Riceviamo da Alfonso Malangone (Ali per l Città)
e pubblichiamo l’articolo scritto anche per altri giornali online
SALERNO – La sollecitazione fu davvero singolare ma, di certo, molto invitante. Perché, fare soldi, come gestire il potere, costituiscono obiettivi in grado di ingolosire chiunque dovesse essere nelle condizioni di realizzarli. Del resto, l’esortazione venne accompagnata da idonei provvedimenti amministrativi, a partire dal piano urbanistico, volti a rendere possibile l’arricchimento promesso. Così, c’è stato chi, forse, c’è riuscito. Bisogna riconoscere, in ogni caso, che il risultato non sarebbe stato raggiunto se l’aspirante non avesse avuto capacità imprenditoriale, risorse finanziarie e dotazioni tecniche adeguate ad opere di particolare complessità. Cioè, chi si è arricchito aveva le giuste qualità. Come si dice: “onore al merito”.
In presenza di investimenti importanti avviati da imprenditori ‘super’, ai cittadini non è rimasto che stare a guardare, assistendo in particolare alla progressiva occupazione delle residue aree verdi, delle colline, della spiaggia e del mare. Peraltro, le opere neppure potevano essere di loro interesse, giacché chiaramente destinate a potenziali clienti almeno ‘super’, cioè a quelli in grado di acquistare prodotti e servizi di qualità alta o, addirittura, altissima. Poi, magari, i compratori non sono stati solo i residenti, e qualcuno può pure essere venuto da fuori, ma è sicuro che a far arricchire gli investitori sono state controparti con posizione sociale adeguata alle caratteristiche dei beni realizzati. Per i cittadini ‘non super’, nulla è cambiato. Anzi, si può ben sostenere che ad essi sono state sottratte quote di mare, di spiaggia, di verde, di sole, di cielo, di cui potevano godere in quanto residenti e, quindi, comproprietari. Per questo, un principio di equità avrebbe dovuto suggerire interventi compensativi da porre in essere, da parte del Comune, con l’utilizzo delle risorse versate dagli imprenditori a fronte delle concessioni o autorizzazioni rilasciate. Del resto, è la Legge a disporre che gli introiti della specie siano destinati alla realizzazione e alla manutenzione ordinaria e straordinaria di opere di urbanizzazione, al recupero di edifici degradati nei centri storici/periferie, al riuso e demolizione di costruzioni abusive, all’acquisizione e alla realizzazione di aree verdi, alla tutela e riqualificazione dell’ambiente e del paesaggio. E, ad altro ancora, purché con finalità pubbliche. Purtroppo, il mostruoso Disavanzo di Bilancio di € 170 milioni, che tutto ha assorbito e tutto assorbe, non sembra abbia consentito risultati concreti. E, allora, forse sarebbe opportuna una presa di coscienza da parte di chi avesse tratto vantaggio dall’invito e fosse riconosciuto alla Comunità quel tanto sufficiente a sostenere progetti oggi irrealizzabili. Non è difficile individuarli, nel concreto. Tuttavia, se proprio dovesse essere necessario un suggerimento, se ne possono indicare subito almeno quattro. Degli altri, si potrà parlare in seguito. E, quindi;
1 – Archi di via Arce. Il ‘monumenti-simbolo’ della Città risale al IX Secolo ed è avvolto nella leggenda di Barliario. Il progetto per il restauro è stato inserito nel programma ‘Art Bonus’ del Ministero della Cultura che riconosce un Credito di Imposta del 65% sulle erogazioni liberali fatte dai privati. Ad oggi, dopo almeno 4 anni, sono stati raccolti solo € 5.235 rispetto alla spesa preventivata di € 630.000. Magari, aggiungendo anche il recupero delle Mura Arechiane, infrattate tra i palazzi di via G. da Ravenna, la spesa potrebbe arrivare a € 8/900.000 che, al netto del credito di imposta, si ridurrebbe a circa € 250.000. Mica tanto;
2 – Chiesa di Sant’Anna al Porto. La piccola struttura, posta di fianco al Teatro Verdi, risale al XIII secolo e fu annessa al Convento dei Carmelitani di Santa Teresa nel 1.600 sotto il nome di Santa Maria di Porto Salvo. In essa, sono presenti cinque tele del maestro D’Agostino e statue di diversa fattura. Oggi, la struttura si presenta fortemente colpita dall’ingiuria del tempo. E’ necessario eliminare l’umidità ascendente, sistemare il pavimento, ripulire la cupola, restaurare i dipinti, riqualificare la facciata e gli spazi esterni. Per risanare le pareti dall’acqua, si può utilizzare un sistema brevettato del costo di circa € 35.000. Per le altre spese, operando in economia, almeno altri € 200.000. In totale, stando larghi, € 250.000. Al di sopra della Chiesa, c’è l’antico Convento, oggi di proprietà della Provincia, già sede della Caserma dei Carabinieri di Largo Pioppi. Si potrebbe trasformare in un luogo pubblico, magari accogliendo un Museo Civico e del Mare, vista la vicinanza allo scalo. C’è da dire che, sulle somme versate, è riconosciuta una detrazione fiscale variabile dal 19% al 35%;
3 – Chiesa di Santa Maria de Alimundo. La struttura, sconsacrata, risale al 950. Ha 1.300 anni! Oggi è in assoluto disfacimento. La parte superiore, di proprietà della Provincia, è stata messa in vendita con il beneplacito della Soprintendenza, sembra. Non c’è di che meravigliarsi, vista la vicenda del Monastero di Santa Maria Maddalena o Conservatorio Montevergine che, oggi, è all’attenzione della Procura della Repubblica. Per il recupero della ex Chiesa, nella quale si dice ci sia la tomba di Masuccio Salernitano, il Comune aveva ottenuto fondi del progetto europeo PICS per € 750.000. Poi, però, quest’importo è stato usato per il recupero del Parco del Mercatello, ancora in corso. Anche per questa ‘memoria’, sarebbe applicabile la detrazione fiscale;
4 – Le fontane. La Fontana Falcone e Borsellino dovrebbe far vergognare la Città nei confronti dei familiari e di tutti i visitatori. Mai memoria è stata più vilipesa. A una cinquantina di metri di distanza, la Fontana del Trincerone funziona a lati alterni. La Fondana del Tenna, in piazza Abate Conforti, ha due delfini morti, visto che non spruzzano più acqua. Nella Fontana attribuita a Vanvitelli, in Largo Campo, ci sono egualmente due delfini senza vita. Basterebbero poche migliaia di euro, per sistemarle.
L’invito ad arricchirsi si è dimostrato proficuo, per alcuni, grazie anche all’utilizzo dei beni della Comunità. Adesso, restituire qualcosa sarebbe buono e giusto, sia perché qualche investimento appare influenzato da una forte componente speculativa, sia perché non è da escludere che il Disavanzo di Bilancio sia in parte l’esito di spese pubbliche sostenute per invogliare e rafforzare l’invito.
E, quindi: “Gentili Signori, per favore, potete farvi carico del recupero di alcune ricchezze storiche e culturali investendo una piccola parte dei proventi”? Peraltro, migliorare la qualità della Città sarebbe di grande vantaggio proprio per chi ha investito in Città. Non solo. Sarebbe prova di rispetto e di riconoscenza nei confronti di tutti i cittadini,
Alfonso Malangone – Ali per la Città – 16/12/2023