giorni fa, il 20 dicembre 23 viene anche eletto a sorpresa “consigliere provinciale” in un anomala Forza Italia che di certo non lo ha seriamente aiutato sia come candidato sindaco che come candidato consigliere.
Poteri continuare a scrivere ancora centinaia di pagine su Pasquale Aliberti; mi fermo per rispondere alla domanda contenuta nel titolo: “Per quanto mi riguarda Aliberti, come immagine pubblica e come testardaggine personale, è paragonabile sicuramente ad un novello Napoleone del 21° secolo con una segreta speranza, che per Lui non ci sarà nessuna Waterloo”
Ma questo lo sapremo con certezza, come già detto, fra qualche settimana.