Aldo Bianchini
SALERNO – Ogni anno ci sono dei personaggi ed anche dei fatti che si distinguono più degli altri e si ricordano più degli altri; ne ho scelto qualcuno per mettere in piedi una piccola carrellata di personaggi e di fatti che, a mio sindacabile giudizio, hanno avuto più presa sull’immaginario collettivo della gente comune e non.
Comincio con Alberico Gambino di Pagani; sul personaggio e sulla sua vicenda giudiziaria ho scritto circa 200 articoli di fondo.
“Gambino: colpevole o innocente ?” questo il titolo del mio primo articolo, datato 8 luglio 2011, dedicato alla complessa vicenda giudiziaria che ha travolto, ma non seppellito, un uomo e un personaggio come “Alberico Gambino”, già sindaco di Pagani più volte (l’ultima volta fu votato a furor di popolo dopo la scarcerazione e scippato al suo ruolo naturale di primo cittadino da una magistratura e da una legge sempre più insidiose).
Ma quel titolo fu scritto, è giuso ricordare, ben sette giorni prima del clamoroso arresto in carcere del 15 luglio 2011, fu scritto cioè in relazione d una sciocca vicenda legata al presunto cattivo utilizzo del “bancomat” del Comune di Pagani per alcune spese istituzionali (tra cui una cena con i dipendenti comunali); una vicenda che aveva spianato la strada alla magistratura per entrare nelle “segrete stanze gambiniane” aveva subito i primi due gradi di giudizio quando arrivò il “campanello d’allarme” che né lui né il suo entourage vollero cogliere e capire. Come spesso accade i politici vengono presi e travolti da quel senso di “arrogante impunità” che dà fastidio a chiunque. E Gambino aveva tutte le caratteristiche somatiche, fisiche e caratteriali per esserlo (bell’uomo, intelligente, abbastanza colto, sempre ben vestito, elegante, ben voluto dalla la gente in genere e dagli elettori in particolare, disponibile con tutti, m mai assolutamente arrogante in quanto sprizzava umiltà da tutte le parti); eppure tra i tanti investigatori che si sino accaniti contro di lui c’era qualcuno a cui Alberico non andava proprio giù; e via con le inchieste, tanto la giustizia nel nostro Pese è amministrata anche sulla base di sentimenti e risentimenti personali.
Il campanello era di una semplicità unica in quanto alcuni investigatori locali, uniti a quelli che si muovevano intorno al pm Vincenzo Montemurro, erano convinti non solo dell’utilizzo fraudolento del bancomat ma anche, se non soprattutto, che lo stesso Gambino fosse ai vertici di una organizzazione politico-mafiosa dominante sull’intero territorio paganese che in fatto di tristi vicende malavitose davvero non ha lasciato niente al caso, almeno nel recente passato.
Difatti, da tempo, si andava sussurrando dell’esistenza di una famigerata “Linea d’ombra” (da qui la denominazione del faldone processuale) che riusciva a dominare non solo Pagani ma anche buona parte del territorio nocerino-sarnese in combutta con altri clan; la conferma è venuta negli anni successivi quando proprio sul sistema di accusa contro Gambino sono maturate anche altre inchieste paurose che come tanti tasselli componevano un credibile puzzle agli occhi distratti di chi doveva e deve osservare: “Sarastra – Poker – Criniera – ed anche Ghost Roads – Mastrolindo e Perseo”; non riusciremo, almeno io, mai a capire l’azione sistematicamente ed apparentemente coraggiosa ed intelligente della pubblica accusa in genere e di un PM come Vincenzo Montemurro in particolare che, a mio sindacabile avviso, ha costruito quella che probabilmente passerà alla storia giudiziaria come la “Super Job Search”, ovvero la ricerca del super interesse che sta a metà strada, purtroppo, tra camorra e politica anche a costo di urtare la suscettibilità di molti e di attirarsi addosso critiche senza precedenti.
Ma le inchieste di Montemurro, sopra elencate, pur nella loro autonomia e indipendenza erano minate alla base dalla smania di potere che spesso caratterizza non soltanto la classe politica ma anche, purtroppo, molti investigatori locali che del loro territorio vorrebbero farne un proprio giardino con l’erba alta e sempre più verde.
E’ il caso, però, di ritornare rapidamente all’8 luglio 2011 per ripetere che da questo giornale scrissi precisamente:
- “La domanda se Gambino è colpevole o innocente è, a mio avviso, non solo corretta ma anche necessaria sul piano giornalistico dopo la clamorosa sentenza della Suprema Corte che “rinvia” alla Corte di Appello di Napoli la decisione nel merito. Difatti la Cassazione, lo dice anche la sua denominazione, “cassa” cioè cancella e non entra nel merito. Ci dovrà entrare la Corte di Appello di Napoli per decidere se il “cavillo giuridico” improvvisamente scoperto può o meno riformare nella sostanza la sentenza della Corte di Appello di Salerno. Che cosa è accaduto in realtà. E’ accaduto che la Corte d’Appello di Salerno si era intestardita a percorrere le strade della “non istituzionalità” delle spese (circa 23mila euro spesi da Gambino con la carta di credito del Comune di Pagani, spese giustificate anni dopo) e della “giustificazione coeva” delle stesse spese, principio basato più sulla logica e sulla ovvietà che su cardini indiscutibili di diritto”. E’ vero che la giustifica fu presentata anni dopo; ma la difesa di Gambino aveva accertato che per ogni singola spesa il sindaco aveva correttamente e nei tempi previsti tutte le “pezze di appoggio” delle spese stesse. Ed lla fine fu assolto con formula piena.
Ma mentre mi ponevo, all’epoca, queste ed accadevano questi fatti ecco irrompere sulla scena già compromessa l’arresto in carcere di Alberico Gambino; era l’alba livida del 15 luglio 2011 quando la notizia dei clamorosi arresti (Gambino ed altri) venne diffusa con un comunicato stampa ufficiale da parte dei Carabinieri che definire anomalo è poco:
- Un patto criminale, un accordo tra contraenti di pari livello senza un soggetto dominante finalizzato allo scambio elettorale politico-mafioso ma con interessi evidenti su tutta la vita pubblica del Comune di Pagani e su quelli limitrofi, è quello che i carabinieri del Comando Provinciale di Salerno agli ordini del Colonnello De Marco, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ritengono di aver spezzato. In mattinata i militari della Tenenza di Pagani guidati dal Tenente Marco Beraldo, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Salerno Gaetano Sgroia nei confronti di Alberico Gambino, ex sindaco di Pagani ed attualmente consigliere regionale, e di altre sei persone. In manette sono finiti anche Giuseppe Santilli consigliere comunale del Pdl, l’architetto Giovanni De Palma capo settore urbanistica del Comune di Pagani, Raffaele Trapani, imprenditore e presidente della Paganese Calcio, Francesco Marrazzo, imprenditore e vicepresidente della Paganese, Michele Petrosino D’Auria, dirigente del consorzio del Bacino Salerno 1, e suo fratello Antonio, ufficialmente nullafacente e genero del boss Tommaso Fezza.
Un comunicato stampa che non aveva niente di attinente alla realtà dei fatti, piuttosto sembrava, almeno per me, già un dispositivo di sentenza della Suprema Corte di Cassazione e decisamente inappellabile. Ovviamente quel comunicato fu oro colato per la stampa locale che si lanciò a spada tratta con una campagna mediatica senza precedenti per spalleggiare la pubblica accusa e infliggere vigliacche bastonate ai soggetti finiti dietro le sbarre. In perfetta solitudine riproposi la domanda che aveva già lanciato qualche giorno prima “Gambino, colpevole o innocente ?” e con questa domanda mi schierai decisamente a sostegno dell’innocenza di Gambino e di Giuseppe Santilli che conoscevo e conosco da oltre cinquant’anni e sulla cui assoluta innocenza non avevo alcun dubbio.
Nel comunicato appare il nome del GIP Gaetano Sgroia che, guarda caso, per anni lavorò a stretto contatto con Montemurro nelle altre inchieste giudiziarie sopra elencate emanando ordinanze che sembravano le fotocopie delle richieste degli arresti e/o delle relazioni rese da parte della Commissione Prefettizia di Accesso per i provvedimenti di sospensione dei sindaci.
Per andare avanti è necessario anche ricordare che in quel momento storico Gambino è uno degli uomini più importanti e potenti del centro destra ed è quello più vicino a Edmondo Cirielli dopo la clamorosa scissione del PdL e da Mara Crfagna; ed è Cirielli il primo vero ed autentico difensore di Alberico Gambino ad avere il coraggio di entrare sulla scena e pubblicamente dichiarare:
- “Conosco da quindici anni Alberico Gambino e da due lo frequento assiduamente. Proprio per questo, non posso credere che sia a capo di un’organizzazione criminale e, perciò, credo nella sua onestà. Tuttavia da uomo delle Istituzioni ho grande rispetto e fiducia nell’azione complessiva della Magistratura che deve operare sempre nella massima serenità, così come sono convinto della professionalità delle Forze dell’Ordine che nel caso specifico sono anche Carabinieri. Il procedimento giudiziario avrà i suoi tempi e le sue fasi, durante le quali Alberico Gambino sarà garantito dalla legge con ampia possibilità di difesa. Sono anche convinto che, alla fine, tutta la vicenda sarà ridimensionata. La camorra come ritorsione non ti crea problemi amministrativi o non ti raccoglie i rifiuti, così agiscono i ladri di polli e i prepotenti. E sarà proprio la magistratura a fare chiarezza come è giusto che sia. Non posso dare adito a chi nel mio partito vuole adombrare teorie complottistiche. Di certo, né la Magistratura né le Forze dell’Ordine ordiscono complotti, ma si limitano a valutare i fatti, raccogliere prove e dichiarazioni su quanto accade”.
E Cirielli lo dichiara mentre tutta la stampa grida contro i carcerati e applaude a scena aperta l’azione della Procura e degli investigatori locali:
- “Gambino era un uomo del gruppo della Lamia” (Il Mattino) — “I pentiti incastrano Gambino: <50 euro a voto>” (Roma-Cronaca) — “Un clan guidato da Gambino” (La Città) — “Palazzo Criscuolo, Gambino: ne rispondo io” (Il Mattino) — “Ecco perché Gambino agiva come un boss” (Metropolis) — I clan appoggiavano Gambino” (La Città) — “Gambino, le accuse dei Greco e di Principale” (Metropolis).
Senza dimenticare che Cirielli, allora già deputato, fu illegalmente seguito, spiato e fotografato sulla sua motocicletta fermo davanti alla casa di Maiori dove Gambino era stato posto ai domiciliari e sbandierato sulla stampa come un becero crimine; anche in quel caso, da solo, difesi l’autonomia del parlamentare e l’innocenza dell’imputato.
Ed io sempre da solo e dall’altra parte della barricata, forse anche in qualche caso beffeggiato; eccezion fatta per il pm Vincenzo Montemurro che rispettò e rispetta sempre la mia autonomia e libertà di pensiero, anche quando lo paragonai a Fausto Coppi come un uomo solo al comando che ebbe però bisogno della borraccia di Gino Bartali (alias Gambino) per vincere il suo tour lasciando al rivale la grande tappa alpina. E per stigmatizzare gli atteggiamenti, quasi anormali, dei due un giorno si sono stretti anche la mano nell’aula di Nocera Inferiore in un gesto di reciproco rispetto che la storia voleva assegnare soltanto a Giulio Andreotti ed a Gian Carlo Caselli.
Tra le tante riflessioni ne scelgo una a caso: La mattina del 5 marzo 2012 nel corso dell’udienza dibattimentale (durante la quale venne fuori l’accusa di “subornazione” a carico della segretaria comunale dott.ssa Ivana Perongini e della portavoce di Gambino dott.ssa Anna Rosa Sessa) si avvicinò al banco, dove eravamo seduti io e la direttrice editoriale di questo giornale dott.ssa Maddalena Mascolo, una collega giornalista molto quotata e con tanti anni di servizio sulle spalle per dirci: “Avete visto che avevo ragione io quando all’inizio di questo processo vi ho detto che eravate completamente fuori strada, qui adesso arrestano tutti, altro che innocenti, Gambino – Santilli e soci sono criminali”. Non replicai, anche perché sapevo che quella collega (come tante altre giornaliste) era costretta ogni mattina a sostare dinanzi alla stanza del pm Montemurro, al terzo piano del Tribunale di Salerno, per attingere notizie.
E dopo tante assoluzioni è arrivata, finalmente, qualche settimana fa (dopo circa tredici anni !!) quella definitiva che consentirà a Gambino anche una dolorosa, e mai appagante, azione di risarcimento per tutto quello che ha dovuto subire come quella lapidazione della chiusura in cella di sicurezza mentre attraverso le sbarre guardava tutti noi comodamente seduti nell’aula bunker nocerina. Una scena vergognosa che non dimenticherò mai.
Ho scritto centinaia di articoli su Gambino e spesso mi sono avvalso della consulenza spontanea e gratuita della dott.ssa Ivana Perongini (imperterrita sostenitrice dell’innocenza di Gambino anche attraverso quell’accusa di subornazione) per il suo ruolo di “segretaria generale” del Comune di Pagni e del noto avvocato penalista Giovanni Falci che ringrazio ora per allora. Mi ero ripromesso di pubblicare anche un libro sulla drammatica vicenda; ma tra me, Gambino e Santilli non si sono create ancora le condizioni per farlo. Ora più che mai sarebbe di grande attualità.
Non posso comunque chiudere questo lungo approfondimento senza svelarvi che nei giorni scorsi sono rimasto basito da quanto scritto sul giornale e detto in tv da quella collega giornalista di cui prima: “La giustizia ha dato finalmente e definitivamente ragione ad un uomo innocente, lo sapevamo tutti fin dal primo momento”. Meglio rimanere in silenzio, anche perché spesso queste persone sono comunque bene accette da chi dopo tante traversie viene fuori dal tritacarne giudiziario: e non mi meraviglierei affatto se i principali imputati di quel processo la gratificassero per queste ultime poche parole.
Mi auguro fermamente che Gambino e Santilli (che, tra l’altro, è già stato risarcito) riescano a rimanere lontani da simili nefaste tentazioni; soprattutto perché ora, almeno per Gambino, si tanno spalancando le dorate porte del “Parlamento Europeo”.