dal prof. Nicola Femminella (storico-scrittore)
In occasione delle festività natalizie, a Sapri nel “Palazzo del buon pastore”, è stata allestita una mostra di pittura e scultura che merita di essere visitata da chi è predisposto a coltivare il bello nel proprio vissuto quotidiano. Porta il titolo “Il fascino delle sacre scritture” e resterà aperta dal 9 dicembre al 15 gennaio dell’anno nuovo. L’evento è diventato, nella cittadina resa nota anche dall’eroe risorgimentale Carlo Pisacane, un appuntamento inserito tra le iniziative predisposte dall’Amministrazione Comunale per la celebrazione delle feste di Natale e Capodanno. È curato dal Senatore Francesco Castiello, amante dell’arte, coadiuvato dal consigliere comunale Franco Di Donato, ai quali si è unito per questa edizione il celebre pittore salernitano Stefano Trapanese, le cui opere pregne di profonda religiosità si ammirano nelle chiese di Montana Antilia, Laurito e nella cattedrale di Vallo della Lucania. L’iniziativa ha riscosso un notevole successo di pubblico nella comunità locale e ha meritato l’apprezzamento da parte di un gran numero di visitatori che, proprietari di una casa per le vacanze nel golfo di Sapri o allocati nei suoi alberghi, hanno deciso di trascorrere il Natale nei borghi accattivanti della costa cilentana. Fra l’altro in questi giorni la località è resa seducente da una temperatura mite con il sole che invita a sostare sulla spiaggia o sul bel lungomare del borgo costiero. Nelle sale della pregevole dimora sono esposte opere di rilevante pregio artistico e storico del Domenichino, Paolo de Matteis, di Jacob Jordaens, Guido Reni, Pacecco De Rosa, del Guercino, di Francesco De Mura, Carlo Maratta, Sebastiano Conca, Giacinto Diano, che fanno corona a un quadro, di piccole dimensioni, ma di gran valore del “Perugino”, di cui si celebra il cinquecentenario anniversario della morte, pilastro della pittura umbra definito da Agostino Chigi: “il meglio maestro d’Italia”. Uguale pregio mostrano le altre opere esposte di pittori di scuola fiamminga e di scuola caravaggesca, così come le graziose sculture di scuola francese dell’800. La rassegna accresce il suo richiamo con i dodici quadri (rappresentano i 12 apostoli) e una tela dell’artista Stefano Trapanese, affermatosi da tempo nel firmamento della pittura nazionale. Con lui e la gentile consorte ho trascorso una serata piacevole a parlare dell’importanza della cultura e della bellezza, ai fini della crescita delle comunità distanti dai musei e dagli avvenimenti culturali delle grandi città.
E su questo punto intendo esporre una riflessione che mi sembra doverosa e opportuna.
1) Doverosa perché rende merito al senatore Castiello, ai collaboratori e all’amministrazione comunale per aver deciso e organizzato anche per quest’anno una iniziativa difficile da concertare in una città minore e con limitati mezzi finanziari disponibili. Non capita spesso che i politici rivolgano la propria attenzione e il proprio impegno verso l’arte, per diffondere ed elevare il tasso culturale nei bacini elettorali di periferia. Certamente il Senatore sente il richiamo dell’arte per inclinazione personale, ma prodigarsi per estendere questa sua passione agli elettori che lo hanno nominato Senatore della Repubblica Italiana è un fatto di notevole spessore socio-culturale, da condividere e da elogiare indiscutibilmente. Contribuire a dilatare gli spazi vitali della dimensione spirituale delle comunità significa possedere sensibilità per il prossimo e spirito di servizio per renderlo migliore.
2) La riflessione è opportuna per il periodo particolare che stiamo attraversando, nel quale l’animo umano sembra essere preda, in moltissimi casi, dell’ira senza freno o della patologia nascosta, che sovente sfociano in manifestazioni violente e incontenibili, fino all’estremo limite dell’omicidio. Il femminicidio imperversa inarrestabile e sembra non valere l’inasprimento delle pene. Per spiegare il fenomeno in costante crescita, si consumano fiumi di parole. Dibattiti estenuanti si diffondono nell’aere, infestandolo di spiegazioni sofisticate e dichiarazioni assertive, tratte dalle discipline che tentano di spiegare le azioni nefaste in cui talvolta cade e si consuma la ferocia dell’essere umano. Si invoca una scuola più formativa che educhi all’interazione, all’inclusione e al rispetto dell’altro. Si denuncia il fallimento della famiglia e delle altre agenzie formative, le cui mansioni ormai si mostrano debilitate e prive dell’energia sufficiente. Si sottolinea la funzione spesso deviante dei mezzi di comunicazione con le accuse ai blog e ai web di seminare confusione e provocare turbamenti, addensando in molti di noi ombre nocive. Sotto accusa l’immancabile cellulare, sempre più pervasivo e influente sulla psiche di bambini, giovani e adulti.
Sempre meno, invece, compare forte l’accento sul ricorso catartico della bellezza che si trova in ogni forma delle arti, nella natura, nei nostri atti e comportamenti con i quali si crea “gentilezza” per manifestare il nostro essere nel mondo in comunione con il prossimo. Ecco, la visita ad una mostra, nel silenzio espositivo delle opere d’arte, nel cogliere i molteplici messaggi e il valore estetico e comunicativo espresso dall’artista, può rivelarsi l’antidoto a rendere più nitida la nostra anima e a indirizzarla verso l’armonia con i nostri simili. Può diradare le onde oscure che vagano nella mente e far apparire il rispetto e la giusta considerazione per “l’altro” con il quale ci troviamo a interagire. Forse educare al bello è la soluzione più giusta per affrontare i cupi e inspiegabili atti di ferocia umana che inducono le folle alla preghiera accorata, quando accorrono in massa nelle chiese per il saluto angoscioso all’ennesima vittima. Sono tante che senza colpa alcuna spesso vedono stroncata la propria esistenza dal gesto estremo del coniuge o del padre. Non previsto, sovente comminato da chi appariva ai vicini di casa una brava e mite persona ma col disagio e la brutalità nascosti tra le pieghe della mente.