da Angelo Giubileo (filosofo-avvocato-scrittore)
In viaggio per Roma, destinazione Castel Sant’Angelo, edificato quale mausoleo di Adriano. Imperatore divenuto maggiormente noto, ai più, attraverso l’opera di Marguerite Yourcenar, che ha dichiarato di averla elaborata nell’arco di circa quattro decenni. Il nostro sommo poeta avrebbe ripetuto in un tempo pari circa alla metà del cammino di nostra vita.
La Yourcenar ha sempre detto di aver ricercato e analizzato la figura di Adriano, nonché padre adottivo di Marco Aurelio, perché guida in un’epoca in cui le genti non credevano più agli dei e il cristianesimo, per volontà del nuovo imperatore romano, non ne aveva ancora preso il posto.
In questi giorni, Castel Sant’Angelo è sede della festa di Fratelli d’Italia, partito di destra storica sorto dalle ceneri del vecchio Movimento Sociale Italiano. Mutatis mutandis, possiamo considerare anche l’epoca attuale (actualitas) un’epoca di transizione, come altresì evidente, da un pensiero e un’azione globale a un pensiero e un’azione multilaterale.
Negli ultimi tre quarti di secolo, all’indomani della seconda guerra mondiale, la nuova stella polare dell’universalismo ONU ha finito per rappresentare la forma di un nuovo imperialismo, prima sotto l’egida condiscendente americana e russa e quindi in forza del tentativo, altresì fallito (!), della globalizzazione statunitense, cinese ed europea. Un tentativo, quest’ultimo, ispirato dalla teoria, che in maniera sintetica potremmo dire “clintoniana”, di una pax economica mondiale che si presumeva garantita da una circolazione continua di merci e persone, ma in modo che “gli dei sempiterni” non vi prendessero alcuna parte.
Ah, se le genti comprendessero davvero le antiche storie intessute da “i viaggi degli dei”! Quel mondo antico conosceva appieno il senso e il significato della nostra vita, il limite (!) – umano – di un’esistenza che vive appieno nelle mani dell’essere (dio e il divino) o de-stino (lo stare dell’essere e l’essere dello stare medesimo), destino che il nuovo mondo, moderno e postmoderno, vorrebbe viceversa illimitato, postumano, immortale.
Non così gli antichi, che conoscevano giustamente, e cioè secondo la propria giusta misura di sé e delle cose, ciò che dicevano immortale: la conoscenza e sapienza dell’essere, “Il Medesimo” di Platone, che, laddove venisse meno – dice Plutarco – non sarebbe altro che “tempo”.
E allora “c’è un tempo per ogni cosa”, ma il nostro, negli ultimi tre quarti di secolo, è stato un tempo in cui gli dei – infastiditi da un assordante rumore crescente degli uomini – hanno preferito piuttosto restare fermi e non tanto viaggiare. Il tempo è scorso, ma la vita si è fermata.
Sta-mane, anche da Castel Sant’Angelo, sembra proprio che il viaggio, davvero mai interrotto, quasi ricominci…
Angelo Giubileo