Aldo Bianchini
SALERNO – La storia è sempre quella: un sacerdote che va a letto con una parrocchiana ovvero una parrocchiana che fa di tutto per andare a letto con un sacerdote; ed è sempre difficile, per non dire impossibile, stabilire con certezza chi dei due ha cominciato per primo.
Ovviamente il fatto più antico del mondo si trasforma in una lunga-estenuante-insidiosa vicenda, ma anche avvincente, perché frutto di un maleficio quasi divino che vorrebbe il sacerdote immune da peccati veniali-sessuali e la parrocchiana capace di resistere alla tentazione del letto (per conquista o per cooptazione), costi quel che costi.
Ed è così che si scatena il gossip più puro e duraturo, tanto da indurre la stampa locale (come nel caso del sacerdote e della parrocchiana di Oliveto Citra) ad impegnare pagine e pagine di “sacra scrittura” per gridare prima al clamoroso scandalo e per poi cercare di stemperare il clima, calmare le acque e cercare una qualsiasi spiegazione logica ma an he irrazionale da dare in pasto alla cosiddetta “arena di belve fameliche” (tutti noi !!) nell’attesa che la vittima, o le vittime sacrificali entrino nel circo che oggi è fortunatamente soltanto mediatico anche se estremamente dannoso per i condannati sia sul piano umano che sociale.
Ed arriva anche la Chiesa (solitamente lenta e sonnacchiosa) che, pur di tranquillizzare le belve fameliche, afferra il sacerdote e lo trasforma in carnefice perché così vuole l’arena e perché soltanto attraverso queste, a dir poco esemplari, decisioni la stessa Ciesa riesce, o pensa di riuscire, ad allontanare l’ora del vero giudizio divino che, pur se annunciato da tempo immemore, tarda comunque ad arrivare.
E tutti dimentichiamo che in definitiva gabbiamo incolpato un sacerdote ed una parrocchiana (nella fattispecie soggetto protetto per altre ragioni psicologiche ?, come si intuisce dagli ottimi articoli della brava Margherita Siani – corrispondente de Il Mattino) di essere andati a letto per consumare il “delitto” più antico del mondo: un naturale (o quasi !!) e sano amplesso.
Non mi meraviglio affatto, quindi, della velocità con cui la Chiesa (un po’ come accade nello sport) sia intervenuta con cotanta solerzia; probabilmente lo ha fatto perché gli olivetani, ancora arrabbiati dal fatto che le apparizioni della Madonna del castello siano andate scemando (e con esse anche il mondo dell’economia) fino alla sparizione senza che la Chiesa abbia mai mosso un dito.
Ergo: non è possibile che nel paese dove appariva la madonna possa esserci un sacerdote reo di aver portato, almeno nell’immaginario collettivo, a letto una parrocchiana sposata e madre di figli.
Non capisco, dunque, la rapidità dell’intervento dell’arcivescovo don Andrea Bellandi contro il peccaminoso parroco, o presunto tale.
Anche perché all’interno della grande arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno c’è tanto materiale davvero peccaminoso da scoprire, denunciar e portare all’attenzione generale; mi si dirà che in definitiva i sacerdoti che si amano tra loro, che stolcherizzano i bambini, che vessano i giovani seminaristi, che danno fiato alle trombe di riti quasi satanici con ostie sconsacrate, è tutta roba normale, quasi naturale, comunque giustificabile.
Ma è la Chiesa, qualcuno dopo Papa Francesco dirà; certo, se la Chiesa non fosse così probabilmente sarebbe già scomparsa da qualche centinaia di anni; invece è ancora lì ben chiusa nel segreto del calice a dominare la scena del mondo.